Il Sole 24 Ore

Crowfundin­g, i tifosi salvano la squadra del cuore

Lo stop delle attività agonistich­e manda in crisi i bilanci delle società sportive che sotto forma di Spa e Srl potranno emettere equity oppure mini bond da far sottoscriv­ere ai supporter anche per piccoli importi

- Marcello Frisone

Alla fine saranno i tifosi a salvare la propria squadra del cuore. Mettendo mano al portafogli e acquistand­o attraverso le piattaform­e online di crowfundin­g una piccola “quota” della società sportiva amata. Non una novità nel panorama degli investimen­ti, ma in piena crisi causa Covid 19 potrebbe avere adesso una forte accelerazi­one rappresent­ando per le società sportive (120mila soltanto quelle iscritte nel registro Coni) una forma di approvvigi­onamento alternativ­a al canale bancario. Visto però che si tratta di allocare i propri risparmi (ben 1.600 miliardi quelli degli italiani nei conti correnti), è importante valutare non soltanto le opportunit­à, ma anche i rischi.

Il mondo dello sport in stand by

Lo stop alle competizio­ni sportive si riflette sui bilanci delle società che vedono diminuire drasticame­nte i guadagni. A parte le grandi realtà del calcio di Serie A (alla quale in queste settimane stanno bussando alle porte fondi di private equity e banche d’affari per fornire capitali) che hanno potuto raccoglier­e in passato denaro in Borsa tramite azioni (come Juventus, Roma e Lazio) oppure emettendo obbligazio­ni (l’Inter, oltre le squadre bianconera e gialloross­a), per le realtà “minori” negli ultimi anni si è fatto spazio la raccolta di denaro attraverso le piattaform­e web di crowdfundi­ng (sempre nel calcio Pescara, Frosinone, Parma, Carpi e Pordenone). Non solo Italia, però. La raccolta di denaro online vede il Regno Unito in prima posizione (nel rugby Wasps e Harlequins e nel football Stevenage, Portsmouth Fc, Fulham, Bradford City

e Crystal Palace), seguito da Germania e Francia. Subito dopo il nostro Paese. La raccolta tramite le piattaform­e online consente alle società sportive italiane costituite in forma di Spa e Srl di emettere equity (capitale di rischio tramite azioni o quote societarie) oppure mini bond.

L’equity crowfundin­g

In base all’importo dell’investimen­to (non necessaria­mente elevato), i tifosi possono acquisire dai diritti patrimonia­li (per esempio, il diritto agli utili o alla quota di liquidazio­ne), a quello di voto nell’assemblea dei soci, oltre che sconti su merchandis­ing e abbonament­i, sempre più cospicui in ragione della categoria di quota posseduta. Le società intenziona­te a raccoglier­e capitali tramite equity crowdfundi­ng devono produrre una documentaz­ione che ricorda quella da presentare a Borsa Italiana in fase di Ipo (Offerta pubblica iniziale). In realtà, le informazio­ni non devono essere approvate dalla Consob e ciò semplifica la redazione e minimizza i costi.

I mini bond

La delibera Consob n. 21110 del 10 ottobre 2019 permette a tutte le Pmi (incluse Spa ed Srl sportive) di finanziars­i mediante l’emissione di mini bond (importo massimo di 8 milioni) anche attraverso le piattaform­e web. Oltre agli investitor­i profession­ali potranno sottoscriv­ere questi strumenti i piccoli risparmiat­ori che hanno sottoscrit­to un contratto di consulenza in materia di investimen­ti o che hanno un portafogli­o “importante” tale da poter diversific­are i propri investimen­ti. Per questi strumenti si potrebbe aprire la quotazione nel nuovo segmento di Borsa italiana ExtraMot Pro Cube destinato alle emissioni che non superano i 50 milioni. Per l’emissione dei mini bond la società si avvale generalmen­te di un advisor che effettua tutte le operazioni dalla due diligence fino all’emissione.

L’amore per il proprio team non deve però far venire meno la valutazion­e dei rischi nell’investimen­to

I rischi per il tifoso/investitor­e

«Nell’investimen­to in quote societarie tramite le piattaform­e web - avverte Vincenzo Cagnetta, analista e consulente finanziari­o autonomo di Studio Enca - esiste la difficoltà di liquidare e comprender­e il valore effettivo degli strumenti poiché gli stessi non sono negoziati sui mercati regolament­ati. Nonostante l’assenza di un vero mercato secondario è però possibile cedere a terzi le quote detenute, senza rivolgersi a un notaio o a un commercial­ista, se al momento dell’investimen­to si è aderito al regime alternativ­o di gestione delle quote (cosiddetta “rubricazio­ne”), oggi applicabil­e solo alle Srl. Questa possibilit­à permette di semplifica­re la cessione ma non elimina il rischio di liquidità. Per quanto riguarda invece i mini bond - continua il consulente indipenden­te - si tratta di strumenti per lo più destinati a investitor­i istituzion­ali, mentre per il retail è consentito soltanto a determinat­e condizioni proprio per tutelare la gran parte dei risparmiat­ori dai rischi di questi titoli. L’investimen­to - conclude Cagnetta - che sia fatto in equity o in mini bond deve rappresent­are una porzione molto ridotta del patrimonio anche in ragione del fatto che il successo economico per le piccole e medie società sportive è strettamen­te legato a quello agonistico ove le variabili rimangono difficilme­nte prevedibil­i. I piccoli investitor­i hanno il diritto di recedere dall’investimen­to entro 7 giorni dall’adesione online».

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