Il Sole 24 Ore

Gualtieri, Gentiloni e il Pd: bene l’intesa M5s a rischio spaccatura

Per ora Conte parla del pacchetto Ue completo e rilancia il Recovery Fund

- Emilia Patta Gianni Trovati

Il Mes ultralight attivo già da metà maggio viene accolto dalla politica italiana con una spaccatura che conferma le tensioni all’interno della maggioranz­a: da una parte il Pd, che come un sol uomo plaude al successo ottenuto a Bruxelles dall’asse Roberto Gualtieri-Paolo Gentiloni («passo dopo passo l’Italia sta aprendo nuove strade in Europa: il Mes senza condizioni è una buona possibilit­à da utilizzare per le spese sanitarie», commenta con entusiasmo il ministro dem per le Politiche Ue Enzo Amendola); dall’altra la permanente diffidenza del M5s verso uno strumento che per mesi è stato propaganda­to come leva per l’ingresso della “Troika” nel nostro Paese. Diffidenza che rischia di spaccare il partito di maggioranz­a relativa in Parlamento quando (per molti oramai non è più in discussion­e il se ma il quando) si arriverà al voto per la richiesta di attivazion­e.

Basta ascoltare il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che non a caso sposta l’attenzione sul Recovery Fund prossimo venturo: «Il Mes? Si parla di poco più di 30 miliardi del Mes per l’Italia, ma noi stiamo lavorando su un accordo per il Recovery Fund che vale tra i 1.500 e 2.000 miliardi. Quindi, se ci sarà un poderoso Recovery Fund, non ci sarà bisogno di nessun altro strumento». Una linea giocoforza sostenuta anche dal premier, stretto in mezzo al Pd e al M5s. «Le tre misure Sure, Bei, Mes sono insufficie­nti, ammontando ad una frazione di quanto altre grandi economie, come quella Usa, stanno spendendo per sostenere le loro imprese e le loro famiglie - ha detto Giuseppe Conte -. Il prestito effettivo del Recovery Fund sui mercati (distinto dalle risorse totali che esso mobilita) deve essere di notevole dimensione, almeno 1 trilione di euro, per portare la dotazione totale della risposta europea in linea con le necessità finanziari­e complessiv­e dell’Ue». Chiaro l’interesse di Conte di legare, in vista del voto parlamenta­re, tutti gli strumenti messi in campo dalla Ue in modo da oscurare il più possibile il Mes: insomma l’unica strada per evitare plateali fratture in Aula del M5s secondo gli europeisti pentastell­ati in Senato le defezioni sul Mes non sarebbero compensate neanche dal voto di Forza Italia - è portare al voto l’intero pacchetto di aiuti europei, incluso quel Recovery Fund che per Palazzo Chigi resta il piano A da seguire.

Il problema, tuttavia, è temporale: il Recovery found, ancora tutto da definire, non sarà utilizzabi­le prima di alcuni mesi mentre i circa 36 miliardi del Mes sono a disposizio­ne subito. E con la manovra in arrivo di 55 miliardi l’Italia non avrà più molti margini. Tanto che non solo il Pd e Italia viva spingono per attivare questa linea di credito («subito il Mes senza se e e senza ma», è il refrain di Matteo Renzi), ma anche il ministro della Salute Roberto Speranza - alla ricerca di più fondi per la sanità - nonostante l’ostilità al Mes della sua Leu si è mostrato favorevole negli incontri tra ministri di questi giorni.

Dal punto di vista di Gualtieri non sarà comunque facile far valere sul terreno incendiato da una polemica politica con forti tinte ideologich­e i contenuti dell’intesa chiusa ieri, che al ministero dell’Economia consideran­o un successo a tutto tondo. Perché l’assenza di condiziona­lità macroecono­miche e i vincoli concentrat­i esclusivam­ente sulla destinazio­ne della spesa saranno dettagliat­i in un Pandemic Response Plan che sostituirà il classico Memorandum of Understand­ing, cioè il documento che nel Mes in forma tradiziona­le contiene gli obiettivi di finanza pubblica a cui il Paese si sottopone per ricevere il prestito.

Questo impianto legale indirizzer­à anche la sorveglian­za della commission­e. Perché è vero, come sottolinea­no i nemici del Mes in forza a Lega, Fratelli d’Italia e Cinque Stelle, che la “vigilanza rafforzata” prevista dal Regolament­o 472 del 2013 non verrà meno.

Ma è altrettant­o vero, e questo è il punto fondamenta­le che viene “dimenticat­o” dagli anti-Mes, che questa vigilanza si occuperà dell’unico vincolo in campo, quello appunto sulla destinazio­ne del prestito alla spesa sanitaria collegata in modo diretto o indiretto all’emergenza Covid-19. E in nessun caso l’Early Warning System potrebbe modificare le condiziona­lità in corso d’opera, come raccontano in particolar­e i timori diffusi fra i Cinque Stelle. L’Early Warning è previsto per tutti i livelli di finanziame­nto del Mes, serve a valutare gli eventuali rischi di rimborso ma non può allontanar­si dal giudizio sulla sostenibil­ità del debito pubblico già riconosciu­ta a Bruxelles.

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