Il Sole 24 Ore

Omaggio a Mollino, il grande eccentrico del design italiano

- OTTO PEZZI DI ZANOTTA —Stefano Salis © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Nel 2005, a un’asta da Christie’s a New York, un tavolo in legno e cristallo, valore stimato di partenza 150-20o mila dollari (proprietar­io era l’industrial­e e collezioni­sta Dakis Ioannou), fa schizzare i rialzi: offerta e controffer­ta, si arriva al record di 3,8 milioni di dollari. Il fatto fece, naturalmen­te, scalpore per la cifra, portò all’attenzione di tutti il nome del creatore e promosse l’oggetto in questione subito dal campionato del design e dintorni a quello delle opere d’arte tout court. Era un tavolo da sala, fatto costruire nel 1949 e collocato in un’abitazione privata, dal più eccentrico, meraviglio­so e sottovalut­ato genio architetto­nico (e non solo) italiano: l’inconfondi­bile, baffetto e occhi spiritati, Carlo Mollino (1905-1973).

Oggi Mollino per fortuna è un po’ più noto: mostre e studi, cataloghi e ricerche (da quelle dei più appassiona­ti conoscitor­i della complessa figura del maestro, Fulvio e Napoleone Ferrari, a quelle più tecniche su singoli aspetti della sua produzione; l’ultimo uscito è il libro di Laura Milan e Sergio Pace sul rascard Garelli a Champoluc, edito da Electa), lo hanno riportato alla cronaca. La sua eccentrici­tà, certo, è un buon viatico “mediatico” (le polaroid di donne nude, la passione per la velocità, con auto come il suo Bisiluro) ma i suoi oggetti – di culto per chi ne venera la forza surreale e poetica – restano tuttora fuori dal mainstream. Anche perché Mollino non disegnò mai per una produzione industrial­e: si avvaleva di artigiani (per esempio Apelli & Varesio, creatori del tavolo di cui sopra), capaci di assecondar­e e magari discutere il progetto, e poi eseguirlo alla perfezione. Ogni progetto di Mollino è un unicum e un totale: il designer torinese si capisce solo attraverso una lettura ampia, che passa dal lavoro degli artigiani guarda alla relazione con la committenz­a e al peculiare genius loci. Perché ogni suo oggetto dialoga con gli altri elementi dell’ambientazi­one, e ogni arredo è parte di una “narrazione” figurativa di cui Mollino è sceneggiat­ore, regista e, talora, interprete (la visita alla sua casa segreta in via Napione a Torino è un’esperienza unica).

Tra le industrie che hanno cercato e riscoperto le molte valenze di Mollino, il posto d’onore va a Zanotta. Fin dal 1981, quando Aurelio Zanotta decise di produrre la sedia alpina, Fenis, progettata dal maestro nel 1959 per il Politecnic­o di Torino. Oggi la stessa Zanotta rende omaggio con una collezione eccellente a Mollino, “riportando” i suoi oggetti (alcuni erano già in produzione) nella possibilit­à di entrare nelle case degli ammiratori. Il processo di riedizione è meticoloso, attraverso l’analisi dei documenti e lavorìo sui dettagli: gli otto pezzi “non facili” ma di immenso fascino sono “aggiornati”, tecnologic­amente, per il mercato contempora­neo. Otto omaggi, nella Collezione Mollino di Zanotta 2020 (siglata CM) che coprono un arco progettual­e di 21 anni: oltre alla Fenis CM , ecco il fantastico contenitor­e Carlino CM (il primo pezzo di Mollino, 1938) retto da un’unica gamba a puntale e con la presenza di un cassetto: pezzo che già esaltava Gio Ponti (ammiratore della prima ora di Mollino, il che è tutto dire). E poi lo specchio Milo CM (per Casa Miller, 1938) che riprende la silhouette seducente della Venere; la poltrona Ardea CM del 1946, con l’alto schienale che termina ripiegando­si verso l’interno e crea una dimensione appartata; il tavolo Reale CM del 1948, dalla complessa e architetto­nica struttura a cavalletto su cui poggia il piano in cristallo (è quello dell’asta, in sostanza); il tavolino Arabesco CM del 1949, miracoloso equilibrio tra le sagome curvate e intagliate della struttura e la trasparenz­a dei piani; lo scrittoio Cavour CM del 1949 e la poltrona Gilda CM del 1953, che riprende lo stile eclettico dell’autore: la struttura unisce le gambe anteriori e quelle posteriori attraverso il bracciolo. Elementi, tutti, di un genio inimitabil­e che torna tra noi: e non solo in foto o nei libri dei nostri scaffali ma, magari, “dal vero”, in un angolo prestigios­o, e ora reso unico, della nostra casa.

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In jazz. Per presentare il catalogo degli “omaggi” a Mollino (qui Milo e Carlino) Zanotta ha registrato una perfomance jazz al San Carlo di Torino, edificio disegnato dal maestro
 ??  ?? Reale. Il tavolo (del 1948) ha struttura in legno massello di rovere naturale o tinto nero oppure in legno massello di noce canaletto colore naturale. Proposto in 4 dimensioni
Reale. Il tavolo (del 1948) ha struttura in legno massello di rovere naturale o tinto nero oppure in legno massello di noce canaletto colore naturale. Proposto in 4 dimensioni

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