Assalto al decreto maggio, spese extra per 6-7 miliardi
Il governo cerca l’intesa. Il Dl verso il Cdm: tensione su tempi e fondi Cig, Incognita di 15 miliardi sulle uscite di marzo. Ecobonus avanti. A colf e badanti mille euro
Il governo lavora a un accordo da portare al Consiglio dei ministri stasera o più probabilmente domani. Ancora ieri, sia pure dopo un notevole lavoro di filtro, le spese proposte da ministri e partiti superavano di 6-7 miliardi il tetto di 55 miliardi fissato. Le tensioni maggiori riguardano la cassa integrazione: la spesa è superiore alle previsioni e il governo potrebbe non mantenere la promessa di prorogarla per altre nove settimane. Già sulla spesa di marzo per la Cig, per altro, grava una incognita dell’ordine dei 15 miliardi. Va avanti l’ecobonus, a colf e badanti mille euro in due mesi.
Un rincorrersi infinito di riunioni, tecniche ma non solo, in un’atmosfera da ultima notte di caccia. I partiti della maggioranza e gli stessi ministeri hanno premuto con forza per far salire un maxi-carico di macro e microinterventi, degno di una Finanziaria di altri tempi, sul convoglio di quello che era stato annunciato molte settimane fa come il decreto Aprile e che ora si è trasformato in Dl Rilancio, ma rimanendo sempre fermo sui binari in attesa del semaforo verde per prendere la direzione del Parlamento. Il via libera del Consiglio dei ministri dovrebbe arrivare domani, almeno secondo l’ultima tabella di marcia che circolava in vari dicasteri, anche se il varo del provvedimento nella serata di oggi continuava ad essere ieri non solo una semplice ipotesi. Molto dipenderà dall’intesa che sarà trovata a livello tecnico e, soprattutto, politico, sugli almeno 6-7 miliardi (si parlava anche di 9-10) che nelle ultime ore continuavano a “ballare” rispetto al tetto dei 55 miliardi di nuovo deficit autorizzato dal Parlamento su richiesta del Governo.
Non mancano i punti fermi, come l’ecobonus del 110% per le riqualificazioni edilizie, confermato ieri dai viceministri all’Economia Castelli e Misiani, ai quali ha fatto eco il ministro dell’Ambiente Costa nel ribadire, come anche il Pd, il no a qualsiasi ipotesi di condono. Ma molti sono i capitoli aperti o da perfezionare. A cominciare dal reddito d’emergenza e tutto il sistema dei “bonus”, dagli aiuti alle imprese, con le ricadute delle indicazioni arrivate da Bruxelles sul Temporary framework, e dal pacchetto famiglia. Ma i tecnici hanno dovuto fare i conti anche con la corposa lista di proposte e sollecitazioni della maggioranza che spazia dagli ulteriori aiuti per imprese e esercizi commerciali fino al potenziamento della sanità militare e ai fondi per i non autosufficienti. Un’istruttoria complicata, insomma, su cui hanno pesato anche alcune grandi incognite, come quella del “soccorso” fino a 10-15 miliardi alle coperture del decreto Marzo per gli ammortizzatori.
Già dalle 766 pagine della bozza approntata all’inizio della settimana e circolata venerdì emergevano con chiarezza le difficoltà dei tecnici della Ragioneria generale a mantenere a galla il maxi-decreto nel mare magnum di richieste piovute sul ministero dell’Economia. Quel testo è stato già abbondantemente affinato e scremato, ma alcuni dossier chiave continuano a restare aperti così come è tutto da calibrare il bilanciamento tra alcune misure per rispettare il perimetro contabile della manovra anti-crisi che prevede un impegno di 155 miliardi sul saldo netto da finanziare.
Ancora ieri la partita sul reddito d’emergenza non sembrava giunta definitivamente all’epilogo. Data per acquisita, dopo un lungo braccio di ferro nella maggioranza, la temporaneità del contributo variabile dai 400 agli 800 euro, che sarà limitato a due mesi, sembrava rimanere ancora in sospeso la decisione sull’eventuale “incrocio” con il reddito di cittadinanza. In ogni caso l’intervento non dovrebbe assorbire più di 1,5 miliardi consentendo così al pacchetto lavoro, in cui sono comprese le misure per colf e badanti e gli altri sussidi, di superare di poco quota 20 miliardi. Anche se con una grande punto interrogativo: il contributo che dovrà di fatto dare il decreto Rilancio per puntellare il decreto Marzo (il cosiddetto “Cura Italia”) con cui era stata stanziata per la Cig una dote di 5-6 miliardi ma prima di conoscere l’effettiva durata del lockdown. Una somma che è destinata a rivelarsi insufficiente per coprire i trattamenti richiesti a marzo e aprile, fin qui solo in parte assegnati. E i 14 miliardi indirizzati dalla manovra anti-crisi sugli ammortizzatori rischiano di essere utilizzati, almeno per una fetta, in forma di “compensazione” dei maggiori oneri della Cig per le prime 8 settimane di marzo e aprile: il costo complessivo potrebbe infatti anche superare i 20-25 miliardi. Non ancora chiaro poi è il destino del piano per irrobustire il fondo per le non autosufficienze con uno stanziamento di oltre 800 milioni per il biennio 2020-2021. E da affinare è anche il meccanismo per consentire alle Regioni di “prenotare”, in funzione di copertura di spese sanitarie, per il lavoro e circolante per le imprese, i circa 7-8 miliardi di fondi Ue non spesi e ora utilizzabili con il decreto.
Anche su famiglia, turismo e spettacolo, il piatto della bilancia ha continuato a oscillare quasi senza sosta. L’accordo sul voucher baby sitter, spendibile pure per i centri estivi, non sarebbe l’unico tassello destinato ad entrare nel mosaico del maxi-decreto, che vede ancora molte tessere in attesa di “atterraggio”, come quella degli aiuti e per il settore aereo.