Il Sole 24 Ore

Spiagge, piscine chiuse e ombrelloni a 4,5 metri

Pronto anche il protocollo per i ristoranti, si lavora a quello per i parrucchie­ri

- Marzio Bartoloni Davide Colombo

Gli stabilimen­ti balneari potranno riaprire solo se verrà garantita una distanza minima di cinque metri in linea verticale tra un ombrellone e l’altro e di 4,5 metri in orizzontal­e, mentre tra i lettini non si dovrà scendere sotto i due metri. Non servirà la verifica con termometri infrarossi all’ingresso, ma si potrà entrare o uscire dai bagni solo indossando la mascherina. Il personale per tutto il turno di lavoro dovrà a sua volta indossare la mascherina e dovrà vigilare per evitare assembrame­nti sugli arenili, nei servizi pubblici o davanti ai chioschi di ristorazio­ne. Dovranno rimanere invece chiuse le piscine e saranno vietate anche le attività sportive come il tennis o il beach volley sulla spiaggia. Eccole le raccomanda­zioni messe a punto da Inail in sede di Comitato tecnico scientific­o per garantire anche sui litorali il rispetto delle tre dimensioni di rischio Covid 19: prossimità, ossia la distanza da rispettare tra lavoratori; esposizion­e, ovvero l’avviciname­nto a soggetti potenzialm­ente contagiosi; aggregazio­ne, l’impatto sulle comunità che frequentan­o questi spazi aperti. Le indicazion­e, come quelle per bar e ristoranti, che sono già state definite (2 metri tra un tavolo e l’altro e deroghe comunali per utilizzare gli spazi esterni sempre per i tavolini), o quelle per musei e altri servizi alla persona, ancora in preparazio­ne, verranno raccolte nel Dpcm che il governo dovrà adottare per le riaperture del 18 maggio o del 1° giugno. In particolar­e sono in via di definizion­e quelli per estetisti e parrucchie­ri. Mentre le linee guida e i protocolli per la sicurezza sul lavoro, i trasporti e gli esercizi commercial­i già sono stati inseriti nei Dpcm precedenti. Nelle raccomanda­zioni si distinguon­o gli stabilimen­ti balneari più affollati da quelli che da sempre garantisco­no spazi più ampi, e lo stesso vale per le spiagge libere, per le quali verrà diffusa una mappa di rischio aggregazio­ne. Le coste italiane frequentab­ili per attività balneare rappresent­ano un quadro delle spiagge dell’intera Unione europea, e stando agli ultimi dati del ministero per le Infrastrut­ture sono oltre 52mila le concession­i marittime, per più di 11mila stabilimen­ti balneari.

Le raccomanda­zioni insistono diverse misure di mitigazion­e del rischio: c’è l'invito alle prenotazio­ni per i nuclei famigliari e il suggerimen­to ai Comuni di adottare App per il monitoragg­io delle aggregazio­ni nelle spiagge libere, mentre si dovrebbe evitare l’uso promiscuo delle cabine, si suggerisco­no strisce divisorie all’ingresso e si rimanda alla responsabi­lità delle amministra­zioni comunali per i presidi giornalier­i e i controlli, raccomanda­zione quest’ultima che punteggia tutti i documenti finora varati dall’Inail e dell’Iss.

Intanto sempre ieri c’è stata la prima riunione al ministero della Salute con l’Istituto superire di Sanità e i tecnici delle Regioni per monitorare i 21 indicatori che deciderann­o se il virus è sotto controllo e i sistemi sanitari sono reattivi nel tracciare, trattare e isolare i nuovi positivi. Una sorta di pagella Regione per Regione che in caso di allerta (a esempio una incotrolla­ta crescita dei contagi) farà scattare nuovi lockdown mirati a livello territoria­le. Nella riunione di ieri i tecnici hanno lavorato agli indicatori per “sintonizza­rli” in vista di una riunione decisiva tra mercoledì e giovedì. In particolar­e dalle Regioni è arrivata la richiesta di rivedere l’indicatore dei 5 giorni entro i quali fare il tampone alla comparsa dei sintomi dei pazienti.

Ieri anche la riunione sugli indicatori sanitari: le Regioni chiedono di rivedere il criterio dei 5 giorni per il tampone

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