Mattarella: «Più solidarietà politica nella Ue»
Il messaggio del Colle a 70 anni della dichiarazione di Robert Schuman
Nonostante anche ieri sia stata una giornata di divisioni tra partiti sul Mes - dopo l’accordo all’Eurogruppo di venerdì - il messaggio del capo dello Stato sull’Europa va ascoltato su tutt’altre frequenze. Il piano non è quello del dibattito interno e del duello tra chiedere o no la nuova linea di credito per le spese sanitarie, ma è un voler ricordare la portata storica che ha avuto e ha il processo di integrazione arrivato - ora - a un punto di svolta. «È il momento, ineludibile, del rafforzamento della solidarietà politica dell'Unione», scrive Sergio Mattarella nel giorno dell’Europa ricordando come, il 9 maggio di 70 anni fa Robert Schuman «in una celebre dichiarazione immaginava un continente unito sul piano economico e in prospettiva sul piano politico». È arrivato quel tempo, sembra dire il capo dello Stato, che sebbene si tenga del tutto lontano dalle liti politiche di queste ore, colloca la rotta dell’Italia dentro quel progetto indicato da Schuman quando diceva che l’Unione «non potrà farsi una sola volta ma sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto». E in effetti il cantiere, adesso, è pienamente in attività. Risposte nuove che hanno spinto in avanti il progetto europeo e a queste sono seguite anche delle reazioni - per esempio la decisione della Corte costituzionale tedesca - che dimostrano come si sia davvero intrapresa una direzione diversa. L’Unione si è messa in cammino e, per Mattarella, l’Italia deve tenerle il passo e negoziare, compatta, «vigorose misure di risposta alla crisi e alle sue conseguenze». Alcune delle quali sono «già decise ma altre ancora sono da assumere». Ecco, se la pandemia ha posto i Paesi dell’Ue davanti a un bivio, tuttavia «non è in gioco solo la risposta alla crisi epidemica ma è un banco di prova fondamentale per il futuro dei nostri popoli». È come se il capo dello Stato considerasse questo come un momento storico da cui può arrivare la sconfitta o la vittoria dell'europeismo.
«Solo più Europa permetterà di affrontare in modo più efficace la pandemia, sfida di dimensioni realmente globali, sul piano della ricerca e della difesa della salute e sul piano della ripresa economica». Tesi molto distanti dal sovranismo che affida le soluzioni solo ai governi nazionali mentre dal suo punto di vista «saremmo tutti più in difficoltà se non potessimo disporre di quella necessaria rete di condivisione che lega i nostri popoli attraverso le istituzioni comuni». L’Europa sembra che adesso si sia risvegliata, spinta dall’impatto del coronavirus ma, dice Mattarella, anche voltandoci indietro, si vede che «in questi 70 anni si sono fatti progressi enormi» sulla scia di Schuman. «Ora, tessere le fila del nostro destino comune è un dovere al quale non possiamo sottrarci».