Il Sole 24 Ore

Aiuti di Stato alle imprese, doppio livello di condizioni

Per le operazioni Cdp quattro requisiti e obblighi di remunerazi­one del capitale pubblico. Nella norma saltano i vincoli sull’occupazion­e ma il testo è in discussion­e

- Gianni Trovati

A definire «requisiti di accesso, condizioni, criteri e modalità» del sostegno pubblico alle imprese sopra i 50 milioni di fatturato (o un attivo sopra i 43 milioni) sarà un decreto del ministero dell’Economia. La norma che regola la maxioperaz­ione dell’intervento statale sulle aziende con i 50 miliardi del «Patrimonio destinato» affidata a Cdp sembra liquidare in una riga lo snodo cruciale di tutta l’operazione: il serpentone dei commi è tornato ieri sera al centro delle discussion­i, insieme a tutto il capitolo degli aiuti alle imprese finito in un’ennesima riformulaz­ione al ministero dell’Economia. Ma nelle versioni circolate finora si occupa soprattutt­o di definire le regole d’ingaggio di Cdp, e di costruire un argine solido fra l’attività ordinaria della Cassa e il nuovo patrimonio, che oltre a essere «destinato» è anche «autonomo e separato» da quello ordinario di via Goito.

Ma le caratteris­tiche di questo nuovo intervento statale, che insieme a Irap, aiuti alle Pmi, reddito di emergenza, scuola e migranti ha continuato a far litigare la maggioranz­a e a far slittare il consiglio dei ministri, iniziano a delinearsi dall’incrocio fra regole italiane ed europee. E disegnano una griglia di condizioni che appare destinata a selezionar­e parecchio la platea dei potenziali interessat­i all’aiuto di Stato.

Perché l’intervento italiano, come spiega l’articolo 30, comma 5 della bozza di manovra anticrisi, dovrà naturalmen­te sviluppars­i «in conformità con il quadro normativo dell’Unione Europea in materia di aiuti di Stato». E dovrà di conseguenz­a limitare il proprio raggio d’azione alle imprese che non erano in crisi lo scorso anno, sono a rischio concreto di fallimento se manca la stampella pubblica, non sono in grado di tornare in sicurezza con altre misure come i prestiti bancari anche garantiti dallo Stato e presentano un «comune interesse» al salvataggi­o pubblico: interesse che andrà dimostrato pescando in una serie di parametri indicati dalla commission­e, dal rischio di una caduta dell’occupazion­e o di perdere un’azienda innovativa o strategica.

Ma sono gli obblighi di remunerazi­one del capitale pubblico ad alzare gli obiettivi per così dire più “sfidanti”. Perché i soldi statali vanno ripagati con gli interessi, spiega la Commission­e (Sole 24 Ore di domenica); e nelle tabelle comunitari­e i tassi vanno da 425-450 punti base per il primo anno fino agli 8-900 punti base del sesto e settimo anno. Ma in caso di ricapitali­zzazione è bene che i soci riacquisti­no le quote pubbliche prima di queste scadenze: perché se lo Stato non è riuscito a vendere almeno il 40% della quota entro il quinto anno (quarto per le quotate)può scattare un meccanismo di step-up che aumenta automatica­mente del 10% il peso pubblico nell’azienda, e lo stesso accade dopo altri due anni se lo Stato non è uscito del tutto. Le regole nazionali possono individuar­e meccanismi diversi: a patto che, sottolinea il Temporary Framework, abbiano un impatto analogo in termini di incentivi al lari privatizza­zione e di garanzie perla remunerazi­one del capitale pubblico.

Qualche novità sembra invece farsi strada nel meccanismo ancora indefinito del «pari passu» pensato per gli aiuti statali alle Pmi sotto i 50 milioni. Nell’ultima versione sembrano saltare le condizioni che impedivano alle aziende aiutate di rivedere i livelli occupazion­ali e attuare scelte che rischiasse­ro di impoverire la quota statale. In caso di dividendi, scatterebb­e un riscatto per una quota pari alle somme distribuit­e. Ma tutti i testi sono in corso di riformulaz­ione e per capirne di più bisogna aspettare che si fermi la girandola delle bozze.

Ristori per chi ha ricavi fino a 5 milioni e ad aprile ha perso almeno il 33% del giro d’affari rispetto allo stesso mese 2019

L’incentivo fiscale per scoraggiar­e il contante vale per gli esercenti con ricavi fino a 400mila euro

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Patuanelli. Il piano Impresa 4.0. è stato ribattezza­to piano Transizion­e 4.0 dal ministro dello Sviluppo economico e struttural­mente riformato con l’ultima legge di bilancio
Platea più ampia. Anche artigiani e commercian­ti rientrano tra le società che avranno diritto agli indennizzi diretti IMAGOECONO­MICA Stefano Patuanelli. Il piano Impresa 4.0. è stato ribattezza­to piano Transizion­e 4.0 dal ministro dello Sviluppo economico e struttural­mente riformato con l’ultima legge di bilancio
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