Spiagge, piscine chiuse e ombrelloni a 4,5 metri
Pronto anche il protocollo per i ristoranti, si lavora a quello per i parrucchieri
Gli stabilimenti balneari potranno riaprire solo se verrà garantita una distanza minima di cinque metri in linea verticale tra un ombrellone e l’altro e di 4,5 metri in orizzontale, mentre tra i lettini non si dovrà scendere sotto i due metri. Non servirà la verifica con termometri infrarossi all’ingresso, ma si potrà entrare o uscire dai bagni solo indossando la mascherina. Il personale per tutto il turno di lavoro dovrà a sua volta indossare la mascherina e dovrà vigilare per evitare assembramenti sugli arenili, nei servizi pubblici o davanti ai chioschi di ristorazione. Dovranno rimanere invece chiuse le piscine e saranno vietate anche le attività sportive come il tennis o il beach volley sulla spiaggia. Eccole le raccomandazioni messe a punto da Inail in sede di Comitato tecnico scientifico per garantire anche sui litorali il rispetto delle tre dimensioni di rischio Covid 19: prossimità, ossia la distanza da rispettare tra lavoratori; esposizione, ovvero l’avvicinamento a soggetti potenzialmente contagiosi; aggregazione, l’impatto sulle comunità che frequentano questi spazi aperti. Le indicazione, come quelle per bar e ristoranti, che sono già state definite (2 metri tra un tavolo e l’altro e deroghe comunali per utilizzare gli spazi esterni sempre per i tavolini), o quelle per musei e altri servizi alla persona, ancora in preparazione, verranno raccolte nel Dpcm che il governo dovrà adottare per le riaperture del 18 maggio o del 1° giugno. In particolare sono in via di definizione quelli per estetisti e parrucchieri. Mentre le linee guida e i protocolli per la sicurezza sul lavoro, i trasporti e gli esercizi commerciali già sono stati inseriti nei Dpcm precedenti. Nelle raccomandazioni si distinguono gli stabilimenti balneari più affollati da quelli che da sempre garantiscono spazi più ampi, e lo stesso vale per le spiagge libere, per le quali verrà diffusa una mappa di rischio aggregazione. Le coste italiane frequentabili per attività balneare rappresentano un quadro delle spiagge dell’intera Unione europea, e stando agli ultimi dati del ministero per le Infrastrutture sono oltre 52mila le concessioni marittime, per più di 11mila stabilimenti balneari.
Le raccomandazioni insistono diverse misure di mitigazione del rischio: c’è l'invito alle prenotazioni per i nuclei famigliari e il suggerimento ai Comuni di adottare App per il monitoraggio delle aggregazioni nelle spiagge libere, mentre si dovrebbe evitare l’uso promiscuo delle cabine, si suggeriscono strisce divisorie all’ingresso e si rimanda alla responsabilità delle amministrazioni comunali per i presidi giornalieri e i controlli, raccomandazione quest’ultima che punteggia tutti i documenti finora varati dall’Inail e dell’Iss.
Intanto sempre ieri c’è stata la prima riunione al ministero della Salute con l’Istituto superire di Sanità e i tecnici delle Regioni per monitorare i 21 indicatori che decideranno se il virus è sotto controllo e i sistemi sanitari sono reattivi nel tracciare, trattare e isolare i nuovi positivi. Una sorta di pagella Regione per Regione che in caso di allerta (a esempio una incotrollata crescita dei contagi) farà scattare nuovi lockdown mirati a livello territoriale. Nella riunione di ieri i tecnici hanno lavorato agli indicatori per “sintonizzarli” in vista di una riunione decisiva tra mercoledì e giovedì. In particolare dalle Regioni è arrivata la richiesta di rivedere l’indicatore dei 5 giorni entro i quali fare il tampone alla comparsa dei sintomi dei pazienti.
Ieri anche la riunione sugli indicatori sanitari: le Regioni chiedono di rivedere il criterio dei 5 giorni per il tampone