Stm vede il futuro e investe nel proprio
Di fronte a una crisi economica di proporzioni epocali, le aziende sono poste di fronte a una domanda da far tremare i polsi: si rallentano gli investimenti per l’innovazione o si accelerano? Per rispondere occorre avere un forte sistema di controllo interno, un’idea precisa di quello che accade ai clienti e una cultura dello studio del futuro. Perché una crisi apre spazi di crescita, a spese di chi non riesce a superarla, ma solo a favore di chi non ha perso una battuta del copione dell'innovazione. Il che è vero sempre, ma è più vero, in un cambio di paradigma come quello avviato dalla grande trasformazione digitale.
Un protagonista di questa trasformazione è il gigante italo-francese StMicroelectronics. Il suo amministratore delegato, Jean-Marc Chery, ha spiegato a Nòva come affronta questa crisi: «La nostra reazione è stata quella di organizzare la protezione delle nostre persone e della nostra produzione per mantenere gli impegni e il ritmo dell’innovazione, della ricerca e sviluppo, dell’investimento» racconta Chery. «Oggi ci occupiamo di accogliere le persone che tornano in azienda e organizzare la continuità delle operazioni di chi resta a lavorare da remoto. Ma ci prepariamo ad adattarci alla prossima fase. Che dipende da quello che sappiamo del futuro».
E com’è il futuro? «Attingiamo a tre fonti. Innanzitutto, vediamo come vanno le scorte e la domanda di mercato. Inoltre, abbiamo clienti che condividono con noi i loro progetti e le loro aspettative, considerandoci dei partner, sicché per almeno il 40% del nostro business vediamo chiaramente che cosa succederà. Infine, ci confrontiamo con gli esperti, come McKinsey che nei semiconduttori fa previsioni di decrescita per il prossimo anno tra il -5% e il -13% complessivamente. Noi aggiustiamo questa previsione sapendo che cosa stanno facendo i nostri clienti in Asia, sicché prevediamo un andamento tra 0% e -7,5%». La differenza è data dai due scenari di McKinsey: nel primo c’è un recupero entro la fine dell’anno dei livelli di inizio 2020; nel secondo per il pieno recupero si attende il 2022.
In generale McKinsey prevede andamenti diversi nei diversi comparti. Nei pc e server calo tra l’1% e il 7%. Negli smartphone crollo tra l’11% e il 26%. Reti di telecomunicazioni fisse in aumento e mobili in difficoltà. Per l’elettronica di consumo contrazione tra il 2% e il 12%. Crollo dei semiconduttori per l’automobile, tra il 10% e il 17%. Nelle macchine industriali, nonostante l’aumento di domanda per le apparecchiature medicali, si prevede una diminuzione tra l’1% e l’11%.
Per Stm la situazione può essere corretta da alcune dinamiche positive. «Restano dei megatrend. L’elettrificazione e la digitalizzazione dei trasporti prosegue. La domanda di strumenti per lavorare da casa cresce. Nell’industria continuano a farsi sentire gli effetti del passaggio all’energia rinnovabile e all’automazione. Nella sanità si devono investire somme significative per migliorare le tecniche di cura e accelerare l’accesso ai test. Il modo di produrre nuovi vaccini potrebbe essere ripensato utilizzando nuove tecniche di simulazione, con intelligenza artificiale, sensoristica, big data». C’è una lezione da trarre dalla pandemia? «Sì. Dobbiamo costuire un’azienda resiliente by design, in un contesto che a sua volta deve prendere questa strada».