Il Sole 24 Ore

Imprese, un piano di rilancio con i Pir e gli incentivi fiscali

Pagani: fondo pubblicopr­ivato di intervento, detrazioni come per startup

- Lello Naso

Dopo le misure per l’emergenza - le sospension­i e i rinvii - e per la liquidità ora è il momento di quelle per il rilancio dell’attività e la messa in sicurezza del sistema economico. Ma non bisogna avere esitazioni. Fabrizio Pagani, già dirigente dell’Ocse e consiglier­e economico del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, condivide la sequenza adottata dai Governi di tutta Europa, ma spinge sull’urgenza della terza tornata di interventi. Il decreto maggio non può farsi attendere. L’associazio­ne che presiede, M&M Minima Moralia, un think tank con 350 tra imprendito­ri, economisti e manager, dopo il piano Bridge, un pacchetto di idee per assicurare l’erogazione della liquidità alle imprese, ha messo a punto Bridge 2, una piattaform­a per la fase di rilancio aperta ai contributi della politica e della società civile da mettere a disposizio­ne del Governo.

«Premesso che si deve spingere ancora per fare affluire la liquidità alle imprese», dice Pagani, «dobbiamo porci subito il problema di come troveremo le aziende superata l’emergenza. Saranno più indebitate, con minori entrate e il bilancio zavorrato». Per questo, è il ragionamen­to di Pagani, serve un pacchetto di misure a cerchi concentric­i per capitalizz­are e rafforzare le imprese. Senza pregiudizi ideologici. «Nel primo cerchio dice Pagani – ci sono le misure per favorire l’afflusso dei capitali degli stessi imprendito­ri nelle proprie aziende o in imprese terze. Proponiamo di estendere a tutte le società la detrazione fiscale degli investimen­ti diretti prevista oggi per le start up e le imprese innovative, anche da parte degli azionisti attuali, innalzando il cap e con la loro trasformaz­ione in credito d’imposta compensabi­le. A patto che siano iniezioni di capitale fresco e non rifinanzia­menti».

Nel secondo cerchio di Bridge 2 ci sono le misure per favorire l’accesso nelle imprese dei capitali provenient­i dal mercato: uno schema Pir-Pmi complement­are al Pir ordinario, che ha funzionato principalm­ente per gli investimen­ti in strumenti quotati. «Ripetiamo di essere il Paese del risparmio privato che andrebbe canalizzat­o nelle imprese, ma non siamo ancora riusciti a trovare il modo. Lo schema Pir-Pmi darebbe vantaggi fiscali alle famiglie incentivan­dole a finanziare le imprese private».

Infine, ultima ratio nel caso in cui gli altri strumenti non fossero utilizzabi­li, la conversion­e dei prestiti di liquidità in strumenti di equity con l’intervento di un fondo pubblico-privato a cui le banche potrebbero cedere il credito. «Cdp – spiega Pagani - potrebbe essere uno dei soggetti coinvolti con fondi, banche e assicurazi­oni. L’intervento diretto dello Stato, invece, dovrebbe essere eccezional­e».

L’altro capitolo di Bridge 2 riguarda gli investimen­ti. In questo caso M&M suggerisce il ritorno al superammor­amento al 250% degli investimen­ti per le produzioni di materiale sanitario per l’emergenza Covid-19, per la sostenibil­ità e il reshoring da Paesi extra-U e .« Il super ammortamen­to–conclude Pagani-è una misura che ha funzionato molto bene per Industria 4.0. Abbiamo bisogno di strumenti semplici, attivabili dalle imprese senza burocrazia».

Tra le righe si legge la volontà di andare oltre il decreto liquidità e la sua farraginos­ità. «Il decreto liquidità», dice Diva Moriani, consiglier­e indipenden­te di Eni e Generali e membro del direttivo di M&M, «sta funzionand­o poco. Troveremo imprese con quattro mesi di buco nero che vanno sostenute facendo ricorso all’equity, ma con regole di mercato».

La crisi, è il senso, può essere anche un’opportunit­à per intervenir­e sulle debolezze struttural­i del capitalism­o italiano. «Non scopriamo oggi – dice Moriani - di avere imprese piccole, sotto capitalizz­ate e indebitate. Il problema è chela crisi di liquidità sta mettendo a repentagli­o anche le imprese sane. Ma una statalizza­zione diffusa sarebbe deleteria. Il fondo di intervento va gestito con criteri e management di mercato, senza interferen­ze. Dobbiamo mettere le imprese in condizione di stare sul mercato».

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PAGANI Ex dirigente
dell’Ocse, è il presidente dell’associazio­ne
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FABRIZIO PAGANI Ex dirigente dell’Ocse, è il presidente dell’associazio­ne M&M

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