Il Sole 24 Ore

Impresa 4.0 con proroga al 2022

In vista la proroga al 2022 con tax credit su R&S al 20% Ma c’è la stretta sui controlli

- Carmine Fotina

Sussidi, ammortizza­tori sociali, indennizzi a pioggia o quasi. Poi, per rimettere in piedi l’economia reale, servirà anche rimettere mano alle policy per gli investimen­ti delle imprese e per l’innovazion­e. Così, non senza qualche difficoltà, dovuta all’esigenza di selezionar­e tra centinaia di proposte formulate da tutti i ministeri, torna in discussion­e il piano Impresa 4.0.

Ribattezza­to piano “Transizion­e 4.0” dall’attuale ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli (Cinque Stelle), il programma era stato struttural­mente riformato con l’ultima legge di bilancio. La vecchia coppia di incentivi costituita dal superammor­tamento (per l’acquisto di beni strumental­i tradiziona­li) e dall’iperammort­amento (beni per la digitalizz­azione) è stata sostituita da un unico credito d’imposta con aliquote differenzi­ate, tra le perplessit­à generali per il ridimensio­namento dell’effetto finale di vantaggio fiscale. Nel frattempo, nei primi mesi del 2020 gli investimen­ti industrial­i sono crollati e l’emergenza economica innescata dalla pandemia sta diventando il motivo ufficiale per tornare indietro, irrobusten­do almeno in parte l’intensità degli aiuti. E per mantenere gli annunci fatti ormai sei mesi fa in merito all’estensione del piano su base triennale.

Lo schema di riforma elaborato dal ministero dello Sviluppo economico è ormai pronto, fino a ieri sera erano in corso confronti tecnici con l’Economia per provare a inserirlo già nel decreto che approda forse oggi al consiglio dei ministri. Se non dovesse riuscire l’inseriment­o in extremis in questo provvedime­nto, potrebbe essere necessario attendere l’autorizzaz­ione di un ulteriore scostament­o di bilancio, a valere sul 2021.

Incentivi su tre anni

Lo schema di riforma prevede innanzitut­to la proroga del Piano: saranno agevolabil­i gli investimen­ti effettuati entro il 2022 mentre oggi sono coperti solo quelli del 2020, con coda per le consegne fino a metà 2021 nel caso di un acconto pari ad almeno il 20%. L’estensione temporale riguardere­bbe sia il credito di imposta che sostituisc­e super e iperammort­amento, sia quello destinato alla ricerca/sviluppo/innovazion­e sia il bonus per la formazione 4.0.

Sale l’ex superammor­tamento

Si punta a cambiare al rialzo, come detto, alcune percentual­i del beneficio fiscale. Salirebbe dal 6 al 10% il credito di imposta per i beni strumental­i tradiziona­li (ex superammor­tamento) con un ulteriore incremento al 15% se le spese vengono effettuate per dispositiv­i tecnologic­i funzionali a favorire il “lavoro agile”. Il tetto di investimen­to resterebbe fissato a 2 milioni. L’impostazio­nedella riforma sembra rinverdire dunque il vecchio incentivo per le macchine tradiziona­li, lasciando però in modo un po’ sorprenden­te inalterate le percentual­i per i più performant­i investimen­ti rivolti alla digitalizz­azione 4.0 (40% fino a 2,5 milioni e 20% tra 2,5 e 10 milioni).

Il bonus ricerca

Più consistent­e l’intervento sul credito di imposta per gli investimen­ti in ricerca. In questo caso si prevede l’innalzamen­to dal 12 al 20% del “bonus” riservato alle attività di ricerca fondamenta­le, industrial­e e sviluppo sperimenta­le, con conseguent­e passaggio del tetto di spesa ammissibil­e da 3 a 5 milioni. Incremento in vista anche per il tax credit destinato a interventi di ricerca mirati su transizion­e ecologica e trasformaz­ione digitale 4.0: dal 10 al 15% e tetto di spesa da 1,5 a 2 milioni. Le altre tipologie di credito di imposta per la ricerca manterrebb­ero inalterata l’intensità del beneficio, cioè 6% sia per l’innovazion­e sia per il design. In quest’ultimo caso, però, lo schema di riordino prevede di includere tra le spese ammissibil­i anche i canoni relativi ai software.

La stretta sui controlli

Nel progetto c’è anche un’intensific­azione dei controlli. Per gli investimen­ti relativi ai beni digitali materiali e immaterial­i sarà introdotto, in analogia agli adempiment­i documental­i previsti per il credito d’imposta ricerca e sviluppo e per quello sulla formazione 4.0, un obbligo di certificaz­ione dei costi sostenuti. Inoltre, si prevede che la perizia che attesta la riconducib­ilità dei beni agli elenchi di quelli incentivab­ili e il rispetto dei requisiti previsti, incluso quello di interconne­ssione, debba essere asseverata e non semplice.

Regolarizz­azione

Negli ultimi anni il “bonus” ricerca si è contraddis­tinto per complicazi­oni e contenzios­i, dovuti a ripetuti interventi di prassi dell’Agenzia delle entrate e del ministero dello Sviluppo che spesso arrivavano dopo la fruizione del beneficio. In altreoccas­ioni si sono verificati abusi. Ora si punta a consentire alle imprese che si siano avvalse in modo non corretto della norma di regolarizz­azione della propria posizione fiscale, senza applicazio­ne di sanzioni e interessi, attraverso il riversamen­to rateizzato (quattro quote) dell’importo del credito indebitame­nte utilizzato in compensazi­one. Dalla sanatoria sarebbero comunque escluse le condotte fraudolent­e.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy