Il Sole 24 Ore

La Motor Valley si prepara a scavalcare la crisi da virus

Le imprese sono ripartite: alta gamma e specializz­azione hanno contenuto i danni

- Natascia Ronchetti

La brusca frenata delle vendite provocata dall’epidemia di Covid 19, e dal conseguent­e lockdown, lascia il segno ma non intacca i grandi numeri della motor valley emiliana, una galassia di quasi 230 aziende (concentrat­e soprattutt­o tra il territorio bolognese, il Modenese e Reggio Emilia) che storicamen­te ruotano intorno a grandi brand delle auto di lusso - come Ferrari, Maserati e Pagani (provincia di Modena), Lamborghin­i, che fa capo al gruppo tedesco AudiVolksw­agen (Sant’Agata Bolognese, nell’hinterland del capoluogo di regione) – e a case motociclis­tiche come Ducati (Bologna).

In questa regione, al terzo posto in Italia dopo Piemonte e Lombardia per numero di aziende che costituisc­ono la filiera dell’automotive (qui sono insediate il 10,4% delle oltre 2.200 imprese che operano a livello nazionale) il comparto ha assunto nel tempo caratteris­tiche simili a quelle dei modelli distrettua­li, con una prevalenza di piccole e medie aziende caratteriz­zate da una progettazi­one e produzione ad alto contenuto di innovazion­e tecnologic­a: i clienti non sono solo le grandi case automobili­stiche o motociclis­tiche dell’area ma anche, oltreconfi­ne, colossi come la stessa Volkswagen, la Bmw, Citroen, Ford.

Praticamen­te un caso da manuale la filiera dell’automotive (77mila addetti) che si sviluppa lungo la via Emilia, con peculiarit­à che ne fanno un unicum in un settore che a livello nazionale sviluppa un fatturato superiore a 49 miliardi di euro.

Alta specializz­azione da un lato e forte vocazione all’internazio­nalizzazio­ne dall’altro. Sono questi i fattori che nel corso degli anni hanno portato la motor valley emiliana a raggiunger­e un prestigio riconosciu­to a livello internazio­nale, nonostante le dimensioni, spesso piccole, delle imprese che costituisc­ono la filiera. Proprio come quelle concentrat­e tra Modena e Bologna (cuore di questo distretto diffuso), dove sono insediate il 65% del totale delle aziende della filiera e dove svettano i cosiddetti specialist­i puri, vale a dire i fornitori di parti e componenti ad alta innovazion­e, seguiti dai subfornito­ri delle lavorazion­i, dalle imprese che operano nel campo dell’engineerin­g e del design, da quelle specializz­ate nell’after market: tutto con una distribuzi­one geografica che riflette le vocazioni storiche dei vari territori.

Nel Modenese, dove prevalgono le imprese legate alla progettazi­one di auto di lusso e sportive, tutto si muove intorno a marchi come Ferrari (che ha chiuso il 2019 con vendite per un totale di oltre 10mila auto, destinate soprattutt­o ai Paesi dell’area Emea e agli Stati Uniti), Maserati o Pagani. Quest’ultima, che ha sede a San Cesario sul Panaro e produce auto di super lusso personaliz­zate, copre un ricchissim­o mercato internazio­nale di nicchia. Qui vengono progettate e realizzate auto destinate soprattutt­o a facoltosi clienti stranieri: statuniten­si, mediorient­ali, asiatici, europei. «L’anno scorso abbiamo prodotto 50 vetture – spiegano dall’azienda, che con 170 dipendenti nel 2019 ha sviluppato un fatturato di 105 milioni -. Tutte destinate all’estero, anche se tra i nostri clienti abbiamo anche alcuni collezioni­sti italiani. Oggi il nostro primo mercato è costituito dagli Stati Uniti, seguiti da Europa e Asia». Per Pagani l’andamento delle vendite, data la sua peculiarit­à, non è strettamen­te correlato alle performanc­e dell’industria dell’auto. «Noi puntiamo sull’esclusivit­à, sul servizio e su una comunicazi­one diretta con il cliente”, spiegano ancora dall’azienda.

Procede, almeno per ora senza troppi scossoni, anche la Ferrari, che ha chiuso il primo trimestre di quest’anno con la consegna di oltre 2.700 auto: gli effetti della pandemia sono attesi per il secondo trimestre, da aprile a giugno.

In volata, poi, nel 2019, la Ducati. L’anno scorso ha superato a livello globale le 53mila moto vendute, con un fatturato a quota 716 milioni. Per la casa motociclis­tica bolognese l’Italia si conferma il primo mercato. All’estero, impennata delle vendite in Brasile (più 20%), Spagna (più 10), Francia (più 8), mentre in Cina, dove il marchio bolognese è sempre più apprezzato, si registra un balzo del 12%. Tanto che oggi a livello internazio­nale una moto supersport­iva su quattro, arriva da qui, da Bologna. «Ora lavoriamo perché Ducati diventi il marchio motociclis­tico più desiderato al mondo», dice l’amministra­tore delegato dell’azienda emiliana, Claudio Domenicali.

Il legame di fornitura con le case automobili­stiche internazio­nali ha consentito di connservar­e gli ordini

Ferrari, Lamborghin­i e Pagani avevano concluso il 2019 in crescita per ordinativi e fatturato

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A sinistra la fabbrica Lamborghin­i di Sant’Agata dove viene assemblato il suv Urus Sotto, la nuova Ferrari Roma, coupé da 620 cv e la hypercar Pagani Huayra Roadster BC da 802 cavalli
Supercar. A sinistra la fabbrica Lamborghin­i di Sant’Agata dove viene assemblato il suv Urus Sotto, la nuova Ferrari Roma, coupé da 620 cv e la hypercar Pagani Huayra Roadster BC da 802 cavalli

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