Wall Street in ripresa e il Nasdaq cancella le perdite da inizio anno
Il listino Usa è il primo big a tornare in territorio positivo da inizio anno dopo il crollo da coronavirus - L’ottimismo spinge anche il vecchio continente: Piazza Affari +1,13%, spread a 239
Prosegue la ripresa di Wall Street, con il Nasdaq che per primo tra i grandi istini ha recuperato le perdite da inizio anno causate dalla pandemia da coronavirus. Un andamento che ieri sembra aver ignorato l’allarmante dato sull’aumento della disoccupazione americana, tornata ai livelli della Grande depressione.
Nel giorno in cui i mercati obbligazionari sono rimasti sostanzialmente paralizzati in attesa del doppio responso Moody’s-Dbrs, che poi hanno «risparmiato» il debito italiano, l’attenzione degli investitori ha finito per essere catturata dalle Borse, in avanzata in Europa e soprattutto a Wall Street nonostante il dato più allarmante sulla disoccupazione negli Stati Uniti dalla Grande Depressione. Così il Ftse Mib di Piazza Affari ha chiuso in rialzo dell’1,13% al traino degli altri listini europei e appunto di New York (+1,9% l’S&P 500).
Il tutto mentre il rendimento del BTp decennale scendeva all’1,85%, fissando lo spread sul Bund a 239 punti base e scontando evidentemente già in anticipo le decisioni che avrebbero poi preso le due agenzie. Gli analisti ritenevano che un eventuale declassamento di Moody’s, che avrebbe portato i BTp a livello junk, «sarebbe stato un passo forse eccessivo in un momento in cui le agenzie stanno ancora tentando di capire se la ripresa economica sarà immediata oppure richiederà più tempo», sottolinea Emanuele Canegrati di Bp Prime, ricordando come le attese fossero semmai per un downgrade di Dbrs.
Era invece a ragione temuto il dato sul mercato del lavoro Usa di aprile, pur se ampiamente anticipato dalle richieste di sussidi settimanali, ed è probabilmente proprio l'essere preparati al peggio ad aver determinato la reazione dell’azionario. Non è però sfuggito il particolare che fra i principali indici il Nasdaq sia l’unico ad essere tornato in positivo da inizio anno con un rialzo dell’1,58%. Della «resistenza» al contagio del virus opposta dai business di Microsoft, Apple ed Alphabet-Google, ma soprattutto della capacità di accelerazione mostrata da Amazon e Netflix si è ampiamente parlato già nelle prime settimane del rimbalzo.
Ci si chiede però a questo punto quanto l’intero indice possa risultare immune a una ripresa economica che sarà necessariamente costellata da frenate e ripartenze e quanto, invece, il mercato si stia facendo prendere la mano dalla speculazione. Una ricerca appena condotta da AcomeA Sgr ha provato a scomporre i valori dei singoli indici di Borsa sottraendo loro il book value, cioè il valore di bilancio del capitale delle società quotate, e il residual income di breve periodo, ovvero l’utile generato dopo che è stato coperto il costo del capitale, per ottenere quella che gli analisti definiscono «la parte rappresentata dalla speculazione».
Che quasi 7mila degli oltre 9mila punti attuali del Nasdaq, circa tre quarti del suo valore secondo i calcoli di AcomeA, siano legati a quest’ultima componente è un dato magari non sorprendente, vista la particolarità e la dinamicità dei business delle società comprese nell’indice high-tech. Solleva però ugualmente forse più di un dubbio sul fatto che gli investitori stiano in qualche caso tornando a ripercorrere la strada pre-Covid, quella lungo la quale spesso si rievocava lo spettro di una «bolla Nasdaq».
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