Bce: ricostruire costerà fino a 1.500 miliardi
L’Istituto stima il debito aggiuntivo da emettere nel 2020 per reagire alla crisi
«Nel nostro scenario medio prevediamo un calo del Pil nell’area dell’euro dell’8% quest’anno. Il fabbisogno di finanziamento pubblico aggiuntivo derivante dalla recessione e dalle misure fiscali richieste per contrastare la crisi potrebbe superare il 10% del Pil. E ciò porterebbe all’emissione aggiuntiva di debito a causa della pandemia fra 1000 e 1500 miliardi di euro nel solo 2020». Con la proiezione di questa cifra shock, la presidente della Bce Christine Lagarde ha lanciato l’ennesimo allarme ieri affinchè gli Stati partner dell’area dell’euro rispondano in maniera «rapida, consistente e simmetrica» ai bisogni fiscali già all’orizzonte.
È «altamente desiderabile» dall’Europa «una risposta fiscale di bilancio comune», perché tutti i Paesi devono poter rispondere come necessario allo shock economico della pandemia: altrimenti si rischia di «ampliare le asimmetrie e di uscire dalla crisi con una divergenza economica ancora più ampia», ha detto Lagarde, in un intervento allo State of the Union dell’European University Institute a poche ore dall’inizio dell’Eurogruppo sugli strumenti europei anti-Covid e solidali. La Bce sta facendo e farà la sua parte. Andando avanti per fare tutto quanto necessario con la sua politica monetaria: la Corte di giustizia europea dal Lussemburgo e il presidente del Bundestag Wolfgang Schäuble da Berlino hanno fatto capire ieri che non si permetterà alla Corte costituzionale tedesca di sbarrare la strada alla Bce.
Il programma pandemico di acquisti netti da 750 miliardi, lanciato in marzo quando ancora gli impatti negativi del coronavirus erano agli inizi, è destinato ad essere incrementato: lo ha fatto intendere Lagarde, confermando la determinazione «imperterrita» della Banca ad andare avanti ma anche indicando l’importo monstre delle emissioni aggiuntive di debito pubblico entro fine anno: tra 1.000 e 1.500 miliardi. Gli esperti di debito pubblico sono intanto tutti impegnati a stimare a quanto ammonteranno le aste di titoli di Stato entro fine anno, per finanziare l’extra-deficit: in alcune stime, c’è anche chi azzarda un importo ridotto, tenendo conto della richiesta dei prestiti Sure (fondo di disoccupazione) e Eccl del Mes dedicati alle spese sanitarie.
La Bce a livello istituzionale e politico non è comunque sola. Ieri la Corte europea di Giustizia è intervenuta per la prima volta dopo la sentenza della Corte costituzionale tedesca che il 5 maggio aveva messo in discussione la legittimità del programma di acquisto di titoli pubblici della Bce (Pspp). Senza rispondere direttamente ai giudici di Karlsruhe, la Corte con sede a Lussemburgo ha ribadito in una nota che solo lei ha il potere «di decidere se un’istituzione europea ha violato le regole dei Trattati».
Una risposta secca dopo che il tribunale tedesco aveva non solo messo in dubbio l’azione della Bce, ma la legittimità di una precedente sentenza della stessa Corte Ue con la quale nel 2018 aveva dato il proprio via libera al Qe. Così come secca era stata la risposta Banca centrale europea che continuerà «imperterrita», secondo le parole della presidente Christine Lagarde, a fare tutto il possibile per evitare la frammentazione finanziaria dell’eurozona.
Perfino l’ex ministro delle Finanze, e ora presidente del Bundestag, Wolfgang Schäuble, ha criticato la sentenza della Corte costituzionale tedesca. Considerato un “falco” tra i politici tedeschi, in realtà Schäuble a modo suo è sempre stato un europeista e nella sua critica a Karlsruhe ha mostrato ciò che gli preme di più: la coesione dell’unione monetaria.
Pur riconoscendo di aver criticato in passato alcune scelte della Bce, «sempre nel rispetto della sua indipendenza», il presidente del parlamento tedesco vede nella sentenza un grande rischio: «Può succedere che in altri Paesi membri dell’Unione venga messa in discussione l’esistenza dell’euro perché ogni Corte costituzionale nazionale può giudicare per sé». L’ex ministro chiede comunque un rafforzamento dell’Europa a livello politico.
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