Mes e assistenzialismo, tensione Pd-M5S
I Dem all’attacco contro le richieste grilline di allargare i fondi per gli aiuti al reddito nel decreto Maggio. Anche Renzi interviene: devono cambiare i pesi. Nel mirino le commissioni
Il ricorso al Mes diventato “ultralight” che permettere al nostro Paese di usufruire subito di circa 36 miliardi di euro da destinare all’emergenza sanitaria, con il pressing di tutto il Pd per attivare il Fondo Salva-Stati e il no ancora granitico della maggioranza del M5s. Ma non solo. Ad incrinare i rapporti tra i due principali alleati, M5s e Pd, anche le misure del decreto maggio che potrebbe arrivare sul tavolo del Cdm forse già stasera.
I democratici, a partire dal capogoverno Dario Franc es chini, lamentano l’alto tasso di assistenzialismo messo in campo. Il punto è che mancano ancora all’ appello 6-7 miliardi( si veda pagina 2), e nessuno vuole ricorrere a qualche forma di condono. Nel mirino resta soprattutto il reddito di emergenza, su cui ancora non è stato trovatala quadra definitiva: i penta stellati vorrebbero farne uno strumento per implementare e rafforzare il reddito di cittadinanza, idem lo concepiscono come una misura di sostegno da erogare una tantum e legata all’ emergenza. Anche perché ilPd, inp rospetti va, vorrebbe rimettere mano alla misura simbolo del M5sslegan dola parte assistenziale da quella delle politiche del lavoro. Durante le ultime riunioni del governo Franceschini ha insistito molto sulla necessità dell’erogazione del Rem in un’unica soluzione («non possiamo dare a milioni di persone un assegno per qualche mese e poi togli erg le lo »). E il compromesso che si intravede-un assegno tra 500 e 800 euro mensili in due mensilità - lascia il Pd con l’amaro in bocca.
Ma è soprattutto l’ arroccamento del M5s sul Mesa innervosire la pattuglia de malgoverno, fin qui la stampella più robusta del premier. La battaglia è nel merito, con i pentastellati che devono fare i conti con la propaganda storica contro il Mes visto come la leva per l’ingresso della “troika” nel nostro Paese, ma anche sui tempi. Perché la strategia di Giuseppe Conte di legare l’eventuale utilizzo del Mes alla messa a punto del più consistente Reco veryFund in modo da portare in Parlamento il pacchetto completo nella speranza di ridurre al minimo le defezioni pentastellate in Senato si scontra con un dato di realtà: i 36 miliardi del Mes sono disponibili subito, mentre il Recovery Fund sarà utilizzabile se va bene solone i prossimi mesi. E con il decreto da 55 miliardi in arrivo l’Italia ha esaurito i margini di manovra .« DalM5sè tutto unno basato sull’ideologia e slegato dalla realtà, hanno proprio stufato », è lo sfogo a taccuini chiusi di più di unm in istrodem. Di contro il ricorso al Mes divide anche il centrodestra, con Forza Italia favorevole a differenza di Lega e Fratelli d’Italia, e dietro le quinte pone un problema non di poco conto anche a Matteo S al vini: il pressing dei governatori leghisti del Nord comincia a farsi sentire, dal momento che quei fondi servirebbero anche a rimettere in se stole provate sanità di Lombardia e Veneto.
Come se non bastasse, sulla strada di Conte resta la mina di Italia Viva. Anche se la minaccia di votare la sfiducia della Lega al Guardasigilli Alfonso Bonafede sembra rientrata, resta la richiesta di maggiore ascolto sui temi a partire dal Piano shock per sbloccare oltre 100 miliardi e far ripartire i cantieri. Ma anche la richiesta di un «maggior peso», come ha avuto modo di dire lo stesso Matteo Renzi riunendo ieri i parlamentari e i delegati regionali di Iv. L’ex premier non punta tanto a un rimpasto quanto a una migliore rappresentanza in Parlamento: «Abbiano 17 senatori, la metà di quanto ne ha il Pd». L’obiettivo è insomma il rinnovo delle presidenze delle commissioni previsto a giugno, oltre alle nomine ancora in cantiere.
La strategia di Conte sarebbe quella di legare l’eventuale utilizzo del Mes alla messa a punto del Recovery Fund
L’Italia deve negoziare «vigorose misure di risposta alla crisi e alle sue conseguenze»