Omaggio a Mollino, il grande eccentrico del design italiano
Nel 2005, a un’asta da Christie’s a New York, un tavolo in legno e cristallo, valore stimato di partenza 150-20o mila dollari (proprietario era l’industriale e collezionista Dakis Ioannou), fa schizzare i rialzi: offerta e controfferta, si arriva al record di 3,8 milioni di dollari. Il fatto fece, naturalmente, scalpore per la cifra, portò all’attenzione di tutti il nome del creatore e promosse l’oggetto in questione subito dal campionato del design e dintorni a quello delle opere d’arte tout court. Era un tavolo da sala, fatto costruire nel 1949 e collocato in un’abitazione privata, dal più eccentrico, meraviglioso e sottovalutato genio architettonico (e non solo) italiano: l’inconfondibile, baffetto e occhi spiritati, Carlo Mollino (1905-1973).
Oggi Mollino per fortuna è un po’ più noto: mostre e studi, cataloghi e ricerche (da quelle dei più appassionati conoscitori della complessa figura del maestro, Fulvio e Napoleone Ferrari, a quelle più tecniche su singoli aspetti della sua produzione; l’ultimo uscito è il libro di Laura Milan e Sergio Pace sul rascard Garelli a Champoluc, edito da Electa), lo hanno riportato alla cronaca. La sua eccentricità, certo, è un buon viatico “mediatico” (le polaroid di donne nude, la passione per la velocità, con auto come il suo Bisiluro) ma i suoi oggetti – di culto per chi ne venera la forza surreale e poetica – restano tuttora fuori dal mainstream. Anche perché Mollino non disegnò mai per una produzione industriale: si avvaleva di artigiani (per esempio Apelli & Varesio, creatori del tavolo di cui sopra), capaci di assecondare e magari discutere il progetto, e poi eseguirlo alla perfezione. Ogni progetto di Mollino è un unicum e un totale: il designer torinese si capisce solo attraverso una lettura ampia, che passa dal lavoro degli artigiani guarda alla relazione con la committenza e al peculiare genius loci. Perché ogni suo oggetto dialoga con gli altri elementi dell’ambientazione, e ogni arredo è parte di una “narrazione” figurativa di cui Mollino è sceneggiatore, regista e, talora, interprete (la visita alla sua casa segreta in via Napione a Torino è un’esperienza unica).
Tra le industrie che hanno cercato e riscoperto le molte valenze di Mollino, il posto d’onore va a Zanotta. Fin dal 1981, quando Aurelio Zanotta decise di produrre la sedia alpina, Fenis, progettata dal maestro nel 1959 per il Politecnico di Torino. Oggi la stessa Zanotta rende omaggio con una collezione eccellente a Mollino, “riportando” i suoi oggetti (alcuni erano già in produzione) nella possibilità di entrare nelle case degli ammiratori. Il processo di riedizione è meticoloso, attraverso l’analisi dei documenti e lavorìo sui dettagli: gli otto pezzi “non facili” ma di immenso fascino sono “aggiornati”, tecnologicamente, per il mercato contemporaneo. Otto omaggi, nella Collezione Mollino di Zanotta 2020 (siglata CM) che coprono un arco progettuale di 21 anni: oltre alla Fenis CM , ecco il fantastico contenitore Carlino CM (il primo pezzo di Mollino, 1938) retto da un’unica gamba a puntale e con la presenza di un cassetto: pezzo che già esaltava Gio Ponti (ammiratore della prima ora di Mollino, il che è tutto dire). E poi lo specchio Milo CM (per Casa Miller, 1938) che riprende la silhouette seducente della Venere; la poltrona Ardea CM del 1946, con l’alto schienale che termina ripiegandosi verso l’interno e crea una dimensione appartata; il tavolo Reale CM del 1948, dalla complessa e architettonica struttura a cavalletto su cui poggia il piano in cristallo (è quello dell’asta, in sostanza); il tavolino Arabesco CM del 1949, miracoloso equilibrio tra le sagome curvate e intagliate della struttura e la trasparenza dei piani; lo scrittoio Cavour CM del 1949 e la poltrona Gilda CM del 1953, che riprende lo stile eclettico dell’autore: la struttura unisce le gambe anteriori e quelle posteriori attraverso il bracciolo. Elementi, tutti, di un genio inimitabile che torna tra noi: e non solo in foto o nei libri dei nostri scaffali ma, magari, “dal vero”, in un angolo prestigioso, e ora reso unico, della nostra casa.