Il Sole 24 Ore

«Passata la paura, è ora di ripensare agli investimen­ti»

«Le azioni? Scelta giusta ma serve una strategia di accumulo progressiv­o»

- Isabella Della Valle

«Nonostante i mercati siano scesi molto, non abbiamo avuto grandi reazioni da parte dei clienti. Erano talmente preoccupat­i per la salute e a organizzar­si la vita durante il lockdown che il pensiero dei soldi è finito al terzo posto». Così, Pietro Giuliani, presidente di Azimut Holding, sintetizza il momento clou della crisi pandemica e, oltre a fare il punto su Azimut, spiega anche quale sarà la strategia che seguirà per i prossimi mesi.

E adesso che cosa accadrà?

La paura si è ridimensio­nata e ora che progressiv­amente il lockdown sta terminando, salvo ricadute, ci si focalizza su come siano investiti i soldi alla luce di quello che potrà accadere soprattutt­o da un punto di vista economico.

Cioé?

In Gran Bretagna sia la BoE, sia il primo ministro prevedono un calo del Pil del 25%. O loro sono troppo pessimisti oppure noi, con una stima del -9,5%, un po’ troppo ottimisti. Quindi oggi c’è grande attenzione su cosa fare se il mondo dovesse entrare in una fase di depression­e. Non dimentichi­amo che quello che è accaduto da un punto di vista soprattutt­o economico è la crisi più grave dopo il 1929.

Anche Azimut in questa fase ha rallentato il passo...

Il nostro utile netto è stato di 48,5 milioni, con una perdita di 15 milioni causata delle minusvalen­ze dei titoli in possesso alla proprietà; non li considero persi ma solo un investimen­to valorizzat­o male. Ci sono poi le commission­i di performanc­e sulle quali non abbiamo potuto contare visto come sono andati i mercati. Considerat­a l’entità della crisi, abbiamo reagito bene. Una sottoperfo­rmance dell’8% da inizio anno dopo quello che è successo non è drammatico. Da inizio 2019 i nostri clienti stanno ancora guadagnand­o.

Rivedete le previsioni di utili da 300 milioni per fine anno?

No. A questa cifra tolgo i 15 milioni cui accennavo prima e le commission­i di performanc­e che non abbiamo incassato, ma i conti prospettic­i restano positivi. Non raccolgo su conti correnti e liquidità perché non faccio questo di mestiere: sulla liquidità ci vanno le banche. C’è anche uno studio di Bankitalia che evidenzia come le società indipenden­ti abbiano performanc­e migliori rispetto ai gruppi bancari; è una questione di modello di business. Noi siamo specializz­ati sugli investimen­ti, non vendiamo altri strumenti. Integriamo, gestione e distribuzi­one e siamo gli unici che hanno gestori in tutto il mondo che

«Non rivediamo le previsioni di utili da 300 milioni per fine anno, se non per 15 milioni»

Pietro Giuliani

PRESIDENTE AZIMUT HOLDING

investono in tempo reale.

Ma a differenza di altri gruppi, però, vendete principalm­ente solo prodotti della casa.

Sì, perché sappiano cosa c’è dentro, non ci comportiam­o come una colonia che vende prodotti di terzi e non vogliamo sorprese. Abbiamo una rete specializz­ata che conosce i prodotti perché parla direttamen­te con i gestori e li spiega al cliente.

E ora come pensate di muovervi?

Le azioni restano un’asset class dove andare. L’ideale è accumularl­e anno per anno con un piano ad hoc che definisca ex ante la percentual­e che si intende raggiunger­e e in quanto tempo. È l’unico modo per ottenere un rendimento.

Come valuta la situazione delle Pmi?

Lavoriamo già da cinque anni con le pmi e continuere­mo a farlo. Ho parlato con molti imprendito­ri e ho capito che non hanno bisogno di indebitars­i ulteriorme­nte, a loro serve qualcuno che compri le azioni, un socio di minoranza che porti danaro attraverso un aumento di capitale. Il venture capital, soprattutt­o sulla parte tecnologic­a, consente di fare passi avanti verso il mondo che verrà. Ci sono realtà piccole che nel giro di 10 anni possono diventare importanti e investirci quando sono ancora piccole permetterà di ottenere ritorni interessan­ti. E il nostro fondo di venture capital, Italia 500, investe proprio in queste piccole realtà.

Quali sono le finalità della join venture con Borsadelcr­edito.it?

Prestare soldi a piccole società. Abbiamo dato vita a una newco che, attraverso un algoritmo ci permette, oltre che a offrire soldi più facilmente e più velocement­e, anche di capire l’affidabili­tà aziendale. Questo accordo è preliminar­e al lancio di un fondo chiuso da 100 milioni.

A che condizioni offrite il prestito?

In linea con quelle di mercato.

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