Bce: Pmi italiane più colpite dalla crisi di liquidità
Su un campione di 11.236 piccole imprese europee in Italia si registra il deterioramento dei conti e un maggiore costo del credito
Se le Pmi europee vedono nero, le Pmi italiane vedono nerissimo. Il drammatico e rapido peggioramento dell’economia nella pandemia Covid-19 sta avendo e avrà un forte impatto negativo sulla situazione finanziaria delle aziende, su profitti e fatturato, e inevitabilmente sull’accesso al credito. Le aspettative sulla disponibilità dei prestiti bancari sono viste in netto deterioramento dalle piccole e medie imprese in tutta l’area dell’euro, ma in maniera più marcata da quelle italiane. E anche tedesche.
È quanto emerge nell’ultimo sondaggio della Bce “Survey on Access to Finance of Enterprises, SAFE”, pubblicato ieri e condotto tra il 2 marzo e l’8 aprile su un campione di 11.236 imprese, di cui 10.287 (92%) con meno di 250 dipendenti.
A causa del deterioramento dello scenario economico, registrato dalle Pmi tra l’ottobre 2019 e il marzo 2020 negli Stati dell’euro, i fatturati in termini netti (-2% dal 20% dei sei mesi precedenti) sono visti in calo in questo sondaggio per la prima volta dagli inizi del 2014. Una pesante caduta è emersa anche nei profitti, diffusa sia in termini geografici che di settore. Su scala europea e non solo italiana, per la prima volta dal settembre 2014 le Pmi considerano la debolezza della propria situazione finanziaria tra i fattori che impediscono l’accesso al credito.
Quel che emerge nettamente nel sondaggio è che le Pmi italiane, fors’anche perchè l’Italia è stata il primo Paese dell’area dell’euro ad essere travolto da Covid-19 e la pandemia sta avendo già impatti molto severi, si sentono molto nell’occhio del ciclone. Sull’accesso al credito, sono risultate le più pessimiste rispetto agli ultimi sei mesi e anche nelle prospettive dei prossimi sei mesi.
Se le Pmi europee vedono sempre più il peggioramento di fatturato e profitti un ostacolo all’accesso al credito (-18% da 5% rispetto all’ultimo sondaggio), le italiane sono risultate le più preoccupate in assoluto per il fatturato (-19% da 7% contro la media euro -2%, da 20%). Il calo dei profitti è stato più marcato nel settore industriale, con l’Italia ancora una volta colpita più pesantemente. Nel commercio, il 19% netto delle Pmi europee ha avuto profitti in calo, con le italiane al 37% e le spagnole al 30%. Anche nel fronte del costo del credito, alle Pmi italiane sta andando peggio delle altre: mentre su scala europea una percentuale netta ha registrato interessi in calo, sono aumentate le piccole e medie imprese italiane che hanno interessi in rialzo.
Le piccole e medie imprese italiane danno quindi voce e conferma alla portata asimmetrica dello shock del coronavirus: sebbene la pandemia abbia colpito tutti i Paesi dell’area dell’euro nello stesso modo, cioè senza tener conto dei confini nazionali, al momento il coronavirus sta provocando più danni in alcuni Stati e tessuti industriali rispetto ad altri, esasperando le disuguaglianze e gli squilibri che frammentavano già l’Eurozona prima del coronavirus.
Anche le Pmi tedesche risultano dal sondaggio SAFE allineate a quelle italiane nella previsione che il deterioramento dello scenario economico avrà un impatto negativo in aumento sulla disponibilità della liquidità. Le Pmi tedesche in effetti hanno preso d’assalto le nuove linee di credito “pandemiche” messe a disposizione dalla KfW, la cassa depositi e prestiti tedesca. Stando alle ultime statistiche disponibili al 7 maggio, la KfW ha ricevuto 33.766 richieste di finanziamenti speciali per l’emergenza coronavirus (di cui 1.643 con garanzia pubblica al 100%, durata di 10 anni, 3% di tasso d’interesse, per importi fino a 500.000 euro per Pmi fino a 50 dipendenti e 800.000 euro per Pmi con oltre 50 dipendenti), per un controvalore totale di 36 miliardi (di cui 4,7 miliardi garantiti al 100%). Stando a fonti bene informate, quasi tutte le richieste dalle Pmi più piccole sarebbero state già soddisfatte con erogazione della liquidità richiesta.
Per la prima volta dal settembre 2014, accesso ai finanziamenti impedito dalle debolezze societarie
La crisi sta esasperando le disuguaglianze e gli squilibri che già frammentavano l’economia dell’Eurozona