La Motor Valley si prepara a scavalcare la crisi da virus
Le imprese sono ripartite: alta gamma e specializzazione hanno contenuto i danni
La brusca frenata delle vendite provocata dall’epidemia di Covid 19, e dal conseguente lockdown, lascia il segno ma non intacca i grandi numeri della motor valley emiliana, una galassia di quasi 230 aziende (concentrate soprattutto tra il territorio bolognese, il Modenese e Reggio Emilia) che storicamente ruotano intorno a grandi brand delle auto di lusso - come Ferrari, Maserati e Pagani (provincia di Modena), Lamborghini, che fa capo al gruppo tedesco AudiVolkswagen (Sant’Agata Bolognese, nell’hinterland del capoluogo di regione) – e a case motociclistiche come Ducati (Bologna).
In questa regione, al terzo posto in Italia dopo Piemonte e Lombardia per numero di aziende che costituiscono la filiera dell’automotive (qui sono insediate il 10,4% delle oltre 2.200 imprese che operano a livello nazionale) il comparto ha assunto nel tempo caratteristiche simili a quelle dei modelli distrettuali, con una prevalenza di piccole e medie aziende caratterizzate da una progettazione e produzione ad alto contenuto di innovazione tecnologica: i clienti non sono solo le grandi case automobilistiche o motociclistiche dell’area ma anche, oltreconfine, colossi come la stessa Volkswagen, la Bmw, Citroen, Ford.
Praticamente un caso da manuale la filiera dell’automotive (77mila addetti) che si sviluppa lungo la via Emilia, con peculiarità che ne fanno un unicum in un settore che a livello nazionale sviluppa un fatturato superiore a 49 miliardi di euro.
Alta specializzazione da un lato e forte vocazione all’internazionalizzazione dall’altro. Sono questi i fattori che nel corso degli anni hanno portato la motor valley emiliana a raggiungere un prestigio riconosciuto a livello internazionale, nonostante le dimensioni, spesso piccole, delle imprese che costituiscono la filiera. Proprio come quelle concentrate tra Modena e Bologna (cuore di questo distretto diffuso), dove sono insediate il 65% del totale delle aziende della filiera e dove svettano i cosiddetti specialisti puri, vale a dire i fornitori di parti e componenti ad alta innovazione, seguiti dai subfornitori delle lavorazioni, dalle imprese che operano nel campo dell’engineering e del design, da quelle specializzate nell’after market: tutto con una distribuzione geografica che riflette le vocazioni storiche dei vari territori.
Nel Modenese, dove prevalgono le imprese legate alla progettazione di auto di lusso e sportive, tutto si muove intorno a marchi come Ferrari (che ha chiuso il 2019 con vendite per un totale di oltre 10mila auto, destinate soprattutto ai Paesi dell’area Emea e agli Stati Uniti), Maserati o Pagani. Quest’ultima, che ha sede a San Cesario sul Panaro e produce auto di super lusso personalizzate, copre un ricchissimo mercato internazionale di nicchia. Qui vengono progettate e realizzate auto destinate soprattutto a facoltosi clienti stranieri: statunitensi, mediorientali, asiatici, europei. «L’anno scorso abbiamo prodotto 50 vetture – spiegano dall’azienda, che con 170 dipendenti nel 2019 ha sviluppato un fatturato di 105 milioni -. Tutte destinate all’estero, anche se tra i nostri clienti abbiamo anche alcuni collezionisti italiani. Oggi il nostro primo mercato è costituito dagli Stati Uniti, seguiti da Europa e Asia». Per Pagani l’andamento delle vendite, data la sua peculiarità, non è strettamente correlato alle performance dell’industria dell’auto. «Noi puntiamo sull’esclusività, sul servizio e su una comunicazione diretta con il cliente”, spiegano ancora dall’azienda.
Procede, almeno per ora senza troppi scossoni, anche la Ferrari, che ha chiuso il primo trimestre di quest’anno con la consegna di oltre 2.700 auto: gli effetti della pandemia sono attesi per il secondo trimestre, da aprile a giugno.
In volata, poi, nel 2019, la Ducati. L’anno scorso ha superato a livello globale le 53mila moto vendute, con un fatturato a quota 716 milioni. Per la casa motociclistica bolognese l’Italia si conferma il primo mercato. All’estero, impennata delle vendite in Brasile (più 20%), Spagna (più 10), Francia (più 8), mentre in Cina, dove il marchio bolognese è sempre più apprezzato, si registra un balzo del 12%. Tanto che oggi a livello internazionale una moto supersportiva su quattro, arriva da qui, da Bologna. «Ora lavoriamo perché Ducati diventi il marchio motociclistico più desiderato al mondo», dice l’amministratore delegato dell’azienda emiliana, Claudio Domenicali.
Il legame di fornitura con le case automobilistiche internazionali ha consentito di connservare gli ordini
Ferrari, Lamborghini e Pagani avevano concluso il 2019 in crescita per ordinativi e fatturato