Alimentare, export in frenata: ricavi 2020 sotto i 140 miliardi
Vacondio (Federalimentare): il 2020 rischia di essere un anno peggiore del 2008 Piena ripresa dei consumi in ristoranti e bar prevista solo a partire dal 2021
L’industria alimentare non è esente dalla crisi. «Da qui alla fine dell’anno - ha detto il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio - ci attendiamo un calo dell’export del 15% e una diminuzione dei consumi del 18% dovuta soprattutto alla chiusura dei ristoranti». Le imprese made in Italy, insomma, potrebbero chiudere il 2020 al di sotto dei 140 miliardi di fatturato: «Sono numeri che non avremmo mai voluto leggere - ha aggiunto Vacondio - quest’anno sarà peggio del 2008».
Dopo settimane passate a lavorare per garantire il cibo nelle case degli italiani, l’industria alimentare si guarda allo specchio e per la prima volta in questi mesi di emergenza ammette di non essere stata risparmiata dagli effetti economici del coronavirus. «Si sono capovolte le nostre aspettative - ha detto Vacondio - la produzione in Italia perderà quasi il 10%».
Soltanto a marzo, registra l’Istat, la produzione alimentare è scesa del 6,5% rispetto allo stesso mese del 2019: dopo la crisi del 2008 i cali registrati non sono mai andati oltre a un picco negativo del -1,9%. In alcuni paesi sono già emersi a marzo e nella prima metà di aprile tagli dell’export fra il 50% e l’80%.
Quanto tempo ci vorrà, per recuperare il terreno perduto? «Sul fronte delle esportazioni sono più ottimista - ha detto il presidente di Federalimentare - ma per recuperare nel canale Horeca ci vorrà molto più tempo. Bar e ristoranti rappresentano circa il 30% del nostro fatturato, prima che ripartano a pieno regime dovremo aspettare il 2021».
Ieri anche la Coldiretti ha voluto denunciare le perdite per il settore agricolo dovute alla chiusura del canale Horeca: ristoranti e commercio ambulante penalizzano 6 aziende agricole su 10. Dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità trovano nel consumo fuori casa un canale privilegiato.
In gioco c’è una filiera che, allargata dai campi agli scaffali fino alla ristorazione, vale 538 miliardi di euro e offre lavoro a 3,6 milioni di persone. La spesa degli italiani per pranzi, cene, aperitivi e colazioni fuori casa è pari al 35% del totale dei consumi alimentari.