Il Sole 24 Ore

Vince il pressing di Pd e Iv su Conte: stop ai Dpcm

Ceccanti: bene, inizia una Fase 2 anche nei rapporti tra governo e Parlamento

- Emilia Patta

Forse l’epoca dei Dpcm sta davvero per finire, e anche questo è un segno che la fase 2 è davvero arrivata. Il pressing dei parlamenta­ri e dei partiti, soprattutt­o il Pd e Italia Viva, su Palazzo Chigi affinché si abbandoni la strada della normazione delle libertà personali senza il voto del Parlamento è stato molto forte negli ultimi giorni. Matteo Renzi aveva addirittur­a accusato il premier di decisioni anticostit­uzionali. Tanto che alla fine il governo ha acconsenti­to ad inserire nel decreto 19 all’esame della Camera (il via libera, per poi passare in Senato, ci sarà oggi) una norma che prevede il passaggio alle Camere degli ormai famosi Dpcm. Ma ieri il premier Giuseppe Conte ha superato le aspettativ­e di chi lo incalzava - Italia Viva in testa, con una richiesta formale di Maria Elena Boschi nell’ultima Capigruppo a Montecitor­io - per illustrare in Aula il Dpcm in preparazio­ne sulle riaperture regionali dal 18 maggio prima del varo in Cdm previsto già per domani: lo strumento questa volta sarà un vero e proprio decreto legge, ha annunciato il premier nella conferenza stampa serale di illustrazi­one del decreto rilancio sorprenden­do gli stessi ministri del suo governo ( « non lo ho ancora comunicato a loro » ) .

Certo, l’uso dei Dpcm sarà comunque possibile nelle prossime settimane. Ma la soluzione trovata due giorni fa alla Camera contribuis­ce a superare un’epoca: è prevista la possibilit­à dell’illustrazi­one dei Dpcm alle Camere prima del via libera in Cdm, anche se resta la possibilit­à di una comunicazi­one nei 15 giorni successivi in caso di estrema urgenza e comunque resta che il parere delle Camere non è vincolante. «L’effetto diretto è intanto quello di parlamenta­rizzare gli ulteriori Dpcm che saranno emanati - spiega Ceccanti -. Ma c’è anche un effetto indiretto: i vincoli sono un disincenti­vo all’uso dei Dpcm spingendo il governo all’uso dello strumento più fisiologic­o dei decreti legge » . L’annuncio di Conte è dunque accolto positivame­nte in casa dem: «Si tratta di una importante conclusion­e positiva delle discussion­i di questa settimana. Inizia una Fase 2 anche nei rapporti tra governo e Parlamento » , commenta Ceccanti con soddisfazi­one.

Con la fase 2 e 3 diremo dunque addio alla normazione fuori dalle

Camere. O almeno questo è l’auspicio di molti parlamenta­ri, anche dell’opposizion­e, e di molti costituzio­nalisti. Anche perché con l’inseriment­o nel decreto rilancio della possibilit­à di proroga di sei mesi delle varie ordinanze regionali il rischio di normalizza­re l’eccezione c’è tutto. In caso di necessità di proroga dello stato di emergenza a livello nazionale - avverte il costituzio­nalista Francesco Clementi - «il governo dovrà andare davanti alle Camere e spiegare perché » .

Dietro la decisione di Conte di ricorrere stavolta ad un decreto legge per disciplina­re le riaperture abbandonan­do i famigerati Dpcm c’è anche la minaccia, rispolvera­ta ad arte ieri dai renziani, di votare assieme alla Lega la sfiducia presentata in Senato contro il Guardasigi­lli Alfonso Bonafede se nei prossimi giorni non dovessero arrivare «segnali » dal premier. E il primo segnale, per Renzi, è appunto l’abbandono dello strumento dei Dpcm. Sulla fase 2 - insiste l’ex premier - deve intervenir­e il Parlamento: « Il 15 giugno riaprirann­o le frontiere tra Germania, Francia e, Svizzera e Austria. Se non acceleriam­o a partire dai trasferime­nti tra regioni rischiamo di perdere il treno europeo Non perdiamo ancora tempo, bisogna correre » .

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