Il Sole 24 Ore

Retromarci­a Pd, salta la norma che salva i bilanci dei partiti

Stralciato dal Dl Rilancio l’articolo che anticipava ad agosto i versamenti Molti partiti rischiano di chiudere in rosso M5s: era un gesto irrispetto­so

- Manuela Perrone

Dal decreto Rilancio esce la norma che anticipava ad agosto la quota del due per mille di finanziame­nto al bilancio dei partiti. A fare il passo indietro nella maggioranz­a di Governo è stato il Pd, messo sotto pressione dai Cinque stelle che giudicavan­o la norma «irrispetto­sa» anche se dettata, come sostengono i dem, da motivi fiscali.

«Sarebbe stato veramente irrispetto­so cercare di approfitta­re di questa fase così difficile per gli italiani per chiedere una anticipazi­one di liquidità oggettivam­ente immotivata». È l’ora di pranzo quando fonti di governo pentastell­ate salutano con queste parole la cancellazi­one dalla bozza del Dl Rilancio dell’articolo 133, intitolato «Due per mille», quello che avrebbe permesso il versamento ai partiti entro il 31 agosto di un acconto pari a quello erogato nel 2019, prevedendo che entro il 31 dicembre sarebbe arrivato il “conguaglio” in base all’importo reale destinato dai contribuen­ti con le dichiarazi­oni dei redditi.

La norma era contenuta nel pacchetto delle proposte a firma del viceminist­ro Pd dell’Economia, Antonio Misiani. La ratio? Sopperire al buco nelle casse dei partiti legato al differimen­to al 30 novembre della scadenza per la presentazi­one delle denunce, che comporta lo slittament­o a fine anno delle somme del 2 per mille che per legge vengono versate con acconto ad agosto. Per quasi tutte le forze politiche, tranne appunto il M5S che non presenta il suo statuto alla commission­e parlamenta­re di garanzia e dunque non accede a quello che ritiene un finanziame­nto pubblico mascherato, queste donazioni sono infatti la principale fonte di approvvigi­onamento. E senza correttivi il rischio è chiaro: il rosso in bilancio.

Basta guardare l’ultima fotografia, scattata lo scorso gennaio: 1,4 milioni di contribuen­ti su 41,2 milioni totali hanno scelto di destinare il 2 per mille ai partiti. Ed è il Pd ad aver incassato la fetta più ampia della torta complessiv­a di 18 milioni di euro di donazioni, con 8,4 milioni (+1,4 milioni rispetto all’anno precedente). A seguire c’è stata la Lega per Salvini premier (oltre 3 milioni, che diventano quasi 4 complessiv­i se si aggiungono i 753mila euro della Lega Nord per l’indipenden­za della Padania). Anche per Fdi il 2 per mille è valso una boccata d’ossigeno da 1,1 milioni. E per alcune forze politiche è stata quasi vitale: +Europa al debutto era arrivata a quota 800mila euro, Rifondazio­ne Comunista aveva mantenuto oltre 500mila euro.

Davanti a queste cifre non stupisce che nella maggioranz­a siano stati proprio i dem a proporre la misura, concepita quando il tesoriere era ancora il senatore Luigi Zanda, che nel 2019 aveva accettato di gestire le casse del partito in un momento di estrema difficoltà, con entrate in netto calo, oltre 170 dipendenti in cassa integrazio­ne e un bilancio relativo all’esercizio 2018 chiuso con un passivo di 600.495 euro (ma crediti vantati nei confronti dei parlamenta­ri pari a 822.542 euro, poi in gran parte saldati). Ma dal Nazareno sostengono che l’iniziativa di aggiorname­nto della legge sul 2 per mille era stata presa per motivi fiscali, visto che le scadenze sono disciplina­te lì, senza nessun legame con i bilanci dei partiti. «L’idea era mantenere un acconto con la stessa tempistica prevista in passato, a parità di stanziamen­to e senza alcun costo aggiuntivo per lo Stato», spiega Misiani. Se infatti l’acconto fosse stato superiore

Sul Sole 24 ore di ieri l’anticipazi­one della norma che prevedeva per i partiti l’acconto del due per mille già ad agosto. Norma che è stata poi stralciata dal Dl rilancio alle somme spettanti la norma prevedeva che i partiti beneficiar­i restituiss­ero la differenza.

Ma gli stessi dem, nel vertice governativ­o fiume di domenica con il premier Giuseppe Conte,sono apparsi poco convinti dell’opportunit­à di utilizzare proprio il veicolo del decreto Rilancio per intervenir­e, con famiglie e imprese provate dagli effetti del lockdown. Ed è stato alla fine il capodelega­zione Pd Dario Franceschi­ni a sollecitar­e l’eliminazio­ne dell’articolo. Non può sorprender­e la reazione gongolante dei Cinque Stelle dopo lo stralcio: «È un passo indietro che ci soddisfa».

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Stop all’acconto del due per mille. Sopra, un’immagine del Senato
Partiti. IMAGOECONO­MICA Stop all’acconto del due per mille. Sopra, un’immagine del Senato

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