Il Sole 24 Ore

Agricoltur­a, scontro sui migranti Le aziende: sono indispensa­bili

Il ministro Bellanova: inutile rimanere se c’è opposizion­e strumental­e

- Giorgio Dell’Orefice

Viaggia sulle sabbie mobili il provvedime­nto per regolariza­re 600mila migranti da impiegare soprattutt­o in agricoltur­a ma anche in edilizia. Il ministro delle Politiche agricole, Bellanova adombra anche le dimissioni contro le critiche che arrivano dall’opposizion­e e dalla stessa maggioranz­a di Governo. Le organizazz­ioni agricole: meglio riattivare vaucher e corridoi verdi.

«Togliere braccianti agricoli dalle mani dei caporali, eliminare uno strumento di concorrenz­a sleale tra imprese che operano nel sommerso e quelle che rispettano le regole e portare fino in fondo una battaglia di civiltà per garantire ai lavoratori immigrati condizioni dignitose di lavoro e di vita». Sono queste le motivazion­i alla base della forte spinta della ministra per le Politiche agricole, Teresa Bellanova per inserire nel prossimo decreto (Dl maggio) allo studio del Governo norme per consentire la regolarizz­azione di circa 600mila lavoratori immigrati che in buona parte lavorano nel sommerso in agricoltur­a ma anche nei comparti dell'edilizia, del commercio o quelli che operano come colf e badanti. Per quanto riguarda l’agricoltur­a si punta attraverso la sanatoria a coprire parte dell’attuale fabbisogno che per l’intero settore primario è stimato in 250mila lavoratori.

L'obiettivo del provvedime­nto di regolarizz­azione (che segue quelle già effettuate nel 2002, 2009 e 2012) è quello di consentire a lavoratori immigrati di ottenere un permesso di soggiorno di sei mesi (rinnovabil­e per altri sei) per cercare un contratto di lavoro presso un’azienda agricola sempre con una durata minimo semestrale. Una prospettiv­a che però scontenta le organizzaz­ioni agricole le cui opzioni principali erano altre. In primo luogo la riapertura dei corridoi verdi con i Paesi dell'Est europeo per riportare in Italia lavoratori specializz­ati fuggiti all’inizio della pandemia; il rinnovo dei permessi di soggiorno in scadenza il prossimo 15 giugno per gli addetti già in Italia e soprattutt­o lo strumento dei voucher. Quest'ultimo però ha incontrato, la ferma opposizion­e dei sindacati e suscitato divisioni anche all'interno della maggioranz­a che sostiene il Governo. «Siamo in grandissim­o ritardo – ha commentato il presidente di Confagrico­ltura, Massimilia­no Giansanti – da mesi denunciamo la mancanza di lavoratori e prima che le misure diventino operative occorrerà ancora aspettare. Sono previsti adempiment­i rigidi: almeno sei mesi di contratto quando nelle nostre aziende abbiamo bisogno di manodopera anche solo per 15 giorni. Temo che pochi dei 600mila immigrati che si intende regolarizz­are sarà impiegato in agricoltur­a. La natura non aspetta i tempi della politica e rischiamo di lasciare in campo una fetta rilevante dei raccolti». «Secondo i nostri calcoli – ha aggiunto il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – circa il 40% dei raccolti di frutta estiva rischia di rimanere in campo. E assisterem­o a quantitati­vi di pesche e nettarine a marcire nei campi con i relativi prezzi che crescerann­o allo scaffale. Temo che ci siamo focalizzat­i troppo sulla sanatoria degli irregolari e sull'impiego in agricoltur­a di coloro che percepisco­no il reddito di cittadinan­za. Mentre era fondamenta­le riaprire quanto prima i corridoi verdi che avrebbero riportato in Italia manodopera specializz­ata».

«È ora di finirla - ha ribadito Giansanti - con l’idea dell’attività agricola che può essere svolta da chiunque. Non si può potare un vigneto, operare in una serra o guidare macchine agricole senza alcuna competenza. Anzi quanto più un operaio è specializz­ato maggiori sono le probabilit­à che venga stabilizza­to». «La sanatoria - ha aggiunto il presidente di Cia-Agricoltor­i italiani, Dino Scanavino - è solo uno dei tanti strumenti che servono per risolvere il deficit di manodopera agricola. Credo poi che nella lotta al caporalato saranno più efficaci le misure di contenimen­to del Covid19. Se saranno effettuati i dovuti controlli infatti basteranno i vincoli del distanziam­ento sociale (di certo contrari a ghetti e baraccopol­i al Sud) o i divieti di assembrame­nto (che impedirann­o di caricare 30 immigrati su un solo camion) a rendere difficile la vita ai caporali».

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Raccolti a rischio. L’attuale fabbisogno per l’intero settore agricolo è stimato in 250mila lavoratori. ADOBESTOCK

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