IL BALZO DEI PRESTITI ALLE IMPRESE
Amarzo 2020 le banche europee hanno erogato la somma record di 124 miliardi di euro alle imprese, un valore di circa 6 volte maggiore rispetto ai massimi registrati in 20 anni.
Un quarto dei prestiti sono andati alle corporations francesi; Italia, Germania e Spagna seguono a distanza con 22, 17 e 16 miliardi rispettivamente. Non è un risultato sorprendente: il sistema bancario francese è il più grande d’Europa in termini di capitalizzazione, con un’elevata esposizione nel settore privato non finanziario già prima della crisi. I prestiti erogati alle aziende francesi sono stati per oltre il 50% con scadenza maggiore di 5 anni e solo per il 28% a meno di 12 mesi. Al contrario, in Germania il 91% dei finanziamenti è stato a breve termine, probabilmente per garantire un bridge-financing minimale al settore manifatturiero in attesa del programma T-LTRO (Targeted Long Term Refinancing Operations) della Banca Centrale Europea (Bce).
In Italia e Spagna la situazione è intermedia, con i prestiti a breve termine che rappresentano la metà del totale. Le garanzie governative sui prestiti temporanei hanno rappresentato un modo rapido per incentivare le banche a trasferire liquidità alle imprese durante la fase di lockdown più restrittiva.
In Germania, Francia, Italia, Spagna e negli Usa la garanzia ha coperto almeno l’80 per cento del valore del prestito alle piccole e medie imprese. L’incremento dei prestiti in Italia e Germania è risultato proporzionalmente più imponente e dipendente dal varo degli schemi di garanzia.
Non a caso la recente survey della Banca centrale europea sugli standard creditizi mostra un irrigidimento dei criteri di approvazione dei prestiti delle banche italiane e tedesche – successivamente compensato dalla presenza delle garanzie – a fronte di una invarianza degli standard per il sistema bancario francese.
Nelle prossime settimane c’è da attendersi un ulteriore incremento delle cifre erogate, dato che la maggior parte degli schemi di garanzia governativa è entrata in vigore nell’aprile del 2020. Tuttavia visto l’impatto sul Prodotto interno lordo (il Pil) del lockdown duro e almeno 3-4 mesi di forte distanziamento sociale, è improbabile che il flusso di prestiti, seppur imponente in prospettiva storica, possa essere sufficiente a evitare un picco di default delle imprese, soprattutto nei settori service based.
Nel frattempo la grande industria nazionale nei settori strategici non va abbandonata a se stessa. Per ottenere più risorse non basta rimettere in gioco il ruolo dello Stato come garante, ma va responsabilizzato il ruolo del risparmio privato. Mobilitare dunque l’ampio bacino di risparmio nazionale, che è rimasto congelato sui conti correnti e di deposito, per il supporto al sistema produttivo. D’altronde la stessa Costituzione incoraggia nell’art.47 “l’accesso del risparmio popolare […] al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”.
Ovviamente una soluzione finanziariamente moderna dovrebbe prevedere una partecipazione azionaria – anche con vincolo di portafoglio – dell’investitore retail al finanziamento dei settori strategici, che sia diversificata per rischio e rendimento atteso al fine di consentire un investimento a rischio controllato.
Prevedendo una garanzia statale su parte della raccolta a fronte della rinuncia all’esercizio dei diritti di voto e un tetto al rendimento ottenibile, si potrebbe arrivare a mobilitare una decina di punti percentuali del risparmio privato (tra cui quello istituzionale), da impiegare in progetti industriali e infrastrutturali strategici, che si differenzino nettamente da un semplice impiego di risorse raccolte per la fiscalità generale tramite nuove tasse.
Stante l’eccezionale recessione globale che solo ora sta prendendo veramente forma, si tratta di temi di cui bisognerà discutere con attenzione. Direttore Generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli á@MarcelloMinenna
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‘‘ In marzo le banche europee hanno erogato la somma record di 124 miliardi di euro alle imprese, un valore di circa 6 volte maggiore rispetto ai massimi registrati in 20 anni