Rivalutazione civilistica (e gratuita) degli asset d’impresa
L’epidemia da Covid-19 ha messo in ginocchio il nostro Paese con una virulenza tanto significativa quanto inaspettata. La catena di trasmissione del virus non ha risparmiato relazioni sociali e attività imprenditoriali. Si tratta di una crisi senza precedenti che rischia di spazzare via persino patrimoni aziendali ancora in grado di generare valore.
Il lockdown prolungato pesa sui conti, deprimendo i ricavi a fronte di costi fisiologicamente rigidi. Anche ai più strenui sostenitori del processo darwiniano del mercato non può certo sfuggire l’eccezionalità del momento.
Oggi “rischiano la pelle” anche aziende sane, portatrici di una sicura capacità di creare ricchezza prospettica. A soffocarle è in primo luogo la tensione finanziaria dovuta al lockdown. Ma non voglio concentrare l’attenzione sulle misure di sostegno alla liquidità adottate dal Governo, rivelatesi insufficienti e, soprattutto, irresponsabilmente lente. Piuttosto, ritengo importante concentrarmi sugli squilibri economici generati dalla pandemia.
In effetti, le perdite attese per il 2020 rischiano di azzerare il patrimonio contabile di molte imprese, costringendo alla chiusura anche realtà aziendali in grado di assorbire le tensioni finanziarie. Da questo punto di vista sono condivisibili le misure del decreto Liquidità, quali la sospensione delle procedure concorsuali, il blocco delle norme sulla perdita del capitale sociale e la presunzione di permanenza della continuità aziendale messa a rischio dal Covid-19. Ma queste non bastano, giacché affrontano gli effetti contingenti della crisi, senza risolvere quelli di medio periodo, come un’anestetizzante che sopisce temporaneamente il dolore senza estirparne la causa.
Cosa accadrà nei bilanci 2021, quando non sarà più invocabile la disapplicazione dell’articolo 2447 del Codice civile, se le perdite riportate dal 2020 continueranno ad annullare il capitale sociale?
Si ritiene davvero che l’effetto “rimbalzo” di una crisi di portata così ampia possa realizzarsi in tempi brevi e che gli utili 2021 saranno sistematicamente in grado persino di assorbire tutto il “rosso” del 2020?
È ragionevole che la sospensione delle norme sulla perdita del capitale non possa essere prorogata sine die, giacché si legittimerebbe altrimenti l’artificiosa sopravvivenza di realtà non sane. Tuttavia, è altrettanto ragionevole evitare che il patrimonio contabile risulti disallineato dal suo valore effettivo, per la presenza di plusvalori latenti negli asset; plusvalori che la prassi contabile nazionale non consente di far emergere volontariamente.
E, allora, perché non prevedere, come già accaduto in passato, peraltro sempre in concomitanza con una crisi generalizzata (quella del 2008), la facoltà di rivalutare civilisticamente (e gratuitamente) tali asset, previa adeguata dimostrazione del loro maggior valore rispetto a quello di bilancio?
Le norme sulla perdita di capitale avrebbero miglior significato, a maggior ragione nell’attuale contesto, se fossero agganciate a una misurazione economica del capitale stesso, non basata sul mero costo storico dei beni compresi nel patrimonio aziendale. Il che non esclude che – previa imposizione sostitutiva – alla rivalutazione civilistica possa pure attribuirsi rilievo fiscale, incentivando, con un minor tax rate, la produzione di nuova ricchezza: un beneficio che, per definizione, sarebbe riservato alle imprese non “decotte”, quelle capaci di produrre redditi futuri. A tal fine, però, le aliquote d’imposta dell’ultima legge di Bilancio (12-10 per cento) che, già in passato potevano considerarsi eccessive, andrebbero quantomeno dimezzate, anche alla luce del momento storico e della necessità di promuovere la ripresa.
Insomma, la mia è una proposta semplice, peraltro potenzialmente in grado di assicurare un immediato surplus di gettito (a causa dell’aumentato appeal della rivalutazione fiscale). Una proposta che aspira a dare alle imprese una qualche prospettiva non di breve termine. Non si può permettere che, staccato il respiratore, anche aziende sane muoiano di Covid-19.
Ragionevole evitare che il patrimonio contabile risulti disallineato dal suo valore effettivo