Ripartenza articolata per la giustizia Fase 2 da martedì
Ai capi degli uffici la decisione sulle misure logistiche da applicare
Per i tribunali si apre una complessa ase 2 nel tentativo di conciliare attività giudiziaria e sicurezza. Dal 12 maggio gli uffici giudiziari possono infatti attivare, con principi di cautela e gradualità, alcune attività aggiuntive a quelle che, indifferibili e urgenti, erano già consentite nel periodo di sospensione dal 9 marzo all’11 maggio. Per farlo dovranno adottare delle linee guida da concordare con le autorità sanitarie e i Consigli dell’Ordine degli avvocati locali per individuare modalità di prevenzione del contagio aderenti al contesto territoriale di riferimento.
Il che vuol dire che si aprirà un periodo che allo stato potrà durare sino al 31 luglio (ma poi inizieranno le tradizionali ferie estive), nel quale i capi degli uffici giudiziari potranno scegliere tempi e modi della riapertura. Un’amministrazione a “macchia di leopardo” certo, ma in un certo senso inevitabile.
Il quadro di riferimento su aspetti cruciali come le modalità di celebrazione delle udienze è però tutt’altro che chiaro. Con norme prima introdotte e poi cancellate nell’arco di poche ore. Esemplare in questo senso quanto avvenuto sul fronte del processo penale, dove prima, in sede di conversione del decreto cura Italia, è stato inserito un pacchetto di misure per allargare le modalità di svolgimento non solo delle udienze, ma anche di atti di indagine, da remoto, e poi, subito dopo, anche per la feroce ostilità degli avvocati che ne avevano messo in evidenza l’incompatbilità certa con il nostro modello processuale e probabile con diritti costituzionali come quello di difesa, si è preferito, con un nuovo decreto legge, procedere a cancellare quell’allargamento, rendendolo di fatto possibile solo con il consenso delle parti, depotenziando nei fatti nel penale lo svolgimento dell’attività giudiziaria via video.
Nel civile, peraltro, è stata introdotta, con il medesimo decreto legge un’altra disposizione di non facilissima applicazione come la necessità della presenza in ufficio del magistrato con una sorta di ibrido “processo virtuale in presenza”, che ha invece incontrato la fortissima perplessità dei magistrati.
Il ministero della Giustizia ha fornito, con una densa circolare di pochi giorni fa, un denso pacchetto di indicazioni per affrontare le prossime fasi emergenziali, scandite dai mesi di maggio, giugno e luglio. Dove si sommano misure logistiche e organizzative. Tra le prime, un’attenta gestione del flusso di persone in ingresso negli uffici, degli spazi lavorativi delle aule dei luoghi di passaggio. Con la forte raccomandazione per la realizzazione di una vera e propria banca dati, per esempio, delle aule e degli ambiti di lavoro (quante sono e quali sono le aule più adatte a celebrare udienze e contenere un numero ragionevole di persone mantenendo le distanze di sicurezza).
Quanto al personale, da favorire il più possibile la linea favorevole allo smart working, che ha permesso di limitare le presenze effettive in una forchetta tra il 15 e il 25%, come pure forme di orario flessibile, turnazioni, forme di co-working e rotazione dei servizi di cancelleria.
Sul processo, la carta su cui insistere, raccomanda il ministero, è quella di un incentivo alla digitalizzazione delle procedure puntando sull’ampliamento delle notifiche penali telematiche, sul deposito degli atti introduttivi online, sul pagamento telematico del contributo obbligatorio, sull’avvio del deposito penale telematico e del processo digitale in Cassazione.