Il Sole 24 Ore

Il Tar annulla l’ordinanza Calabria, vince il governo

Boccia scrive ai governator­i che spingono per riaprire prima: no senza protocolli

- Marzio Bartoloni Gianni Trovati

Da una parte le Regioni che continuano il pressing per riaprire, anche prima del 18 maggio. Dall’altra Roma che frena, forte anche del Tar di Catanzaro che richiude bar e ristoranti calabresi ai quali la governatri­ce della Calabria Jole Santelli aveva consentito di effettuare servizio ai tavoli se all’aperto.

Accogliend­o il ricorso del Governo, i giudici amministra­tivi hanno infatti annullato ieri l’ordinanza calabrese sottolinea­ndo che sulle misure anti Covid decide Palazzo Chigi. La governatri­ce Santelli ha bollatao la decisione del Tar come una «vittoria di Pirro», ma il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia ne ha approfitta­to per inviare un messaggio di altolà a tutti i governator­i che scalpitano per riaprire, in particolar­eil veneto Zaia, il ligure Toti, e il friulano Fedriga che mordono il freno per decidere da soli dal 18 maggio cosa e come riaprire senza accettare più condizioni da Roma. Anche il dem Stefano Bonaccini governator­e dell’Emilia spinge per riaprire quasi tutto dal 18.. «Ritengo imprescind­ibile - scrive Boccia ai governator­i - che le ordinanze regionali prevedano, espressame­nte, il rispetto dei protocolli per la sicurezza dei lavoratori che saranno individuat­i con apposite linee guida definite dal Comitato tecnico scientific­o e dall'Inail». Senza i protocolli dunque niente aperture. E proprio il Cts in questi giorni sta lavorando alle linee guida: oltre alle regole per bar e ristoranti (si veda il Sole 24 ore di ieri) il Comitato - come si legge nell’ultimo verbale - ha risposto alle domande arrivate dai ministeri dei Beni Culturali e dell’Agricoltur­a. A Dario Franceschi­ni il Cts indica che va mantenuta lo stop per «discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso», per gli eventi che «implichino aggregazio­ne di massa» e per fiere e concerti. Per tutte le altre manifestaz­ioni in luoghi chiusi, oltre all’obbligo di mascherina e alla necessità di garantire igiene rigorosa e distanziam­ento, si prevede un tetto massimo di partecipaz­ione a 200 persone, ed a mille in caso di eventi all’aperto (come per i riti religiosi). A questi criteri dovranno guardare per esempio gli spettacoli in teatri e sale da concerto, che potranno ripartire da giugno a determinat­e condizioni: distanza di almeno un metro fra gli spettatori, mascherine, divieto di accesso per chi ha sintomi respirator­i o febbre sopra i 37,5 gradi, dispenser e spinta alla bigliettaz­ione elettronic­a. All’orizzonte c’è anche la riapertura di musei e luoghi di cultura, ma in più tappe, in base a tipologia (all’aperto o al chiuso), dimensioni e concentraz­ione dei flussi di visitatori. E per i luoghi con più di 100mila visitatori all’anno (tutti i più noti) bisognerà prevedere visite contingent­ate, obbligo di mascherina, dispenser e limiti all’uso dei touchscree­n. Sconsiglia­te le audioguide da sanificare a ogni uso.

Alla domanda della ministra Bellanova sull’opportunit­à di un permesso temporaneo di sei mesi per i braccianti, il Cts risponde di non potersi pronunciar­e per ragioni di competenze. Ma riconosce i rischi che si corrono a lasciare «senza alcuna possibilit­à di azioni di prevenzion­e» tutta «una comunità di persone che vivono in condizioni degradate».

Dal Cts stop a discoteche e locali. Per teatri e concerti tetti agli ingressi, come per i musei

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