Le app regionali spiazzano Immuni
Le iniziative locali spuntano in parallelo con l’applicazione scelta dal Governo Anche gli altri Paesi europei al lavoro per individuare soluzioni digitali anti pandemia
Al momento l’unica certezza è che «Immuni», la app governativa di tracciamento anticontagi, sarà in buona compagnia. Diversi Paesi europei si stanno muovendo per trovare soluzioni analoghe e qualcuno ci è già riuscito (si vedano le schede a fianco). Si tratterà di vedere se le applicazioni individuate saranno interoperabili, come raccomandato dalle linee guida del Comitato europeo per la protezione dei dati. Il nostro Paese, però, ha anche un problema di affollamento di app regionali, insieme alle quali Immuni - se e quando arriverà- dovrà lavorare fianco a fianco. Con il rischio di creare, dopo quello delle delibere, il caos delle app.
Questo nonostante il Garante della privacy italiano abbia chiesto di non procedere in ordine sparso. Lo ha fatto da ultimo con il parere sulla norma del decreto legge 28 di fine aprile (il Dl Giustizia). L’Autorità ha dato il via libera alla nuova disposizione, ma ha auspicato che «tale misura sia idonea anche a superare il proliferare di iniziative analoghe in ambito pubblico, difficilmente compatibili con il quadro giuridico vigente».
Invece si continua a registrare un doppio fronte: nazionale e regionale. Per quanto riguarda il primo, il Dl Giustizia ha, con una bizzarra inversione dei tempi, costruito il perimetro giuridico della app già scelta dal Governo. Prima è arrivata Immuni e poi le regole a cui dovrà sottostare. Ovvero: niente geolocalizzazione; nessuna limitazione per chi non la scarica; uso di dati anonimi o pseudonimizzati e solo per finalità di sanità pubblica, profilassi, statistica o ricerca scientifica (il titolare del trattamento è il ministero della Sanità); tempi di conservazione delle informazioni ben definiti (al massimo fino al 31 dicembre).
Il Dl sottolinea l’unicità della piattaforma a livello nazionale - che deve essere pubblica e la sua gestione è affidata a Sogei - ma non si spinge a mettere in quarantena le altre applicazioni locali. Su quest’ultimo versante il quadro è piuttosto variegato. Tenendo conto che la situazione è in continua evoluzione, si possono individuare diversi filoni di intervento. Sulle app di tracciamento si stanno muovendo il Friuli Venezia Giulia, l’Umbria , la Liguria e anche la Sardegna, l’unica al momento ad aver interpellato il Garante della privacy. La Lombardia ha implementato la app «AllertaOm», nata per gli alert della Protezione civile, con funzionalità connesse all’emergenza sanitaria (per esempio, individuazione di focolai, analisi statistiche ed epidemiologiche). In Sicilia c’è «SiciliaSiCura» pensata soprattutto per i contagiati asintomatici arrivati sull’isola. Basilicata, Lazio, provincia di Trento, Valle d’Aosta e Toscana si sono concentrate sulle app di diagnosi e cura (per esempio, i servizi di telemedicina).
Una multiformità di interventi che si porta dietro vari problemi: la tutela della privacy, la possibile cannibalizzazione” delle app (se scarico quella regionale posso lasciar perdere Immuni, con riduzione dei margini di efficienza di quest’ultima), l’interoperabilità delle soluzioni proposte. Con buona pace dell’unicità della app nazionale.
Il Garante privacy ha più volte raccomandato di evitare la proliferazione delle misure
Sui sistemi come quello nazionale si stanno muovendo Friuli Venezia Giulia, Umbria, Liguria e Sardegna