Stop subito all’Irap per incassare risparmi fiscali fino a 14 miliardi
Apprezzamento unanime degli imprenditori contro la tassa più odiata
Tagliare l'Irap per semplificare il sistema e garantire liquidità immediata alle imprese. La proposta rilanciata nei giorni scorsi da Carlo Bonomi, presidente designato di Confindustria, di non distribuire aiuti a pioggia, ma piuttosto di procedere subito all’abolizione dell’imposta sul reddito delle attività produttive, trova fondamento nei numeri del tributo più odiato e contestato del sistema fiscale italiano. Lo stop consentirebbe risparmi fiscali per 14 miliardi. Apprezzamento unanime degli imprenditori contro la tassa più odiata. E spunta la chance del Mes.
Tagliare l’Irap per semplificare il sistema e garantire liquidità immediata alle imprese. La proposta rilanciata nei giorni scorsi da Carlo Bonomi, presidente designato di Confindustria, di non distribuire aiuti a pioggia ma piuttosto di procedere subito all’abolizione dell’imposta sul reddito delle attività produttive, trova fondamento nei numeri del tributo più odiato e contestato del sistema fiscale italiano.
Il Governo ha annunciato di voler mettere nel “decreto Maggio” o “Rilancio” come lo si vorrà chiamare, non meno di 10 miliardi di euro per sostenere le imprese con incentivi a fondo perduto o interventi di ricapitalizzazione. Una somma non troppo distante dai 14 miliardi di euro pagati dal settore privato, ovvero imprese e partite Iva, a titolo di Irap nell’ultimo anno AC, ante Coronavirus. Peraltro, considerato che l’Irap colpisce il valore della produzione e che quest’anno, tra emergenza e lungo lockdown, i fatturati subiranno contrazioni molto rilevanti, è evidente che anche il gettito dell’imposta sconterà un pesante arretramento, al punto che secondo alcune stime il gettito del settore privato difficilmente potrà superare gli 8-9 miliardi di euro.
In base ai dati delle ultime dichiarazioni Irap, pubblicate sul sito del Dipartimento delle Finanze, si tratta di una platea di oltre 3,8 milioni di soggetti. Di questi poco più di 2 milioni hanno denunciato nel 2018 (un’era fa rispetto al Covid-19) un valore della produzione positivo e versato nella casse dello Stato un’imposta netta di poco inferiore a 14 miliardi di euro. A questi se ne devono aggiungere almeno altri 10 che arrivano dall’Irap dovuta dalle pubbliche amministrazioni.
Si tratta di un tributo solo formalmente gestito dallo Stato il cui gettito è però destinato alle regioni per il finanziamento della spesa sanitaria. Destinazione che per molti anni è stato il principale freno ai tentativi, più volte annunciati da svariate forze politiche, di cancellare l’Irap dall’ordinamento tributario. Con l’addio all'Irap non è vero, come alcuni affermano, che si finirebbe per premiare solo determinati settori o soltanto contribuenti di maggiori dimensioni. Numeri e tabelle pubblicate sul sito del Dipartimento delle Finanze, infatti, mostrano come l’Irap sia un’imposta trasversale e che con il suo addio ne beneficerebbero dalle piccolissime alle grandi imprese. Escludendo i dati relativi ai professionisti le imprese con fatturato tra 1 e 2 milioni di euro di ricavi, avrebbero un risparmio di a 8.244 euro per singolo soggetto, per quelle comprese da 2 a 5 milioni di ricavi, il risparmio quasi raddoppierebbe, passando a 15.596 euro, così come per quelle con ricavi da 5 a 10 milioni di ricavi, il cui risparmio sarebbe di 32.474 euro. Per quelle piùstrutturate con ricavi da 10 a 50 milioni di euro, il risparmio sarebbe pari a 56.402 euro, che diventerebbedi 380.789 euro per le imprese con ricavi da 50 a 250 milioni di euro.
Se si guarda ai settori emerge che il commercio nel 2018 ha versato oltre 2,2 miliardi di euro, le manifatture oltre 3,5 miliardi, le costruzioni poco meno di 900 milioni e il trasporto circa 670 milioni di euro. Infine, tagliare o sospendere l’Irap, in luogo dei sussidi a pioggia, potrebbe evitare lo strano effetto della “partita di giro”, per cui l’aiuto finanziario o il prestito agevolato viene di fatto utilizzato da imprese e professionisti che lo hanno ricevuto solo per pagare le tasse a saldo per il 2019 e gli acconti per il 2020 che per l’Irap potrebbero valere qualcosa come 9 miliardi di euro.
Ora l’occasione potrebbe essere davvero a portata di mano. Come? L’ultima ipotesi avanzata sia dal governo Gentiloni che da quello giallo-verde puntava a trasformare il tributo regionale in un’addizionale all’Ires con un meccanismo di semplificazione del sistema ma che comunque richiedeva una copertura degli oneri non compatibile con i saldi di finanza pubblica di quegli anni.
Guardando avanti, una strada alternativa per dire addio all’Irap (o quanto meno per sospenderla per il 2020) potrebbe passare invece proprio dal Mes – il Meccanismo europeo di stabilità – al quale tutti i paesi europei potranno accedere, senza condizionalità, per far fronte all’emergenza sanitaria. L’attivazione del Mes, al netto delle difficoltà politiche che si potrebbero innescare, dovrebbe garantire all’Italia circa 36 miliardi di euro. Perché allora non destinare una quota di quei 14 miliardi al taglio dell’Irap per il settore privato? La spesa sanitaria delle regioni resterebbe comunque garantita senza necessariamente dover ricorrere a ulteriore deficit o a nuove misure di entrata e per le imprese rappresenterebbe comunque uno sgravio fiscale rilevante, anche nell’ipotesi di una riduzione del peso specifico dell'imposta a causa della crisi indotta dal Coronavirus. Sarebbe un utile taglio alla pressione fiscale – e una immediata iniezione di liquidità – che non dovrebbe richiedere particolari meccanismi di applicazione, decreti attuativi o modelli di domanda da compilare.
In base ai dati pubblicati dal Dipartimento Finanze l’imposta riguarda una platea che supera i 3,8 milioni di soggetti