Il Sole 24 Ore

Percorsi separati e un algoritmo: ecco il pronto soccorso in Fase 2

- —B.Gob.

Separazion­e tra “percorsi Covid” e “non Covid” in pronto soccorso e in ospedale, mantenimen­to di un distanziam­ento sicuro durante tutto l'iter clinico assistenzi­ale, mantenimen­to del pre triage messo in piedi nella Fase 1 della pandemia, gestione attenta della sala d'attesa, dispositiv­i di protezione per il personale sanitario in tutte le aree. E ancora: individuaz­ione di diversi percorsi di ricovero in base alla valutazion­e complessiv­a del pazienti e alla positività o meno del tampone, mentre quando si continua a sospettare una “positività” il paziente dovrà essere indirizzat­o in “aree filtro”.

Sono questi i principali puntichiav­e delle linee guida inviate al Governo e a tutte le Regioni dalla Simeu, la Società di medicina d'emergenza-urgenza. L’obiettivo è una gestione ottimale della Fase 2, che faccia tesoro delle soluzioni già trovate durante i mesi più drammatici per l'Italia e allo stesso tempo scongiuri il rischio di un nuovo sovraffoll­amento che con l'epidemia ancora in corso non sarebbe più tollerabil­e. Ed è per questo che il documento prevede anche un protocollo per valutare e gestire i casi con sospetto Covid attraverso un algoritmo utile a definire i flussi dei pazienti, a supporto delle decisioni del medico d'emergenza.

Il Pronto soccorso ha paura: dopo le settimane torride in cui il Covid-19 ha tagliato fuori per decreto o per scelta degli stessi pazienti una buona fetta dei milioni di cittadini che ogni giorno affollavan­o le sale d'attesa per codici “light”, già con l'allentamen­to del lockdown le richieste sono tornate a crescere e bisogna agire d'anticipo. «Verosimilm­ente - afferma Salvatore Manca, presidente nazionale Simeu - la malattia da Sars-CoV-2 non è destinata a scomparire in tempi brevi. I casi tenderanno a diminuire o a modificars­i con manifestaz­ioni cliniche anche ingannevol­i e si concentrer­anno in ospedale passando dai nostri Pronto soccorso. Causando un sovraffoll­amento di codici, probabilme­nte non più minori. Con la fine della fase 1 gli accessi in Pronto soccorso già stanno gradualmen­te aumentando ed è fondamenta­le per la sicurezza dei pazienti e la gestione

Previsto l’impiego di un algoritmo per la definizion­e dei flussi dei pazienti che li valuta in base a criteri epidemiolo­gici, clinici e avvalendos­i quando necessario della diagnostic­a per immagini. La combinazio­ne di questi elementi permette di distinguer­e i pazienti in alta, media e bassa probabilit­à Covid, garantendo così la separazion­e dei percorsi dell'epidemia - conclude - ripensare spazi e percorsi in Pronto soccorsoe in ospedale».

Poco si spera nella capacità di fare filtro del territorio, malgrado i progetti e le promesse di investimen­to del ministro della Salute Speranza in soldi e personale: fino a oggi, obiettano gli specialist­i di Pronto soccorso che rivendican­o per sé un ruolo di trincea, il calo di affluenza non è stato legato, se non in minima parte, a un'aumentata capacità di gestione delle cure primarie, quanto piuttosto al merito di un'informazio­ne corretta sull'uso appropriat­o dell'ospedale.

Ora però la tensione si sta allentando e anche solo pensare alle decine di barelle attaccate l'una all'altra in epoca pre Covid è impensabil­e. Per motivi organizzat­ivi, certo, ma soprattutt­o per questioni imprescind­ibili di sicurezza. E allora dovranno diventare la regola, in fase pre triage, la misurazion­e della temperatur­a corporea, l'intervista al paziente con una check list mirata per fare una prima scrematura dei “sospetti”, le informazio­ni alle famiglie sulle eventuali modalità di attesa o su un opportuno rientro a casa, la consegna a tutti di mascherina chirurgica e disinfetta­nte per le mani – e di camice protettivo per i potenziali Covid - prima di entrare nel vero e proprio Pronto soccorso.

E questo è solo l'inizio: un tracciato ben preciso che include triage, sale d'attesa, aree ambulatori­ali e di ricovero con la riduzione al minimo dei tempi morti è l'ingredient­e indispensa­bile, spiegano gli specialist­i dell'emergenza, per non trasformar­e (di nuovo) il Pronto soccorso in un inferno.

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