Hot Form, la plastica non è mai stata così “buona”
Sostenibilità, dedizione, competenza, flessibilità e la creazione di un circuito interno virtuoso sono gli ingredienti alla base di una storia di eccellenza
«La plastica? È un prodotto che se trattato con competenza e intelligenza fa bene, evita lo spreco e i rischi sanitari, e non solo per l’industria alimentare. Sarebbe ora di cessarne la demonizzazione e di promuoverne invece il riciclo».
A parlare è Giorgio Bonotto della Bonotto & Partners, lo Studio che ha curato il progetto e il piano di ristrutturazione patrimoniale e finanziaria dell’azienda. Nel 2018 la famiglia Bonotto ha rilevato la Hot Form, storica azienda leader nello stampaggio di materiali termoplastici per contenitori alimentari, disegnando e attuando in tempi molto brevi, e unitamente a un rinnovato e giovane Management aziendale, un ambizioso quanto efficace piano di risanamento finanziario, economico e ora industriale.
«Molte competenze c’erano già in azienda precisa Giorgio Bonotto - noi abbiamo semplicemente creduto in quella competenza e nel prodotto apportando delle grandi modifiche nell’organizzazione, nella gestione e nel controllo della gestione stessa, inserendo altresì delle giovani figure competenti e molto motivate ai vertici aziendali. Valorizzazione delle competenze esistenti e inserimento di nuove risorse giovani e competenti è stata la principale ragione del positivo risultato ottenuto. Basti considerare che oggi il CDA è una formidabile sinergia di figure dalla comprovata esperienza e di voci nuove ma molto preparate.
Circa il core business di Hot Form è bene fare una premessa importante: il prodotto non si qualifica sul mercato perché dotato di funzioni particolari rispetto alla concorrenza, pur essendo un prodotto rispettoso di elevati standard qualitativi, bensì perché dietro c’è una realtà imprenditoriale seria, dinamica, rispettosa dell’ambiente, che utilizza processi produttivi moderni e all’avanguardia e, principalmente, fatta di persone rispettose delle “regole” che lavorano con passione ed entusiasmo».
Hot Form, leader sul mercato nazionale ed europeo, esporta in 43 Paesi UE ed extra UE, anche nella penisola arabica dove è presente da 20 anni, e progetta e produce internamente stampi standard e su commessa grazie a un processo produttivo che rientra nel sistema di gestione qualità BRC PACKAGING certificato DNVGL ISO9001, avvalendosi di robotica moderna e di linee altamente automatizzate, oltre che di un laboratorio all’avanguardia che, con procedure puntuali e tecnologiche, controlla costantemente la qualità dei materiali in entrata e quella dei materiali prodotti. Negli ultimi anni l’azienda si è specializzata nell’estrusione di PET che, oltre a soddisfare il fabbisogno interno, crea un circuito virtuoso a loop chiuso che permette il riutilizzo degli sfridi di produzione, dai quali si ricava un PET riciclabile al 100% e riciclato al 90% (presto il 100%).
«La sostenibilità per noi è importante - prosegue la direzione dell’azienda - non è solo un fattore di competitività, ma si lega alla profonda convinzione che ognuno debba fare la propria parte nel lasciare un’impronta sostenibile sul pianeta. La mission di Hot Form è da più di 40 anni quella di preservare e proteggere gli alimenti, e oggi l’abbiamo estesa anche all’ambiente, investendo in ricerca e innovazione e sviluppando così un animo green dalle elevate prestazioni».
Già nel 2011 Hot Form inaugura uno stabilimento a Tombolo, in provincia di Padova, di 20mila metri quadrati, molto innovativo, e caratterizzato da un impianto di trigenerazione per l’autoproduzione combinata di energia elettrica frigorifera, grazie a un motore endotermico alimentato a gas naturale. L’energia eccedente viene ceduta alla rete elettrica nazionale, quella frigorifera impiegata nel processo produttivo e quella termica per il riscaldamento.
Un esempio pratico? Hot Form evita l’immissione di circa 1650 tonnellate all’anno di CO2, vale a dire l’equivalente assorbito da 35.870 alberi, pari a circa 120 ettari alberati di terreno.
«Ovviamente questo non è il traguardo, bensì uno dei traguardi - ammette con entusiasmo Giorgio Bonotto - il nostro obiettivo è infatti quello di arrivare a utilizzare PET riciclato al 100% con un processo certificato da EFSA
(European Food Safe Authority ndr) che prevede la decontaminazione del materiale per il contatto con gli alimenti. Questa specifica vision, ovvero quella di puntare all’utilizzo di materiale riciclato al 100%, dovrebbe costituire uno stimolo per tutti gli Organismi Istituzionali affinché vengano promosse politiche di incremento della riciclabilità, ma affinché soprattutto si cessi di demonizzare l’utilizzo della plastica o, ancor peggio, di inibirne la produzione con tasse e normative».