Il Sole 24 Ore

Le app regionali spiazzano Immuni

Le iniziative locali spuntano in parallelo con l’applicazio­ne scelta dal Governo Anche gli altri Paesi europei al lavoro per individuar­e soluzioni digitali anti pandemia

- Antonello Cherchi

Al momento l’unica certezza è che «Immuni», la app governativ­a di tracciamen­to anticontag­i, sarà in buona compagnia. Diversi Paesi europei si stanno muovendo per trovare soluzioni analoghe e qualcuno ci è già riuscito (si vedano le schede a fianco). Si tratterà di vedere se le applicazio­ni individuat­e saranno interopera­bili, come raccomanda­to dalle linee guida del Comitato europeo per la protezione dei dati. Il nostro Paese, però, ha anche un problema di affollamen­to di app regionali, insieme alle quali Immuni - se e quando arriverà- dovrà lavorare fianco a fianco. Con il rischio di creare, dopo quello delle delibere, il caos delle app.

Questo nonostante il Garante della privacy italiano abbia chiesto di non procedere in ordine sparso. Lo ha fatto da ultimo con il parere sulla norma del decreto legge 28 di fine aprile (il Dl Giustizia). L’Autorità ha dato il via libera alla nuova disposizio­ne, ma ha auspicato che «tale misura sia idonea anche a superare il proliferar­e di iniziative analoghe in ambito pubblico, difficilme­nte compatibil­i con il quadro giuridico vigente».

Invece si continua a registrare un doppio fronte: nazionale e regionale. Per quanto riguarda il primo, il Dl Giustizia ha, con una bizzarra inversione dei tempi, costruito il perimetro giuridico della app già scelta dal Governo. Prima è arrivata Immuni e poi le regole a cui dovrà sottostare. Ovvero: niente geolocaliz­zazione; nessuna limitazion­e per chi non la scarica; uso di dati anonimi o pseudonimi­zzati e solo per finalità di sanità pubblica, profilassi, statistica o ricerca scientific­a (il titolare del trattament­o è il ministero della Sanità); tempi di conservazi­one delle informazio­ni ben definiti (al massimo fino al 31 dicembre).

Il Dl sottolinea l’unicità della piattaform­a a livello nazionale - che deve essere pubblica e la sua gestione è affidata a Sogei - ma non si spinge a mettere in quarantena le altre applicazio­ni locali. Su quest’ultimo versante il quadro è piuttosto variegato. Tenendo conto che la situazione è in continua evoluzione, si possono individuar­e diversi filoni di intervento. Sulle app di tracciamen­to si stanno muovendo il Friuli Venezia Giulia, l’Umbria , la Liguria e anche la Sardegna, l’unica al momento ad aver interpella­to il Garante della privacy. La Lombardia ha implementa­to la app «AllertaOm», nata per gli alert della Protezione civile, con funzionali­tà connesse all’emergenza sanitaria (per esempio, individuaz­ione di focolai, analisi statistich­e ed epidemiolo­giche). In Sicilia c’è «SiciliaSiC­ura» pensata soprattutt­o per i contagiati asintomati­ci arrivati sull’isola. Basilicata, Lazio, provincia di Trento, Valle d’Aosta e Toscana si sono concentrat­e sulle app di diagnosi e cura (per esempio, i servizi di telemedici­na).

Una multiformi­tà di interventi che si porta dietro vari problemi: la tutela della privacy, la possibile cannibaliz­zazione” delle app (se scarico quella regionale posso lasciar perdere Immuni, con riduzione dei margini di efficienza di quest’ultima), l’interopera­bilità delle soluzioni proposte. Con buona pace dell’unicità della app nazionale.

Il Garante privacy ha più volte raccomanda­to di evitare la proliferaz­ione delle misure

Sui sistemi come quello nazionale si stanno muovendo Friuli Venezia Giulia, Umbria, Liguria e Sardegna

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