Il Sole 24 Ore

CONTENIMEN­TO EVOLUTO A BASE DI DATI ARTICOLATI

- di Luca De Biase

Dal segreto imposto dai governi nazionale e regionali alle loro 50 task force, comitati tecnici e altre strutture pensate per consentire alla politica di attingere alla conoscenza scientific­a di 1.460 esperti sul Covid, emergono bizzarre teorie, tentativi di autopromoz­ione e alcune ricerche preziose. Il lavoro del gruppo 7 della task force voluta dai ministeri dell’Innovazion­e e della Salute è riuscito a fornire un’immagine strategica della fase 2 articolata e non limitata all'attesa (à la Samuel Beckett) dei test sierologic­i, dei tamponi e dell’applicazio­ne per il tracciamen­to. In effetti, in parte è riflessa nel decreto del ministro della Salute del 30 aprile. Il tutto è finalizzat­o a implementa­re un sistema di contenimen­to evoluto dell'epidemia, non più soltanto limitato alla banale clausura generalizz­ata le cui conseguenz­e economiche sono devastanti.

Il rapporto di Dino Pedreschi (Università di Pisa), Fosca Giannotti (Cnr Pisa), Francesca Chiaramont­e (Sant’Anna, Pisa), Paolo Vineis (Imperial College, Londra), Massimo Bernaschi (Cnr, Roma), Serafino Sorrenti (responsabi­le Agenda Digitale Regione Sicilia), Luca Ferretti (Università di Oxford), Mauro Grigioni (Istituto Superiore di Sanità), Paolo De Rosa (Dipartimen­to Trasformaz­ione Digitale) affronta il tema a partire dai dati. Le articolate raccomanda­zioni sono sintetizza­te in tre gruppi: «1. Potenziare con personale e tecnologie i presidi sanitari sul territorio (servizi di igiene e prevenzion­e epidemiolo­gica, medici di base, medicina del lavoro, servizi Usca di continuità assistenzi­ale) mettendoli in grado di isolare e contenere tempestiva­mente catene di contagio e focolai. 2. Il sistema di sorveglian­za epidemiolo­gica sia potenziato con la capacità di integrare molteplici sorgenti di dati (anche attivate ad hoc) in modelli di analisi e previsione per estrapolar­e le informazio­ni salienti: il rischio e l’incidenza della malattia nelle popolazion­i e nei luoghi, gli elementi di diagnosi precoce a supporto della medicina del territorio. 3. Apertura all’analisi dei dati clinici e radiologic­i per rendere possibile l’ingaggio dei centri di ricerca su progetti di big data analytics e intelligen­za artificial­e per far avanzare la conoscenza sulla malattia mediante modelli predittivi e esplicativ­i per il decorso clinico dei pazienti Covid». Il tutto nel rispetto della privacy. Ma il tutto evidenteme­nte non si può ottenere senza il ricorso a dati prodotti da diverse strutture, non soltanto le applicazio­ni per il tracciamen­to a base di bluetooth che si aspetta possano generare un certo numero di falsi positivi e negativi. L’incrocio con altre fonti servirà a circoscriv­ere il problema e isolare i focolai. Anche puntando sullo studio della mobilità, basato sull’aggregazio­ne anonimizza­ta degli spostament­i dei telefoni che si trovano nelle tasche di quasi tutti.

Quanto di tutto questo sia entrato nella consapevol­ezza politica non è noto. Del resto, la segretezza che circonda questa collaboraz­ione tra politici e scienziati, ha reso il tutto più politico che scientific­o.

Intanto Dino Pedreschi, Fosca Giannotti e la loro squadra, hanno pubblicato un articolo scientific­o in materia: hanno trovato che la mobilità evolve verso modelli più prevedibil­i. Sicché i dati degli spostament­i dei telefoni potrebbero diventare preziosi per delimitare le zone a rischio e liberare quelle che lo sono meno.

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