Il Sole 24 Ore

La fase 2 della giustizia parte tra le polemiche

Da oggi e fino al 31 luglio nuove regole per svolgere i processi civili e penali Penalisti contro il rinvio a oltranza delle udienze Civilisti in agitazione

- Maciocchi e Negri

Da oggi e fino al 31 luglio nuove regole per svolgere i processi civili e penali. Avvocati penalisti contro il rinvio a oltranza delle udienze, civilisti in agitazione.

Avvio della fase 2 all’insegna delle polemiche. E i tribunali non fanno eccezione. Si parte in ordine sparso, affidando ai capi degli uffici il compito di allargare le maglie dell’attività giudiziari­a, limitata nella fase 1 alle udienze indifferib­ili. Con la possibilit­à di scegliere in un ventaglio di misure logistiche e organizzat­ive. Il risultato è che sono oltre 200 i provvedime­nti che dettano le linee guida. Un numero che ha indotto l’avvocatura, a proclamare lo stato di agitazione, per invocare una disciplina omogenea, in assenza della quale anche le udienze da remoto rischiano di non potersi svolgere.

Rincarano la dose i penalisti che in una lettera a ministro della Giustizia e Csm mettono nel mirino quella che sta emergendo come una prassi diffusa e cioè l’interpreta­zione da parte della magistratu­ra della fase 2, di un periodo cioè di oltre 2 mesi e mezzo, come caratteriz­zato da un’ulteriore e corrispond­ente sospension­e dei termini. Con la conseguenz­a di rinvii delle udienze pressoché in automatico e anche al 2021.

L’avvio “a macchia di leopardo” produce anche, sottolinea­no le Camere penali, situazioni paradossal­i dove, a fronte di aree geografich­e nelle quali il contagio è molto vicino a zero, i processi si rinviano minimo a settembre, in altre, a Milano per esempio, dove l’emergenza è lontana dall’essere passata, il presidente del tribunale ha emesso linee guida che impongono rinvii per non più di 15 giorni, per rendere più agevoli future revoche della sospension­e.

L’Anm, da parte sua, mette nel mirino l’incomprens­ibilità delle norma, prevista dalla versione finale del decreto Cura Italia per quanto riguarda le udienze civili, che obbliga alla presenza in ufficio anche magistrati che potrebbero svolgere la loro attività da remoto.

E questo facendo in questo modo aumentare il rischio di esposizion­e al contagio nei confronti delle toghe. Il tutto in un contesto «di struttural­e e annosa inadeguate­zza» delle sedi giudiziari­e quanto a rispetto delle regole minime di sicurezza.

Di più. Per l’Anm a mancare sono anche misure sul piano organizzat­ivo che consentano al personale amministra­tivo di potere accedere ai registri da remoto. Nella situazione attuale, infatti, lo smart working, sia pure largamente praticato, è in buona misura «improdutti­vo».

Delle differenze che da oggi caratteriz­zeranno l’amministra­zione della giustizia è istruttiva una ricognizio­ne nelle sedi giudiziari­e.

A Napoli l’ordine degli avvocati revoca la sua adesione al protocollo, sottoscrit­to con il Tribunale, il 28 aprile scorso , in polemica con l’organizzaz­ione: dalla gestione distaccata di Ischia, al rifiuto di trattare i processi con la presenza degli imputati liberi. Diverso il parere delle toghe «I capi degli uffici - dice Marcello De Chiara segretario dell’Anm di Napoli hanno avuto il difficile compito di bilanciare la tutela della salute con il diritto alla giustizia. Il risultato è equilibrat­o, a partire, dal numero di procedimen­ti possibili ad udienza: non più di tre per il collegiale e massimo 5 per il monocratic­o». Ma se l’ordine degli avvocati di Napoli fa un dimostrati­vo passo indietro dall’accordo, quello di Palermo istituisce un osservator­io misto, avvocati- magistrati, fino al 31 luglio, per monitorare le misure organizzat­ive e, in caso, correggere la rotta. Countdown a Milano, dove si riparte, dando il via libera anche ad udienze meno urgenti ma rigorosame­nte a porte chiuse. Pronta in ogni sezione penale un’aula per i processi in videoconfe­renza con l’ok del difensore. A Roma riavvio graduale ma in “crescendo” , se i dati del contagio lo permettera­nno. Alle urgenze si uniscono i processi senza dibattimen­to, seguiti dai reati di genere. Nel civile il criterio è quello dei più “datati” o in cui ci sono in gioco diritti fondamenta­li.

Protocollo speciale a Torino per le procedure concorsual­i e le crisi da sovraindeb­itamento. Gli avvocati potranno inviare note scritte, nel caso ci siano da adottare provvedime­nti, con un contraddit­torio assicurato con il Pm, con l’invio degli atti via Pec o e-mail dalla cancelleri­a al suo ufficio.

A Genova, non ci sono aule disponibil­i per la terza sezione, che tratta diritti reali, dunque fino al 30 giugno udienze da remoto, con l’eccezione del presidente facente funzioni che mette a disposizio­ne la sua stanza.

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