Crowfunding, i tifosi salvano la squadra del cuore
Lo stop delle attività agonistiche manda in crisi i bilanci delle società sportive che sotto forma di Spa e Srl potranno emettere equity oppure mini bond da far sottoscrivere ai supporter anche per piccoli importi
Alla fine saranno i tifosi a salvare la propria squadra del cuore. Mettendo mano al portafogli e acquistando attraverso le piattaforme online di crowfunding una piccola “quota” della società sportiva amata. Non una novità nel panorama degli investimenti, ma in piena crisi causa Covid 19 potrebbe avere adesso una forte accelerazione rappresentando per le società sportive (120mila soltanto quelle iscritte nel registro Coni) una forma di approvvigionamento alternativa al canale bancario. Visto però che si tratta di allocare i propri risparmi (ben 1.600 miliardi quelli degli italiani nei conti correnti), è importante valutare non soltanto le opportunità, ma anche i rischi.
Il mondo dello sport in stand by
Lo stop alle competizioni sportive si riflette sui bilanci delle società che vedono diminuire drasticamente i guadagni. A parte le grandi realtà del calcio di Serie A (alla quale in queste settimane stanno bussando alle porte fondi di private equity e banche d’affari per fornire capitali) che hanno potuto raccogliere in passato denaro in Borsa tramite azioni (come Juventus, Roma e Lazio) oppure emettendo obbligazioni (l’Inter, oltre le squadre bianconera e giallorossa), per le realtà “minori” negli ultimi anni si è fatto spazio la raccolta di denaro attraverso le piattaforme web di crowdfunding (sempre nel calcio Pescara, Frosinone, Parma, Carpi e Pordenone). Non solo Italia, però. La raccolta di denaro online vede il Regno Unito in prima posizione (nel rugby Wasps e Harlequins e nel football Stevenage, Portsmouth Fc, Fulham, Bradford City
e Crystal Palace), seguito da Germania e Francia. Subito dopo il nostro Paese. La raccolta tramite le piattaforme online consente alle società sportive italiane costituite in forma di Spa e Srl di emettere equity (capitale di rischio tramite azioni o quote societarie) oppure mini bond.
L’equity crowfunding
In base all’importo dell’investimento (non necessariamente elevato), i tifosi possono acquisire dai diritti patrimoniali (per esempio, il diritto agli utili o alla quota di liquidazione), a quello di voto nell’assemblea dei soci, oltre che sconti su merchandising e abbonamenti, sempre più cospicui in ragione della categoria di quota posseduta. Le società intenzionate a raccogliere capitali tramite equity crowdfunding devono produrre una documentazione che ricorda quella da presentare a Borsa Italiana in fase di Ipo (Offerta pubblica iniziale). In realtà, le informazioni non devono essere approvate dalla Consob e ciò semplifica la redazione e minimizza i costi.
I mini bond
La delibera Consob n. 21110 del 10 ottobre 2019 permette a tutte le Pmi (incluse Spa ed Srl sportive) di finanziarsi mediante l’emissione di mini bond (importo massimo di 8 milioni) anche attraverso le piattaforme web. Oltre agli investitori professionali potranno sottoscrivere questi strumenti i piccoli risparmiatori che hanno sottoscritto un contratto di consulenza in materia di investimenti o che hanno un portafoglio “importante” tale da poter diversificare i propri investimenti. Per questi strumenti si potrebbe aprire la quotazione nel nuovo segmento di Borsa italiana ExtraMot Pro Cube destinato alle emissioni che non superano i 50 milioni. Per l’emissione dei mini bond la società si avvale generalmente di un advisor che effettua tutte le operazioni dalla due diligence fino all’emissione.
L’amore per il proprio team non deve però far venire meno la valutazione dei rischi nell’investimento
I rischi per il tifoso/investitore
«Nell’investimento in quote societarie tramite le piattaforme web - avverte Vincenzo Cagnetta, analista e consulente finanziario autonomo di Studio Enca - esiste la difficoltà di liquidare e comprendere il valore effettivo degli strumenti poiché gli stessi non sono negoziati sui mercati regolamentati. Nonostante l’assenza di un vero mercato secondario è però possibile cedere a terzi le quote detenute, senza rivolgersi a un notaio o a un commercialista, se al momento dell’investimento si è aderito al regime alternativo di gestione delle quote (cosiddetta “rubricazione”), oggi applicabile solo alle Srl. Questa possibilità permette di semplificare la cessione ma non elimina il rischio di liquidità. Per quanto riguarda invece i mini bond - continua il consulente indipendente - si tratta di strumenti per lo più destinati a investitori istituzionali, mentre per il retail è consentito soltanto a determinate condizioni proprio per tutelare la gran parte dei risparmiatori dai rischi di questi titoli. L’investimento - conclude Cagnetta - che sia fatto in equity o in mini bond deve rappresentare una porzione molto ridotta del patrimonio anche in ragione del fatto che il successo economico per le piccole e medie società sportive è strettamente legato a quello agonistico ove le variabili rimangono difficilmente prevedibili. I piccoli investitori hanno il diritto di recedere dall’investimento entro 7 giorni dall’adesione online».