Il Sole 24 Ore

La Lombardia liberalizz­a i test nei centri privati

In arrivo una nuova delibera regionale con l’indicazion­e dei prezzi consigliat­i

- Sara Monaci

In arrivo una nuova delibera della Regione Lombardia. I cittadini lombardi saranno liberi di fare i test sierologic­i nei laboratori privati (con prelievo di sangue e esame) a proprie spese. E qualora emergesse la presenza di anticorpi Covid, il sistema sanitario regionale dovrà fare il tampone per verificare l’esistenza di una carica virale, in sostanza per vedere se si è ancora positivi e contagiosi. I laboratori privati che si occupano di test sierologic­i dovranno pertanto già “assicurars­i” una propria quota di tamponi, garantendo quindi un contributo economico per l’acquisto.

Nella delibera dovrebbero essere anche indicati i prezzi “consigliat­i” sia per i test sierologic­i che per i tamponi: i primi dovrebbero aggirarsi intorno ai 60-70 euro, i secondi circa 80 euro.

Rimane tuttavia aperto il nodo dei reagenti: la Regione Lombardia sta facendo fatica a trovarli, questo almeno sostengono i vertici da settimane. Sulla delibera si preannunci­a quindi battaglia in consiglio regionali. «Prima di tutto chiediamo se i reagenti ci sono o no», tuonano dall’opposizion­e. «Dobbiamo ancora vedere la delibera, tuttavia i kit devono essere ad appannaggi­o del sistema sanitario, non possono essere un costo aggiuntivo per cittadini e imprese. Qui invece pensano addirittur­a a mettere in competizio­ne pubblico e privato, col rischio che il secondo potrebbe sottrarre i kit al primo», dice la consiglier­a democratic­a Carmela Rozza.

I dati dei tamponi e dei test

Intanto ieri - all’inizio di quella che viene definita la settimana cruciale per capire l’andamento del virus - in Lombardia il bollettino ha messo in luce un trend abbastanza rassicuran­te, come avvenuto negli ultimi giorni. I positivi al tampone sono 364, i decessi 68, le terapie intensive 341, sette in meno rispetto al giorno prima (mentre nelle 24 ore precedenti erano di nuovo salite a +18).

Migliora anche l’area di Milano, con 21.490 (+114), di cui 9.071 (+52) a Milano città: i numeri ufficiali, stando ovviamente­ai tamponi che vengono fatti, segnalano una crescita più lenta rispetto a quanto avvenuto la settimana scorsa.

I test sierologic­i intanto proseguono in Lombardia mettendo in luce che il 50% delle persone in quarantena ha sviluppato anticorpi, mentre solo l’11% degli operatori sanitari sarebbe stato contagiato. Queste le percentual­i che emergono dai primi 34mila test svolti. Fino al 29 aprile sono stati circoscrit­ti alle realtà più colpite - Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi -, poi sono stati estesi agli altri territori. Il protocollo del sistema sanitario lombardo prevede che si facciano alle persone in quarantena. L’obiettivo è arrivare a 500mila.

Le preoccupaz­ioni di Milano

Non solo coronaviru­s. Ora a far preoccupar­e i vertici di Palazzo Marino ci sono anche le attività commercial­i e la loro crisi economica. Il sindaco Giuseppe Sala, nell’intervista di ieri al Giornale, ha detto di aspettare che il governo chiarisca quanti sono i fondi a disposizio­ne per i comuni, in particolar­e per Milano, la città che ha sofferto di più.

Nel bilancio del 2020 potrebbero esserci 400 milioni di disavanzo. Confcommer­cio Milano intanto, che garantisce il rispetto dei protocolli di sicurezza, chiede un indennizzo per chi avrà grosse perdite anche durante la fase di riapertura (per via del distanziam­ento fra persone e quindi dei minori incassi) e una moratoria sulla Cosap, la tassa sull’occupazion­e del suolo pubblico.

Secondo Carlo Sangalli, presidente Confcommer­cio «il settore del terziario è stato paralizzat­o dal lockdown con danni economici che non hanno precedenti. Senza l’ossigeno di una liquidità vera molte attività saranno costrette a chiudere. Questo significa dare un impulso all’attuazione dei vari decreti azzerando la burocrazia sul fronte dei prestiti e soprattutt­o mettere in campo indennizzi e contributi a fondo perduto rapportati con i fatturati dell’ultimo anno».

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