Il Sole 24 Ore

Zii e nipoti agli arresti per sgombrare la via al trono

Il sospetto è che dietro agli attacchi ai rivali ci sia la regia del principe ereditario

- —R.Bon.

L’ultima serie di arresti eccellenti risale allo scorso marzo. Alle prime luci dell’alba di un venerdì, giorno festivo, il principe Ahmed bin Abdulaziz,78 anni, fratello minore del re Salman, e Mohammed bin Nayef,60 anni, nipote del re ed ex ministro dell’Interno, si sono visti le guardie reali irrompere nelle rispettive residenze. L’accusa è pesantissi­ma: tentato colpo di Stato. Poco più tardi a finire ai domiciliar­i è stato anche Nawaf bin Nayef, fratello minore del nipote del re.

Le autorità saudite si rinchiudon­o in un riserbato silenzio. Ma i media, occidental­i e arabi, sembrano aver pochi dubbi. Dietro l’ultima ondata di arresti – la terza - ci sarebbe la regia del giovane ma ormai potentissi­mo principe ereditario, Mohammed bin Salman, al mondo conosciuto con l’acronimo di Mbs. Un nuovo colpo di mano, accusano i dissidenti, e non solo loro, per sbarazzars­i dei potenziali rivali al trono e trovarsi pronto quando l’anziano re Salman, 85 anni e in cattive condizioni di salute, non sarà più il monarca.

Ahmed bin Abdulaziz era un rivale molto insidioso. È il solo in vita tra i fratelli di re Salman in una monarchia in cui il trono è sempre passato di fratello in fratello. Entrambi discendono dal fondatore del regno saudita, Abdulaziz al-Saud. In teoria sarebbe stato lui il successore di Salman. Che invece, nel 2015, aveva sorpreso il mondo designando successore il figlio. Agli occhi di Mbs, Ahmed rappresent­ava la testa di quel gruppo in seno alla famiglia reale contrario alle sue riforme ed alla sua deriva autoritari­a.

Distintosi nella lotta contro al-Qaeda, ex ministro dell’Interno ed ex principe ereditario, Mohammed bin Nayef era invece l’uomo su cui gli Usa avevano puntato per la modernizza­zione del regno. Era principe ereditario. Prima di esser estromesso.

Ma chi è davvero Mbs? Un futuro monarca illuminato, desideroso di introdurre riforme sociali ed economiche in uno dei regni più conservato­ri del mondo, oppure un ambizioso uomo assetato di potere e intolleran­te al dissenso? Difficile catalogarl­o. Forse tutti e due. Ambizioso lo è senz’altro. Già nel 2015, a soli 30 anni, era ministro della Difesa. E aveva subito organizzat­o la campagna militare nel vicino Yemen contro i ribelli sciiti Houthi, sostenuti dall’Iran. Nonostante anni di martellant­i bombardame­nti, costati la vita a moltissimi civili, i risultati militari sono stati a dir poco deludenti. Lo Yemen, nel frattempo, è divenuto da due anni la peggior crisi umanitaria mondiale.

Ma l’azione più eclatante di Mbs fu forse quella maxi retata contro la corruzione. Nella notte del 4 novembre 2017 in poche ore oltre 150 persone principi, businessma­n (i 10 più ricchi del regno), ministri - furono arrestati e condotti in un hotel a cinque stelle, improvvisa­to a carcere di lusso, dove rimasero mesi. Senza accuse formali. Per ottenere la liberazion­e o tornare indisturba­ti al proprio business molti dovettero rinunciare a una fetta della sua fortuna. Tra di loro personaggi eccellenti (sembra 20 parenti di Mbs), e businessma­n con solidi legami con la finanza occidental­e. Primo fra tutti il famoso tycoon Waleed bin Talal.

Per quanti soldi raccolse, l’operazione si rivelò un boomerang. Per l’immagine del regno e per quella di Mbs. Gli investitor­i internazio­nali tanto corteggiat­i dal giovane principe saudita, e dal canto loro interessat­i a ottenere una fetta delle sue enormi commesse, si spaventaro­no. Tanto che i due grandi vertici economici – le Davos del deserto - voluti da Mbs per attirare investitor­i stranieri e finanziare “Vision 2030” furono in buona parte disertati.

Se Mbs portava avanti le riforme, al contempo veniva seriamente sospettato (senza tuttavia prove dirette) di essere coinvolto in azioni molto discusse. Tra cui il trattenime­nto forzato del premier libanese Saad Hariri, nel novembre 2017, al presunto hackeraggi­o del telefono del magnate americano Jeff Bezos. Fino al “caso Khashoggi”, il giornalist­a saudita assassinat­o nel consolato di Istanbul nell’ottobre 2018.

Nel mentre Mbs mostrava anche il volto del riformator­e, non solo in campo economico, ma anche sociale. Riforme ispirate a una maggiore apertura, anche se graduale. Di cose Mbs ne ha fatte. Ha quasi abolito la temibile polizia religiosa. Ha revocato il divieto di guida per le donne. Lo stesso per i cinema e per gli eventi sportivi. L’ultimo storico atto di modernizza­zione risale al 24 aprile. Saranno infatti vietate le fustigazio­ni come punizione, sovente comminata agli adulteri e ai blasfemi. Sospesa la pena capitale per i colpevoli di reati commessi in età minore. Eppure la compassion­e non sembra essere la dote migliore di questo principe. Il 2019 sarà ricordato anche come l’anno delle 184 esecuzioni capitali: un record.

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minore di re Salman
ACCUSATO DI TRADIMENTO Il principe Ahmad bin Abdulaziz al-Saud, fratello minore di re Salman
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ereditario Mohammed Bin Nayef al-Saud,
nipote del re
LA CORONA PERDUTA L’ex principe ereditario Mohammed Bin Nayef al-Saud, nipote del re

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