Moncler, dall’Asia segnali di ripartenza
Il ceo Ruffini: «Nel 2021 speriamo di tornare vicini ai livelli dello scorso anno»
«In Asia abbiamo i primi segnali di ripresa. Hong Kong, in trend negativo da un anno, resta stabile. Se guardo all’Europa e agli Stati Uniti sono pessimista, non credo che avranno lo slancio di ripresa che si sta registrando in Cina sul fronte dei consumi dei beni di lusso. D’altra parte a livello globale mancheranno le vendite ai visitors e questo peserà sui fatturati se non si saprà bilanciarle con le vendite locali». Luci ed ombre per il comparto del lusso a livello globale secondo remo Ruffini, presidente e amministratore delegato di Moncler, intervistato ieri in diretta Instagram sull’account de Il Sole 24 Ore. «Il primo trimestre ha registrato flessioni dei ricavi fra il 10 e il 20%. Ci aspettiamo ora un forte impatto a doppia cifra sul secondo trimestre a causa delle chiusure in Giappone, Europa e Stati Uniti. Per la seconda parte dell’anno è molto difficile fare previsioni» ha sottolineato Ruffini, per il quale molto dipenderà da quanto i brand saranno in grado di «sviluppare un mercato new local, intercettando la domanda di quanti prima acquistavano durante i loro viaggi all’estero».
Le strategie del settore lusso andranno ripensate, secondo il numero uno di Moncler, che crede che «la omnicanalità avrà pesi diversi al suo interno rispetto al passato. Le strategie dovranno partire dal digitale e andare poi sugli altri canali». Il gruppo ha chiuso il primo trimestre con un calo del fatturato del 18% a 310,1 milioni di euro, ma Ruffini guarda avanti: «Non si tornerà alla situazione pre emergenza. Oggi, però, è difficile e prematuro fare previsioni su 2021 e dire se si tornerà o meno ai livelli del 2019. Noi speriamo di tornare molto vicini ai livelli dello scorso anno».
Ruffini è anche convinto che ci saranno aziende del settore che entreranno in difficoltà e che una delle vie per uscirne potranno essere aggregazioni o acquisizioni da parte di gruppi più grandi. Ma se gli si chiede delle indiscrezioni sulle trattative con Kering, risponde: «Ci siamo battuti con il mercato e abbiamo mantenuto in azienda molta cassa. Non abbiamo mai rincorso i ricavi, ma piuttosto la generazione di cassa e il margine operativo. Oggi questo paga. Non abbiamo bisogno di nessuno, siamo un’azienda finanziariamente solida» sottolinea Ruffini, che precisa: «Ho avuto contatti con più player del mio settore e tutti più grandi di me. Abbiamo diverse collaborazioni e anche con Pinault abbiamo parlato di strategie comuni. Ma non mi sento così vecchio e credo di avere ancora molte cose da fare, quindi prima di vendere ci penserei molto bene».
Sul fatto che Moncler possa essere polo aggregante, il manager osserva: «Mi piacerebbe. L’Italia merita un polo italiano del lusso e in diversi ci hanno provato nel passato. Ma in Italia siamo anche molto gelosi del nostro business, io per primo. Sento di avere ancora molte cose da fare con Moncler prima di impegnare testa e tempo in altro».
Ieri a Piazza Affari il titolo Moncler ha chiuso la seduta a -1,49% a 32,29 euro con un saldo dell’ultimo mese di -1,7%.