Medicina collaborativa, modello di cura delle cronicità
Nella normalità avrebbe richiesto tempi biblici, nell’emergenza Covid-19 sono decollati in poche ore. Sono i servizi di teleassistenza per chi soffre di malattie neuromuscolari progressive, nati dalla sinergia tra pubblico, privato e non-profit. Dopo un mese di attività, portando a casa dei malati il supporto e le competenze sanitarie che possono dare continuità alle cure, i primi dati mostrano che una rete virtuale di medicina collaborativa può diventare un modello di cura della cronicità per il futuro.
Dalle videochat per parlare con lo psicologo ai consulti via web con il neurologo: il Centro Clinico NeMO (NeuroMuscolar Omnicentre) ha per esempio potenziato l’assistenza a distanza per seguire le persone con Sla, Sma e distrofie muscolari anche al loro domicilio, riducendo così le occasioni di esposizione al coronavirus. «Le nostre sono malattie progressive che non possono aspettare. Se si perde del tempo nella cura è impossibile recuperarlo - ha detto Alberto Fontana, presidente del Centro Clinico MeMo -. Per questo, anche se abbiamo ridotto i ricoveri e gli ambulatori in reparto per proteggere le persone, non abbiamo interrotto le terapie, prime fra tutte quelle innovative».
Un’altra esperienza è quella che è stata aperta il 12 marzo (e lo sarà fino al 12 giugno)dalla Confederazione Parkinson Italia Onlus con la startup Careapt (del gruppo Zambon) a cui si è aggiunto anche l’Istituto neurologico “Carlo Besta”: Si chiama ParkinsonCare ed è un servizio gratuito di teleassistenza specialistica per malati di Parkinson e caregiver. Il progetto ha permesso ai malati non soltanto accesso anche da casa a tutte le figure specialistiche necessarie a curare questa complessa malattia (fisioterapisti, logopedisti, terapisti occupazionali, neuropsicologi e neurologi), ma anche di lavorare in modo coordinato e collaborativo, creando tutti insieme, la prima rete di medicina collaborativa nel Parkinson in Europa.
L’innovazione digitale diventa dunque abilitatore dell’innovazione sociale necessaria a vincere la sfida della cronicità, portando a casa dei malati il supporto e le competenze sanitarie che possono dare continuità alle cure. Come i dati raccolti dall’esperienza di ParkinsonCare stanno evidenziando, utilizzare la tecnologia e mettere in rete tutte le risorse professionali può essere il modello giusto per garantire continuità assistenziale alle persone con malattia di Parkinson anche nelle prossime fasi dell’emergenza. Inoltre, in un recente articolo pubblicato su Jama viene messo in evidenza come questa grave emergenza sanitaria abbia spianato la strada all’utilizzo efficace della telemedicina soprattutto per pazienti con malattie neurodegenerative dimostrando che questi nuovi approcci possono portare a benefici sempre crescenti nella pratica clinica non solo nelle prossime fasi di convivenza con il virus, ma anche dopo il completo superamento della crisi sanitaria.