Il Sole 24 Ore

Svezia, chi paga dividendi restituisc­a gli aiuti

- — Mi.Pi.

Il governo svedese è stanco di aziende che disattendo­no le sue indicazion­i ed è pronto a recuperare gli aiuti di stato concessi a società che hanno poi pagato dividendi agli investitor­i.

La svolta, dopo le polemiche degli ultimi giorni, è in un comunicato dell’Agenzia svedese per la crescita , che fa capo al ministero dell’Industria. «Se vediamo che un’azienda che ha ricevuto sostegno pubblico agisce in un modo che mostra che non è in una situazione finanziari­a difficile - per esempio fa dividendi - ne chiederemo la restituzio­ne», ha dichiarato il direttore generale Gunilla Nordlof, dopo aver incontrato la commission­e Finanze del Parlamento. Allo stesso modo, non saranno concessi in futuro aiuti a imprese che paghino ampi dividendi. Era stata proprio la commission­e parlamenta­re a sollevare il problema, con invito unanime di esponenti della maggioranz­a (Socialdemo­cratici e Verdi) e opposizion­e: «Questi pagamenti aveva sottolinea­to Jakob Forssmed, portavoce dei cristianod­emocratici, all’opposizion­e - non sono giustifica­bili.».

Il governo però, almeno finora, non aveva imposto divieti espliciti. Così le aziende - tra queste alcuni dei più noti marchi svedesi, come Volvo o Skf - complessiv­amente hanno pagato dividendi pari a 15 miliardi di corone (1,5 miliardi di dollari), dopo aver tagliato posti di lavoro o aver comunque usufruito del sostegno pubblico alle imprese, che in Svezia è stato uno dei più significat­ivi in rapporto al Pil.

Il mondo del business, da parte sua, la vede diversamen­te. Qualche giorno fa un portavoce di Skf, tra i produttori leader di cuscinetti volventi, aveva sottolinea­to che non si dovrebbero confondere le due questioni, dipendenti in aspettativ­a e dividendi che «hanno una funzione molto importante, sia per un corretto funzioname­nto del mercato dei capitali che per l’economia in generale».

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