Il Sole 24 Ore

Ricapitali­zzazioni solo col sì dei soci

Assemblea in 15 giorni per i soli aumenti senza diritto d’opzione

- Giovanni Negri Antonella Olivieri

Le norme relative agli aumenti di capitale, che a metà della giornata di ieri sembravano essere state stralciate decreto “Rilancio”, sono state invece introdotte nel testo con l’articolo 45-bis. Nell’ultima versione consultata da «Il Sole-24Ore», in sostanza, si abbassa il quorum deliberati­vo in assemblea alla maggioranz­a semplice per tutti gli aumenti di capitale e si dimezzano i tempi di convocazio­ne dei soci solo per il caso di aumenti con esclusione del diritto d’opzione fino al 20% del capitale sociale preesisten­te. Disposizio­ni, queste, tutte temporanee che scadranno a fine 2020.

La condizione per poter approvare le ricapitali­zzazioni con il sì della maggioranz­a assoluta del capitale presente, anzichè con la maggioranz­a dei due terzi richiesta, è che all’assemblea partecipi almeno il 50% del capitale. Si tratta di una deroga che può essere applicata anche quando lo statuto prevede quorum deliberati­vi pari o superiori a quello legale. Per quanto riguarda gli aumenti con esclusione del diritto d’opzione, si alza temporalme­nte (fino al 31 dicembre 2020), dal 10% al 20% del capitale preesisten­te, il limite entro il quale poter realizzare operazioni di questo tipo, senza che sia necessaria una esplicita clausola statutaria a riguardo. Passare dall’assemblea è comunque necessario, ma i tempi di convocazio­ne sono dimezzati a 15 giorni.

In pratica, ci vorranno comunque mesi prima che la società che ha bisogno di rafforzars­i patrimonia­mente possa incassare mezzi freschi, mentre si accorciano di 15 giorni i tempi solo per gli aumenti di capitale con esclusione del diritto d'opzione, cioè destinati a investitor­i terzi che non sono ancora azionisti della società. Si tratta di operazioni potenzialm­ente in grado di cambiare gli assetti proprietar­i o comunque di “diluire” le quote degli azionisti preesisten­ti. Per le altre fattispeci­e restano i 30 giorni canonici di convocazio­ne dell’assemblea.

Per il decreto “Liquidità”, attualment­e all'esame della Camera, era stato presentato un emendament­o che invece assegnava al cda, saltando l'assemblea, la facoltà di varare aumenti capitale fino al 20% del capitale, ricalcando l’esempio inglese che permette, in emergenza temporanea, ricapitali­zzazioni-lampo nel giro di pochi giorni. L’emendament­o è stato respinto, con la motivazion­e che non era attinente, e i relatori – Luca Carabetta (M5S) e Gianmario Fragomeli (Pd) - stavano consideran­do di riproporlo. La linea più garantista sembra però aver prevalso sull’esigenza di far arrivare rapidament­e capitali alle aziende messe in difficoltà dal coronaviru­s.

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