Svezia, chi paga dividendi restituisca gli aiuti
Il governo svedese è stanco di aziende che disattendono le sue indicazioni ed è pronto a recuperare gli aiuti di stato concessi a società che hanno poi pagato dividendi agli investitori.
La svolta, dopo le polemiche degli ultimi giorni, è in un comunicato dell’Agenzia svedese per la crescita , che fa capo al ministero dell’Industria. «Se vediamo che un’azienda che ha ricevuto sostegno pubblico agisce in un modo che mostra che non è in una situazione finanziaria difficile - per esempio fa dividendi - ne chiederemo la restituzione», ha dichiarato il direttore generale Gunilla Nordlof, dopo aver incontrato la commissione Finanze del Parlamento. Allo stesso modo, non saranno concessi in futuro aiuti a imprese che paghino ampi dividendi. Era stata proprio la commissione parlamentare a sollevare il problema, con invito unanime di esponenti della maggioranza (Socialdemocratici e Verdi) e opposizione: «Questi pagamenti aveva sottolineato Jakob Forssmed, portavoce dei cristianodemocratici, all’opposizione - non sono giustificabili.».
Il governo però, almeno finora, non aveva imposto divieti espliciti. Così le aziende - tra queste alcuni dei più noti marchi svedesi, come Volvo o Skf - complessivamente hanno pagato dividendi pari a 15 miliardi di corone (1,5 miliardi di dollari), dopo aver tagliato posti di lavoro o aver comunque usufruito del sostegno pubblico alle imprese, che in Svezia è stato uno dei più significativi in rapporto al Pil.
Il mondo del business, da parte sua, la vede diversamente. Qualche giorno fa un portavoce di Skf, tra i produttori leader di cuscinetti volventi, aveva sottolineato che non si dovrebbero confondere le due questioni, dipendenti in aspettativa e dividendi che «hanno una funzione molto importante, sia per un corretto funzionamento del mercato dei capitali che per l’economia in generale».