Il Sole 24 Ore

La confusa vicenda delle mascherine e il giallo sul prezzo

L’Istituto superiore di Sanità promuove quelle fai da te confeziona­te con il tessuto

- —Mar.B.

Le mascherine non servono. Anzi no: servono solo ai medici. Però sono utili anche per tutti gli altri, meglio quindi renderle obbligator­ie (in alcune Regioni), ma sono comunque indispensa­bili se non è possibile garantire il distanziam­ento sociale di un metro (anzi no, meglio due metri) o ci si trova in locali chiusi o dentro la metro o un bus (si veda ultimo Dpcm). E poi quale mascherina? Quelle filtranti (Ffp3 e FFp2) servono solo ai sanitari, se ci si vuole proteggere e soprattutt­o non infettare gli altri le chirugiche sono quelle più adatte. Ma per chi non ha esigenze specifiche ora vannno bene anche quelle fatte in casa, con un panno, chiamate tecnicamen­te «mascherine di comunità». Questa in estrema sintesi la confusa parabola a cui abbiamo assistito negli ultimi tre mesi sulla gettonatis­sima e intricatis­sima materia delle mascherine diventate le protagonis­te indiscusse della Fase due.

A complicare la faccenda anche la questione prezzi. Mercato libero per tutte (finora), tranne che per quelle chirurgich­e per le quali è stato imposto un prezzo convenient­e a 0,50 centesimi attraverso un’ordinanza del commissari­o all’emergenza Domenico Arcuri. Peccato che finora sono state quasi introvabil­i (si veda i Sole 24 ore di ieri) e comunque per i fortunati che le hanno trovate al prezzo finale di 61 centesimi perché anche l’azzerament­o dell’Iva (ora al 22%) promesso dal premier Conte e dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ancora non si è visto.

Ora a questa telenovela si aggiunge anche un nuovo giallo finale: nelle bozze del decreto «Rilancio» atteso forse già nel week end in consiglio dei ministri spunta anche una norma che fissa un prezzo massimo consigliat­o per tutte le tipologie di mascherine, compresa quella chirurgica . Che però in questa norma sale a 1,50 centesimi , il triplo di 0,50 centesimi deciso dall’ordinanza (le Ffp2 e Ffp3 con valvola o senza variano tra 5,75 euro e 9,50). Fonti del ministero dello Sviluppo economico ieri però si sono affrettati a smentire quanto previsto dalle bozze: «Non c’è nessuna intenzione di tornare indietro sul prezzo delle mascherine. La parte di testo relativa al tetto per i dispositiv­i di protezione personale dal Covid - sottolinea­no - risale a prima dell’ordinanza del commissari­o Arcuri». Insomma una svista. Anche se però nelle stesse bozze che recano la data del 6 maggio scorso a fianco alle norme compare una nota dei tecnici governativ­i che risale al 5 maggio, mentre l’ordinanza sul prezzo a 0,50 centesimi è del 27 aprile.

Intanto ieri è arrivato il disco verde dell’istituto superiore di Sanità alle mascherine fai da te (di «comunità») che potranno essere utilizzate dai cittadini e fatte in proprio e confeziona­te artigianal­mente a partire da magliette o sciarpe, come indicato anche dal Centro per il controllo delle malattie (Cdc) di Atlanta: l’importante è che siano multifiltr­o e multistrat­o.

Le più sofisticat­e mascherine Ffp2 e Ffp3, o anche quelle chirurgich­e, sono invece destinate ad usi diversi: « Sono qualificat­e come Dispositiv­i di protezione individual­e e sono costruite - ha spiegato il presidente dell’istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro - in modo tale, con o senza valvola, da essere in grado di prevenire anche la trasmissio­ne del virus per via aerea. Hanno cioè una complessit­à più elevata e vengono dunque raccomanda­te in campo sanitario, laddove c’è il rischio di poter essere esposti ad aerosol o a pazienti ad alto rischio. In altri contesti, queste mascherine sono raccomanda­re solo laddove ci sono rischi molto specifici». Comprese le chirurgich­e dunque che - spiega Brusaferro - potrebbero essere indicate dai medici competenti delle aziende per specifici luoghi di avoro.

Insomma ora si scopre che anche le mascherine chirurgich­e - ora che sono difficili da trovare - non sono dunque raccomanda­te per i comuni cittadini o le normali attività. La popolazion­e può farsi bastare quelle di comunità che servono «fondamenta­lmente a ridurre l’emissione di droplets, ovvero delle goccioline attraverso starnuti o tosse. Mettendole proteggiam­o gli altri». Queste mascherine devono essere «multifiltr­o e multistrat­o e fondamenta­lmente - precisa Brusaferro - si possono anche confeziona­re in proprio». Anche se le aziende che producono i dispositiv­i medici sollevano qualche dubbio: «Non danno garanzia di protezione, anche per la grandezza della trama del tessuto che non sempre ha il potere filtrante richiesto».

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