Torna in cella il boss Sacco
Torna dietro le sbarre il primo dei quasi 400 boss che sono stati scarcerati dall’inizio dell’emergenza Coronavirus per le loro gravi condizioni di salute o per l’età avanzata. Le porte del carcere si riaprono per Antonino Sacco della famiglia mafiosa di Brancaccio. Ed è la prima applicazione del decreto approvato qualche giorno fa dal Consiglio dei ministri, su proposta del Guardasigilli Alfonso Bonafede, che ha imposto di rivalutare le loro decisioni a tutti i magistrati che hanno disposto i domiciliari per detenuti sottoposti al 41 bis o al regime di alta sicurezza, proprio alla luce del rischio contagio da Covid-19 nelle carceri. «Il decreto antimafia funziona: i mafiosi tornano in carcere», sottolineano i grillini con un post sul Blog delle Stelle. Poco dopo è il capo politico Vito Crimi a ribadire il concetto, quasi con le stesse parole: «Il decreto Bonafede appena varato comincia a dare risultati positivi». Di tutt’altro avviso Fratelli d’Italia, che con Forza Italia, sostiene la mozione di sfiducia presentata dalla Lega nei confronti del ministro. «Gli arresti domiciliari concessi a circa 8000 detenuti, dei quali 375 boss mafiosi, con la risibile motivazione del rischio contagio non sono stati attenuati con il decreto correttivo deliberato dal Consiglio dei Ministri», lamenta il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli.