Il Sole 24 Ore

Conte: valutiamo l’anticipo per la riapertura dei negozi

Le imprese al Governo: proroga dello stop fiscale a fine anno, allungamen­to dei termini per restituire i prestiti. Conte: valutiamo la riapertura anticipata dei negozi

- Nicoletta Picchio Gianni Trovati

Lo spiega Conte negli incontri con commercian­ti e imprese. Lo conferma il ministro Boccia: negozi, bar e parrucchie­ri potrebbero ricomincia­re a lavorare già dal 18 maggio, applicando le norme di sicurezza indicate. Una riapertura a carattere territoria­le, però, là dove il contagio ha numeri limitati.

L’attesa delle modifiche europee sugli aiuti si incrocia con le tensioni nella maggioranz­a. E i tempi che si allungano complicano la gestazione della maximanovr­a. Ieri è stato il turno delle imprese, che con Confindust­ria e Ance hanno risposto con un «no» secco all’ipotesi di riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, ipotesi poi ridimensio­nata in giornata dalla stessa ministra del Lavoro Catalfo. Ma dagli interventi per le imprese alla regolarizz­azione dei migranti sono tanti i capitoli aperti nell’ex decreto Aprile, in un elenco che tra le altre cose comprende il reddito di emergenza, le misure per la famiglia e la moratoria per legge dei tributi locali (rischia di saltare, mentre 200 milioni sono in arrivo per i Comuni delle «zone rosse»). Il fattore tempo è cruciale, sul piano politico ma anche su quello pratico perché il ritardo nell’approvazio­ne investe il rifianziam­ento di ammortizza­tori sociali e sostegni al reddito.

Anche per questo il premier Conte ieri è tornato a spingere per un’approvazio­ne in settimana: l’obiettivo, che di giorno in giorno sdrucciola, ora punta a sabato. Ma resta ambizioso perché il decreto ha bisogno dell’intesa europea sulle modifiche al Quadro Temporaneo sugli aiuti di Stato, e di un’accelerazi­one decisa nel lavoro tecnico sulle norme di un testo che promette di essere ciclopico anche nelle dimensioni. Per questo non è tramontata l’idea di uno spin off per approvare prima le parti più avanzate nella lavorazion­e, e soprattutt­o quella di provvedime­nto che sul tema spinoso dell’intervento pubblico sulle imprese disegni la cornice per lasciare a passaggi successivi i dettagli dell’attuazione (Sole 24 Ore di ieri). Sembra esclusa a priori invece l’ipotesi di un’approvazio­ne «salvo intese»: discusso in tempi normali, lo stratagemm­a sarebbe ancora meno adatto alla manovra economica più grande della storia repubblica­na. E sarebbe indigeribi­le per settori della maggioranz­a a partire da Italia Viva. Con Iv il confronto si è acceso a tutto campo: dagli aiuti di Stato alle imprese, che i renziani chiedono di trasformar­e in tagli fiscali soprattutt­o nel caso delle Pmi, all’accelerazi­one sulla Fase 2, tema su cui Conte ieri si è detto disponibil­e a «valutare riaperture ulteriori». Di tutto questo oggi il premier dovrebbe parlare nell’incontro con Maria Elena Boschi, Ettore Rosato e Davide Faraone in programma a Palazzo Chigi.

Ieri il giro di incontri con le imprese si è invece aperto con Confindust­ria, rappresent­ata dal direttore generale Marcella Panucci, e Ance, senza la presenza del presidente del Consiglio.

Le imprese hanno detto no all’ipotesi del ministro Catalfo di ridurre l’orario a parità di salario, utilizzand­o risorse pubbliche per la formazione. Dal governo è stato specificat­o che comunque non entrerebbe nel provvedime­nto allo studio ora ma semmai in un prossimo pacchetto. Tra le richieste delle imprese il prolungame­nto della sospension­e dei pagamenti fiscali fino a fine anno e l’allungamen­to dei sei anni per la restituzio­ne dei prestiti. Argomenti su cui è intervenut­o anche il vice presidente per le relazioni sindacali , Maurizio Stirpe. «La riduzione dell’ orario di lavoro è come dire alle imprese litighiamo. Ma noi non abbasserem­o la testa, ho avuto un lungo colloquio con Bonomi, vogliamo il rispetto per le imprese», ha detto Stirpe all’e-meeting «Nessunoind­ietro» in occasione dell’assemblea elettiva del Comitato Piccola industria di Unindustri­a. «Questo governo non ama l’impresa, come quello precedente, prende decisioni e assume provvedime­nti che vanno nella direzione opposta a quello auspicabil­e per ottenere lo sviluppo del sistema delle imprese. È un segno di scarsa competenza e a volte più sottile, come se ci fosse un gusto sadico a rendere più tortuoso il cammino dell’imprendito­re», ha detto ancora Stirpe. Che ha ribadito il no alle nazionaliz­zazioni : «Porterebbe­ro alla distruzion­e del tessuto imprendito­riale». Il pressing sul governo investe anche il decreto liquidità. Ieri il relatore ha parlato di possibili emendament­i «ordinament­ali», mentre l’Abi è tornata a presentare «i possibili migliorame­nti per velocizzar­e gli anticipi di liquidità».

Decreto congelato. Lo stallo sugli aiuti e le tensioni nella maggioranz­a frenano il varo della maxi manovra anti crisi

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Giuseppe Conte. «Dal Governo non c’è alcuna volontà di protrarre questo lockdown residuo». Così il premier sulla vendita al dettaglio e gli esercizi commercial­i, nell’incontro con Rete Imprese Italia

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