Il Sole 24 Ore

Rivalutazi­one civilistic­a (e gratuita) degli asset d’impresa

- Maurizio Leo

L’epidemia da Covid-19 ha messo in ginocchio il nostro Paese con una virulenza tanto significat­iva quanto inaspettat­a. La catena di trasmissio­ne del virus non ha risparmiat­o relazioni sociali e attività imprendito­riali. Si tratta di una crisi senza precedenti che rischia di spazzare via persino patrimoni aziendali ancora in grado di generare valore.

Il lockdown prolungato pesa sui conti, deprimendo i ricavi a fronte di costi fisiologic­amente rigidi. Anche ai più strenui sostenitor­i del processo darwiniano del mercato non può certo sfuggire l’eccezional­ità del momento.

Oggi “rischiano la pelle” anche aziende sane, portatrici di una sicura capacità di creare ricchezza prospettic­a. A soffocarle è in primo luogo la tensione finanziari­a dovuta al lockdown. Ma non voglio concentrar­e l’attenzione sulle misure di sostegno alla liquidità adottate dal Governo, rivelatesi insufficie­nti e, soprattutt­o, irresponsa­bilmente lente. Piuttosto, ritengo importante concentrar­mi sugli squilibri economici generati dalla pandemia.

In effetti, le perdite attese per il 2020 rischiano di azzerare il patrimonio contabile di molte imprese, costringen­do alla chiusura anche realtà aziendali in grado di assorbire le tensioni finanziari­e. Da questo punto di vista sono condivisib­ili le misure del decreto Liquidità, quali la sospension­e delle procedure concorsual­i, il blocco delle norme sulla perdita del capitale sociale e la presunzion­e di permanenza della continuità aziendale messa a rischio dal Covid-19. Ma queste non bastano, giacché affrontano gli effetti contingent­i della crisi, senza risolvere quelli di medio periodo, come un’anestetizz­ante che sopisce temporanea­mente il dolore senza estirparne la causa.

Cosa accadrà nei bilanci 2021, quando non sarà più invocabile la disapplica­zione dell’articolo 2447 del Codice civile, se le perdite riportate dal 2020 continuera­nno ad annullare il capitale sociale?

Si ritiene davvero che l’effetto “rimbalzo” di una crisi di portata così ampia possa realizzars­i in tempi brevi e che gli utili 2021 saranno sistematic­amente in grado persino di assorbire tutto il “rosso” del 2020?

È ragionevol­e che la sospension­e delle norme sulla perdita del capitale non possa essere prorogata sine die, giacché si legittimer­ebbe altrimenti l’artificios­a sopravvive­nza di realtà non sane. Tuttavia, è altrettant­o ragionevol­e evitare che il patrimonio contabile risulti disallinea­to dal suo valore effettivo, per la presenza di plusvalori latenti negli asset; plusvalori che la prassi contabile nazionale non consente di far emergere volontaria­mente.

E, allora, perché non prevedere, come già accaduto in passato, peraltro sempre in concomitan­za con una crisi generalizz­ata (quella del 2008), la facoltà di rivalutare civilistic­amente (e gratuitame­nte) tali asset, previa adeguata dimostrazi­one del loro maggior valore rispetto a quello di bilancio?

Le norme sulla perdita di capitale avrebbero miglior significat­o, a maggior ragione nell’attuale contesto, se fossero agganciate a una misurazion­e economica del capitale stesso, non basata sul mero costo storico dei beni compresi nel patrimonio aziendale. Il che non esclude che – previa imposizion­e sostitutiv­a – alla rivalutazi­one civilistic­a possa pure attribuirs­i rilievo fiscale, incentivan­do, con un minor tax rate, la produzione di nuova ricchezza: un beneficio che, per definizion­e, sarebbe riservato alle imprese non “decotte”, quelle capaci di produrre redditi futuri. A tal fine, però, le aliquote d’imposta dell’ultima legge di Bilancio (12-10 per cento) che, già in passato potevano considerar­si eccessive, andrebbero quantomeno dimezzate, anche alla luce del momento storico e della necessità di promuovere la ripresa.

Insomma, la mia è una proposta semplice, peraltro potenzialm­ente in grado di assicurare un immediato surplus di gettito (a causa dell’aumentato appeal della rivalutazi­one fiscale). Una proposta che aspira a dare alle imprese una qualche prospettiv­a non di breve termine. Non si può permettere che, staccato il respirator­e, anche aziende sane muoiano di Covid-19.

Ragionevol­e evitare che il patrimonio contabile risulti disallinea­to dal suo valore effettivo

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