LO SCAFANDRO IDEOLOGICO DELLA CORTE DI KARLSRUHE
Èstato un vero e proprio pandemonio. La sentenza della Corte costituzionale tedesca (Bundesverfassungsgericht o BVerfG) del 5 maggio scorso ha preso tre obiettivi con un colpo solo. Ha definito ingiustificabile il quantitative easing perseguito dalla Banca centrale europea (Bce), a partire dal 2015, con il Public Sector Purchase Programme (PSPP), gettando un’ombra sul suo attuale programma anti-pandemico. Ha giudicato “ultra vires” (al di là dei suoi poteri) la sentenza del 2018 della Corte di giustizia europea (Cge), che aveva considerato il PSPP compatibile con il mandato della Bce. Ha criticato il governo tedesco e il Bundestag (la camera popolare del parlamento) per non aver difeso gli interessi di risparmiatori, banche e assicurazioni della Germania che, per anni, avevano accusato Mario Draghi di averli danneggiati azzerando i tassi di interesse (a vantaggio dei Paesi debitori come l’Italia). Tale pandemonio non è stato però creato accidentalmente. Quella sentenza radicalizza la visione politica dell’integrazione europea che il BVerfG sta affermando da anni. Se per la Cge (sin dalla sentenza Van Gend en Loos del 1963) l’integrazione europea «ha creato un nuovo ordine giuridico» sovranazionale, per il BVerfG l’Europa integrata continua ad essere indiscutibilmente un’organizzazione interstatale. Vediamo meglio.
Sin dai primi anni Novanta del secolo scorso, il BVerfG ha usato le sue sentenze per contrastare, con sistematicità e continuità, la visione sovranazionale dell’Unione europea (Ue).
In singolare coincidenza con l’unificazione della Germania dell’ottobre 1990, il BVerfG ha sviluppato una critica radicale del sovra-nazionalismo, in quanto privo (a suo giudizio) di legittimazione democratica. Per il BVerfG, l’Ue non può essere investita di poteri indipendenti perché non si basa su un popolo europeo (omogeneo) che possa legittimarne l’uso. Per il BVerfG, l’Ue è una organizzazione che deriva dalla volontà degli stati nazionali che l’hanno costituita. Questi ultimi sono “i signori dei Trattati” e i loro organi democratici (parlamenti, governi e corti) debbono avere il controllo sulle decisioni che vengono prese a livello europeo. Nella sentenza sul Trattato di Maastricht (Maastricht-Urteil) del 1993, il BVerfG precisa che «il Bundestag deve mantenere compiti e poteri di peso sostanziale (in quanto) il Parlamento europeo ha solamente un ruolo di supporto nel fornire legittimazione (all’Ue)». Nella sentenza del 2009 sul Trattato di Lisbona (Lissabon-Urteil), il BVerfG critica il Trattato perché non ha riconosciuto al parlamento tedesco «sufficienti diritti di partecipazione nelle procedure legislative europee e in quelle per l’emendamento dello stesso Trattato». L’adozione del criterio di “proporzionalità degressiva” per la composizione del Parlamento europeo ha reso quest’ultimo ancora meno democratico. Quel criterio, in quanto sovra-rappresenta i piccoli stati rispetto ai grandi stati, penalizza gli elettori tedeschi (che pure eleggono il maggior numero di parlamentari europei). Le sentenze del 2012 su Fiscal Compact e Meccanismo europeo di stabilità rafforzano lo stesso principio, ovvero sono costituzionali «solamente in quanto garantiscano al Bundestag» di esercitare un «pieno controllo» sulle decisioni di spesa.
Nella visione del BVerfG convergono sia le teorie stataliste che costituzionaliste della tradizione tedesca. Lo stato costituzionale (secondo Paul Kirchhof, l’architetto del Maastricht-Urteil) è la condizione irrinunciabile per la preservazione della democrazia e per la difesa dell’identità del suo popolo. Vista la storia della Germania, è un gran bene che il BVerfG difenda con vigore i principi costituzionali. Tuttavia, in quella difesa, c’è un’idea politica che ha la forma di una vera e propria ideologia. C’è l’idea che senza un popolo omogeneo non possa esserci democrazia, con la conseguenza che quest’ultima può prosperare unicamente nello stato nazionale costituzionale. Tale idea è priva di evidenza empirica, anche se riflette la specifica vicenda tedesca. In altri Paesi europei (come la Francia e l’Inghilterra), il popolo è storicamente un derivato dello stato, non già un suo presupposto. Ma soprattutto in unioni di stati divenute federali (come gli Stati Uniti e la Svizzera), la democrazia è stata costruita in assenza di un popolo omogeneo e di uno stato centralizzato. Se, come sostiene il BVerfG, la democrazia può esistere solamente nello stato nazionale, allora le istituzioni sovranazionali dell’Ue possono agire solamente se sono controllate dalle istituzioni nazionali. Così, per il BVerfG, la Bce è piuttosto un Sistema di banche centrali, la Cge è piuttosto una delle corti del pluralismo costituzionale europeo, la Commissione è piuttosto un insieme di commissari nazionali, il Parlamento europeo è piuttosto un’espressione di elettorati nazionali. In questa estremizzazione ideologica, lo stesso mercato unico è destinato ad essere messo in discussione, dato che esso non può esistere senza l’autonomia di istituzioni sovranazionali (come la Cge e la Commissione). Ne sono consapevoli coloro che vogliono trovare una mediazione con le pretese del BVerfG di poter nullificare le decisioni degli organi sovranazionali?
Insomma, con la sentenza del 5 maggio, il BVerfG ha fatto un grande passo in avanti nell’affermare la sua visione politica. Una visione interstatale, non sovranista, anche se utilizzabile da governi come quello polacco e ungherese. Il BVerfG è all’interno di uno scafandro ideologico che gli impedisce di capire la diversità sostanziale tra la vicenda tedesca e l’integrazione europea. È talmente affascinato dalla retorica dei suoi ragionamenti che non si pone il problema delle loro conseguenze. Anche John Caldwell Calhoun (1782 – 1850), l’uomo politico americano che più di altri elaborò la teoria degli States’ Rights, era compiaciuto dalla retorica dei suoi ragionamenti. Quella teoria, secondo la quale l’America era un’unione di stati sovrani che avevano il potere di nullificare le misure del governo federale, contribuì non poco a creare le condizioni della Guerra Civile esplosa dieci anni dopo la sua morte. C’è qualcuno che è in grado di aprire lo scafandro di Karlsruhe?