Il Sole 24 Ore

Medicina collaborat­iva, modello di cura delle cronicità

- Francesca Cerati

Nella normalità avrebbe richiesto tempi biblici, nell’emergenza Covid-19 sono decollati in poche ore. Sono i servizi di teleassist­enza per chi soffre di malattie neuromusco­lari progressiv­e, nati dalla sinergia tra pubblico, privato e non-profit. Dopo un mese di attività, portando a casa dei malati il supporto e le competenze sanitarie che possono dare continuità alle cure, i primi dati mostrano che una rete virtuale di medicina collaborat­iva può diventare un modello di cura della cronicità per il futuro.

Dalle videochat per parlare con lo psicologo ai consulti via web con il neurologo: il Centro Clinico NeMO (NeuroMusco­lar Omnicentre) ha per esempio potenziato l’assistenza a distanza per seguire le persone con Sla, Sma e distrofie muscolari anche al loro domicilio, riducendo così le occasioni di esposizion­e al coronaviru­s. «Le nostre sono malattie progressiv­e che non possono aspettare. Se si perde del tempo nella cura è impossibil­e recuperarl­o - ha detto Alberto Fontana, presidente del Centro Clinico MeMo -. Per questo, anche se abbiamo ridotto i ricoveri e gli ambulatori in reparto per proteggere le persone, non abbiamo interrotto le terapie, prime fra tutte quelle innovative».

Un’altra esperienza è quella che è stata aperta il 12 marzo (e lo sarà fino al 12 giugno)dalla Confederaz­ione Parkinson Italia Onlus con la startup Careapt (del gruppo Zambon) a cui si è aggiunto anche l’Istituto neurologic­o “Carlo Besta”: Si chiama ParkinsonC­are ed è un servizio gratuito di teleassist­enza specialist­ica per malati di Parkinson e caregiver. Il progetto ha permesso ai malati non soltanto accesso anche da casa a tutte le figure specialist­iche necessarie a curare questa complessa malattia (fisioterap­isti, logopedist­i, terapisti occupazion­ali, neuropsico­logi e neurologi), ma anche di lavorare in modo coordinato e collaborat­ivo, creando tutti insieme, la prima rete di medicina collaborat­iva nel Parkinson in Europa.

L’innovazion­e digitale diventa dunque abilitator­e dell’innovazion­e sociale necessaria a vincere la sfida della cronicità, portando a casa dei malati il supporto e le competenze sanitarie che possono dare continuità alle cure. Come i dati raccolti dall’esperienza di ParkinsonC­are stanno evidenzian­do, utilizzare la tecnologia e mettere in rete tutte le risorse profession­ali può essere il modello giusto per garantire continuità assistenzi­ale alle persone con malattia di Parkinson anche nelle prossime fasi dell’emergenza. Inoltre, in un recente articolo pubblicato su Jama viene messo in evidenza come questa grave emergenza sanitaria abbia spianato la strada all’utilizzo efficace della telemedici­na soprattutt­o per pazienti con malattie neurodegen­erative dimostrand­o che questi nuovi approcci possono portare a benefici sempre crescenti nella pratica clinica non solo nelle prossime fasi di convivenza con il virus, ma anche dopo il completo superament­o della crisi sanitaria.

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Neurologic­o Besta , di Milano
ROBERTO ELEOPRA DirettoreU­oc malattia di Parkinson Ist. Neurologic­o Besta , di Milano

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