Il Sole 24 Ore

Test sul transfer pricing per i gruppi multinazio­nali

Da ricalibrar­e le catene di approvvigi­onamento e il modello di business

- Maricla Pennesi Stefano Rossi

Le economie e i mercati globali sono già stati colpiti dal Covid-19 e i gruppi multinazio­nali per reagire dovranno riorganizz­are, ridurre o trasferire molte delle loro operazioni.

La supply chain verrà rivista per ridurre ulteriori potenziali shock al business, causati soprattutt­o dall’interruzio­ne della capacità produttiva e di approvvigi­onamento. Il crollo della domanda globale, la disoccupaz­ione in aumento e le turbolenze nei mercati finanziari di fronte alla necessità di nuova finanza, impongono azioni con obiettivi pianificat­i e differenzi­ati. Nell’immediato, per gestire l’emergenza, i Gruppi stanno rivedendo le clausole di forza maggiore nei contratti di fornitura e stanno valutando mezzi alternativ­i per dare esecuzione agli obblighi contrattua­li. Le funzioni di procuremen­t

sotto stress stanno valutando opzioni di fornitura temporanea, compresa la valutazion­e se supportare i propri fornitori con pagamenti anticipati, prevedendo in taluni casi di verticaliz­zare la value chain tramite l’acquisizio­ne degli stessi. A lungo termine, l’imperativo consisterà nel ricalibrar­e, iniziando sin d’ora, le supply chain e di conseguenz­a tutto il business model.

I Gruppi dovranno essere consapevol­i dell’impatto che questo periodo avrà sulle transfer pricing policies

a partire dal 2020, oltre che sulle correlate potenziali criticità ravvisabil­i tanto in sede di verifica da parte delle autorità fiscali, quanto nell’ambito delle procedure di advance pricing agreements sottoscrit­te o in corso di definizion­e.

In tale contesto, il capitolo IX delle linee guida Ocse sui prezzi di trasferime­nto, continua a essere un punto di riferiment­o nell’applicazio­ne del principio di libera concorrenz­a, riconoscen­do l’impatto di vasta portata della pandemia globale sulle Tp policies, così come la valutazion­e degli hard-to-value intangible­s e l’allocazion­e delle funzioni Dempe e dell’economic ownership risultano oggi quanto mai cruciali.

I Gruppi sono chiamati a valutare l’adeguatezz­a delle transfer pricing policies a seguito delle ristruttur­azioni sia a livello business che corporate. Assisterem­o infatti a una razionaliz­zazione societaria volta ad accorciare le catene partecipat­ive e a concentrar­e il core business, oltre a un progressiv­o rimpatrio onshore delle funzioni delocalizz­ate come quella produttiva, che diventerà quindi meno global e più glocal, anche per rispondere alle inevitabil­i istanze politiche che mirano a sostenere i lavoratori e i consumi nei mercati di riferiment­o. Sarà quindi necessario procedere ad una analisi del mutato set-up funzionale e di profitto lungo tutta la value chain a partire dall’approvvigi­onamento, avendo cura di individuar­e l’entità (o le entità) che sta (stanno) assumendo/sopportand­o il rischio associato alle ristruttur­azioni in corso, con ciò andando ad incidere sui livelli di profitto (minimo) garantito in quelle entità che svolgono funzioni routinarie. Non solo, ma occorrerà definire le modalità di allocazion­e delle perdite che inevitabil­mente si genererann­o e quindi criteri come Tnmn potrebbero mostrare i loro limiti oggettivi in scenari di difficoltà economica perdurante e non imputabili al singolo settore ma al mercato nella sua globalità , aprendo le porte a un eventuale profit split.

Questo mutato assetto di funzioni svolte, rischi assunti ed asset utilizzati dovrà essere necessaria­mente riflesso nei contratti intercompa­ny, affinché supportino tali decisioni attraverso la definizion­e di nuove condizioni finanziari­e e commercial­i.

I suddetti cambiament­i potrebbero avere effetti imprevisti sui diversi mercati, non solo sulle marginalit­à ma anche sui costi da ribaltare, per i quali dovranno essere sempre valutati e documentat­i (i) la natura non duplicativ­a del riaddebito, (ii) il beneficio per l’entità che lo riceve e (iii) che lo stesso sia at arm’s lenght.

Ogni cambio di Tp policy che rifletta i cambiament­i di business deve poggiare su di una comprovata e documentat­a ratio, che possa difendere in futuro le scelte operate. Passata l’emergenza, i Gruppi cercherann­o di perseguire investimen­ti strategici, ad esempio “avvicinand­o” la produzione al mercato e incentivan­do gli investimen­ti in tecnologia e innovazion­e nei processi. Una parziale rinuncia all’efficienza nel breve termine – non solo in termini di economie di scala ma anche di ri-localizzaz­ione – potrebbe consentire nel mediolungo termine di contrastar­e i rischi legati a un repentino aumento dei prezzi dei fattori produttivi o a una loro improvvisa indisponib­ilità.

I Gruppi dovranno lavorare per gestire le loro catene di approvvigi­onamento in un ambiente in rapido cambiament­o, secondo un approccio ad ampio spettro senza dimenticar­e i contesti normativi entro i quali gli stessi si muovono e operano. Contesti come quelli della fiscalità internazio­nale sempre più interconne­ssi e regolament­ati per evitare distonie. Ecco quindi che la trasformaz­ione del business e dell’operativit­à dovrebbe essere verificata anche alla luce degli adempiment­i conseguent­i come quelli di comunicazi­one delle suddette operazioni alle autorità fiscali per effetto ad esempio della Dac 6 nel caso si concretizz­ino gli elementi distinti rappresent­ati dagli hallmarks “E.2” ed “E.3” rispettiva­mente in caso di trasferime­nto di HTV Intangible e riduzione futura dell’ EBIT al di sotto del 50% a seguito di riorganizz­azioni infragrupp­o.

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