La Lombardia liberalizza i test nei centri privati
In arrivo una nuova delibera regionale con l’indicazione dei prezzi consigliati
In arrivo una nuova delibera della Regione Lombardia. I cittadini lombardi saranno liberi di fare i test sierologici nei laboratori privati (con prelievo di sangue e esame) a proprie spese. E qualora emergesse la presenza di anticorpi Covid, il sistema sanitario regionale dovrà fare il tampone per verificare l’esistenza di una carica virale, in sostanza per vedere se si è ancora positivi e contagiosi. I laboratori privati che si occupano di test sierologici dovranno pertanto già “assicurarsi” una propria quota di tamponi, garantendo quindi un contributo economico per l’acquisto.
Nella delibera dovrebbero essere anche indicati i prezzi “consigliati” sia per i test sierologici che per i tamponi: i primi dovrebbero aggirarsi intorno ai 60-70 euro, i secondi circa 80 euro.
Rimane tuttavia aperto il nodo dei reagenti: la Regione Lombardia sta facendo fatica a trovarli, questo almeno sostengono i vertici da settimane. Sulla delibera si preannuncia quindi battaglia in consiglio regionali. «Prima di tutto chiediamo se i reagenti ci sono o no», tuonano dall’opposizione. «Dobbiamo ancora vedere la delibera, tuttavia i kit devono essere ad appannaggio del sistema sanitario, non possono essere un costo aggiuntivo per cittadini e imprese. Qui invece pensano addirittura a mettere in competizione pubblico e privato, col rischio che il secondo potrebbe sottrarre i kit al primo», dice la consigliera democratica Carmela Rozza.
I dati dei tamponi e dei test
Intanto ieri - all’inizio di quella che viene definita la settimana cruciale per capire l’andamento del virus - in Lombardia il bollettino ha messo in luce un trend abbastanza rassicurante, come avvenuto negli ultimi giorni. I positivi al tampone sono 364, i decessi 68, le terapie intensive 341, sette in meno rispetto al giorno prima (mentre nelle 24 ore precedenti erano di nuovo salite a +18).
Migliora anche l’area di Milano, con 21.490 (+114), di cui 9.071 (+52) a Milano città: i numeri ufficiali, stando ovviamenteai tamponi che vengono fatti, segnalano una crescita più lenta rispetto a quanto avvenuto la settimana scorsa.
I test sierologici intanto proseguono in Lombardia mettendo in luce che il 50% delle persone in quarantena ha sviluppato anticorpi, mentre solo l’11% degli operatori sanitari sarebbe stato contagiato. Queste le percentuali che emergono dai primi 34mila test svolti. Fino al 29 aprile sono stati circoscritti alle realtà più colpite - Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi -, poi sono stati estesi agli altri territori. Il protocollo del sistema sanitario lombardo prevede che si facciano alle persone in quarantena. L’obiettivo è arrivare a 500mila.
Le preoccupazioni di Milano
Non solo coronavirus. Ora a far preoccupare i vertici di Palazzo Marino ci sono anche le attività commerciali e la loro crisi economica. Il sindaco Giuseppe Sala, nell’intervista di ieri al Giornale, ha detto di aspettare che il governo chiarisca quanti sono i fondi a disposizione per i comuni, in particolare per Milano, la città che ha sofferto di più.
Nel bilancio del 2020 potrebbero esserci 400 milioni di disavanzo. Confcommercio Milano intanto, che garantisce il rispetto dei protocolli di sicurezza, chiede un indennizzo per chi avrà grosse perdite anche durante la fase di riapertura (per via del distanziamento fra persone e quindi dei minori incassi) e una moratoria sulla Cosap, la tassa sull’occupazione del suolo pubblico.
Secondo Carlo Sangalli, presidente Confcommercio «il settore del terziario è stato paralizzato dal lockdown con danni economici che non hanno precedenti. Senza l’ossigeno di una liquidità vera molte attività saranno costrette a chiudere. Questo significa dare un impulso all’attuazione dei vari decreti azzerando la burocrazia sul fronte dei prestiti e soprattutto mettere in campo indennizzi e contributi a fondo perduto rapportati con i fatturati dell’ultimo anno».