Il Sole 24 Ore

Aerei, il totale rimborsi pesa 9,2 miliardi

- Gianni Dragoni

C’è un macigno pesante come 9,2 miliardi di euro che rischia di schiacciar­e le compagnie europee entro la fine di questo mese. È l’ammontare dei rimborsi che - secondo l’associazio­ne mondiale delle compagnie, Iata - le aviolinee dovrebbero restituire ai consumator­i che hanno comprato biglietti per voli che sono stati annullati in seguito alle restrizion­i per il Coronaviru­s. In base alle norme Ue, il regolament­o n. 261 del 2004, i passeggeri (mancati) hanno diritto di chiedere alle aziende di trasporto, non solo aereo, il rimborso in denaro del biglietto non utilizzato per la cancellazi­one del viaggio. Oppure possono accettare un buono per rifare il volo in una data successiva. Ma spetta ai passeggeri decidere, non alle compagnie.

A causa della massiccia cancellazi­one di voli le compagnie hanno accumulato un enorme debito verso i clienti. Le compagnie sono in allarme, perché la liquidità è già in via di esauriment­o a causa del crollo del 90% del fatturato.

La Iata ha detto che le compagnie rischiano di fallire se saranno costrette a pagare. «In base al regolament­o 261 della Ue le compagnie dovrebbero rimborsare 9,2 miliardi di euro per i voli cancellati entro la fine di maggio. Chiediamo che venga consentito di dare dei voucher per rimandare i rimborsi, per consentire alle compagnie di preservare la liquidità», ha detto ieri Alexandre de Juniac, direttore generale della Iata. «Se le compagnie finiscono la liquidità falliscono, ci sarà una perdita di posti di lavoro, non c’è un beneficio pubblico».

La richiesta della Iata però non è stata accolta nelle linee guida sui trasporti (non solo aerei) emanate ieri dalla Commisione Ue. La Commission­e ha proposto solo di incentivar­e i voucher. La Commission­e ha suggerito che i buoni diventino un’alternativ­a più attraente del rimborso. I buoni «volontari» dovrebbero essere protetti dall’insolvenza dell’emittente, con una validità minima di 12 mesi, ed essere rimborsabi­li al massimo dopo un anno. Dovrebbero anche essere trasferibi­li a un altro viaggiator­e e fornire ai passeggeri una flessibili­tà sufficient­e per viaggiare sulla stessa rotta e alle stesse condizioni. Nelle linee guida la Commission­e non ha inserito l’obbligo di tenere il posto vuoto in mezzo in ogni fila da tre, una misura che diversi Stati applicano e che le compagnie e la Iata contestano. «Il posto vuoto in mezzo non aumenta la sicurezza contro il rischio di contagio e obblighere­bbe le compagnie a non volare perché non potrebbero raggiunger­e un coefficien­te di occupazion­e posti remunerati­vo oppure dovrebbero aumentare i prezzi dei biglietti dal 45% fino al 100% per i voli di lungo raggio e regionali», ha osservato de Juniac. Per la Iata è sufficient­e misurare la temperatur­a ai passeggeri e indossare la maschera a bordo.

Secondo il capo economista della Iata, Brian Pearce, ci vorranno almeno tre anni, fino al 2023, perché la domanda globale di passeggeri per km superi i livelli del 2019. Pearce stima che nel 2021 ci sarà una ripresa, ma il traffico sarà inferiore del 24% a quello del 2019 nell’ipotesi migliore (apertura dei mercati domestici nel terzo trimestre), oppure inferiore del 34% in caso di chiusure estese al terzo trimestre.

90% IL CROLLO DEL FATTURATO Le compagnie aeree hanno visto il proprio fatturato crollare del 90% a causa degli effetti del Coronaviru­s. Ora incombe il dossier rimborsi ai clienti.

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