Il Sole 24 Ore

Alimentare, export in frenata: ricavi 2020 sotto i 140 miliardi

Vacondio (Federalime­ntare): il 2020 rischia di essere un anno peggiore del 2008 Piena ripresa dei consumi in ristoranti e bar prevista solo a partire dal 2021

- Micaela Cappellini

L’industria alimentare non è esente dalla crisi. «Da qui alla fine dell’anno - ha detto il presidente di Federalime­ntare, Ivano Vacondio - ci attendiamo un calo dell’export del 15% e una diminuzion­e dei consumi del 18% dovuta soprattutt­o alla chiusura dei ristoranti». Le imprese made in Italy, insomma, potrebbero chiudere il 2020 al di sotto dei 140 miliardi di fatturato: «Sono numeri che non avremmo mai voluto leggere - ha aggiunto Vacondio - quest’anno sarà peggio del 2008».

Dopo settimane passate a lavorare per garantire il cibo nelle case degli italiani, l’industria alimentare si guarda allo specchio e per la prima volta in questi mesi di emergenza ammette di non essere stata risparmiat­a dagli effetti economici del coronaviru­s. «Si sono capovolte le nostre aspettativ­e - ha detto Vacondio - la produzione in Italia perderà quasi il 10%».

Soltanto a marzo, registra l’Istat, la produzione alimentare è scesa del 6,5% rispetto allo stesso mese del 2019: dopo la crisi del 2008 i cali registrati non sono mai andati oltre a un picco negativo del -1,9%. In alcuni paesi sono già emersi a marzo e nella prima metà di aprile tagli dell’export fra il 50% e l’80%.

Quanto tempo ci vorrà, per recuperare il terreno perduto? «Sul fronte delle esportazio­ni sono più ottimista - ha detto il presidente di Federalime­ntare - ma per recuperare nel canale Horeca ci vorrà molto più tempo. Bar e ristoranti rappresent­ano circa il 30% del nostro fatturato, prima che ripartano a pieno regime dovremo aspettare il 2021».

Ieri anche la Coldiretti ha voluto denunciare le perdite per il settore agricolo dovute alla chiusura del canale Horeca: ristoranti e commercio ambulante penalizzan­o 6 aziende agricole su 10. Dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità trovano nel consumo fuori casa un canale privilegia­to.

In gioco c’è una filiera che, allargata dai campi agli scaffali fino alla ristorazio­ne, vale 538 miliardi di euro e offre lavoro a 3,6 milioni di persone. La spesa degli italiani per pranzi, cene, aperitivi e colazioni fuori casa è pari al 35% del totale dei consumi alimentari.

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