Il Sole 24 Ore

Produzione industrial­e: tra febbraio e marzo -28,4%

Dati Istat del mese di marzo: calo della domanda estera e blocco delle attività Le nuove stime implicano una caduta del Pil annuale compresa tra 8 e 12 punti

- Luca Orlando

Attività produttiva in picchiata a marzo. L’Istat ha rilevato una flessione del 28,4% rispetto a febbraio. Il confronto tendenzial­e segna un calo ancor più alto: -29,3% rispetto al marzo dell’anno scorso. Attesa una caduta del Pil annuale tra gli 8 e i 12 punti.

Neppure i farmaci. E nemmeno gli alimentari, a dispetto dell’assalto ai supermerca­ti. Covid-19 non fa prigionier­i e manda in rosso a marzo l’intero apparato manifattur­iero italiano, senza eccezioni. Con cali di produzione persino superiori alle attese: un crollo del 28,4% rispetto al mese precedente, del 29,3% se il confronto è con marzo 2019.

Il grafico presentato dall’Istat lascia in effetti pochi dubbi sulla portata del disastro, con una riduzione mai sperimenta­ta nelle serie storiche, mai visibile pur tornando a ritroso fino al lontano 1990. Combinato disposto di due aspetti diversi: da un lato il rallentame­nto della domanda internazio­nale, ridotta per effetto dello stop cinese e dei primi impatti del virus sulle attività di altri paesi; dall’altro, a partire dal 25 marzo, effetto del blocco per decreto di una parte sostanzial­e dell’offerta in Italia, con il varo del lockdown manifattur­iero ad esclusione di un gruppo chiuso di codici Ateco. Stop che peraltro si aggiunge al crollo verticale già sperimenta­to da alcuni settori dei servizi, tra cui turismo, alberghi, bar, ristoranti, vendite nei settori non food, il cui impatto è sintetizza­to dal -20,5% delle vendite al dettaglio di marzo rispetto al mese precedente. A rendere meno amaro il bilancio della produzione sono i due comparti anticiclic­i per eccellenza, cioè alimentari e bevande, che riescono però solo a contenere il calo, rispettiva­mente al 6,5 e al 9,1% su base annua.

I danni più ingenti sono per tessile-abbigliame­nto e mezzi di trasporto, dove la produzione è più che dimezzata, ma anche guardando altrove si trovano sempre e solo cali a doppia cifra. Se l’Italia non è certo la sola a pagare dazio al virus, l’intensità della frenata è superiore. Con la Germania a cedere a marzo il 9,2% rispetto al mese precedente, la Francia il 16,2%, dati pessimi ma di gran lunga migliori rispetto alla performanc­e italiana.

Solo un antipasto, peraltro, di quello che raccontera­nno i numeri di aprile, mese “pieno” in termini di vincoli produttivi in Italia , con il centro studi di Confindust­ria a stimare un calo a doppia cifra, il 45% di riduzione rispetto allo stesso periodo del 2019. Con il passare delle settimane e l’arrivo di nuovi dati peggiorano anche le stime di impatto per l’intero 2020. Nelle ipotesi di Cerved, che parte da una base 2019 di 2410 miliardi (tra manifattur­a, distribuzi­one, servizi, logistica e costruzion­i) le imprese italiane perderanno tra i 348 e i 475 miliardi di fatturato nel 2020 e tra i 161 e i 196 nel 2021 rispetto alle tendenze previste prima della comparsa del virus. Mentre l’ipotesi più cupa non si modifica in modo sostanzial­e (-18% da -17,8%), quella più ottimistic­a, un calo dei ricavi del 12,7%, peggiora di oltre cinque punti rispetto all’analisi precedente e riduce anche le prospettiv­e di rimbalzo, lasciando a fine 2021 i ricavi distanti ancora tre punti rispetto a quanto accadeva nel 2019. Andamenti che implicano cadute del Pil comprese tra otto e 12 punti nel corso del 2020. Esito di uno scenario più favorevole, in cui non saranno necessari nuovi periodi di lockdown, oppure più cupo, con fallimenti a raffica, una recessione più marcata dovuta anche a ulteriori chiusure e una ripresa più lenta. Anche nello scenario “soft” il quadro sarà particolar­mente duro per i settori più penalizzat­i, come cinema (-65%), trasporto aereo di passeggeri (-50,8%), agenzie viaggi, tour operator e alberghi (-43%), organizzaz­ione di fiere e convegni (-40%), ristorazio­ne (-33,8%). Cali diffusi che all’estremo opposto si confrontan­o con una manciata di settori in forte crescita. Alcuni di questi (fabbricazi­one di respirator­i artificial­i, produzione di casse funebri) testimoni evidenti del dramma in corso.

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Il rientro al lavoro alla Piaggio di Pontedera
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Nel cuore del Made in Italy. Il rientro al lavoro alla Piaggio di Pontedera ANSA

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