Pil britannico -5,8%, ma il peggio deve ancora venire
Il dato di marzo si limita ai primi giorni di lockdown Preoccupa il trimestre
L’economia britannica affonda ai ritmi più rapidi dai tempi della crisi finanziaria, ma il peggio deve ancora venire. Secondo i dati resi noti ieri dall’Ufficio nazionale di Statistica (Ons), il Pil ha subìto una contrazione del 2% nel primo trimestre dell’anno e del 5,8% nel mese di marzo.
Il dato mensile è particolarmente significativo: è bastata una settimana di lockdown, imposto dal Governo il 23 marzo, per soffocare la crescita. Per questo gli economisti concordano che il secondo trimestre dell’anno, in regime di chiusura, registrerà una contrazione a due cifre. Secondo la Banca d’Inghilterra sarà un calo del 25%, secondo l’autorevole istituto di ricerca Niesr sarà del 30% e secondo le stime ufficiali dell’Office for budget responsibility potrebbe arrivare al 35 per cento.
« La Gran Bretagna sta già affrontando una recessione significativa in questo momento», ha ammesso ieri il cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak. Non è ancora recessione tecnica perchè non ci sono stati ancora due trimestri di crescita negativa, ha precisato Sunak, ma dato l’impatto del virus «è solo questione di tempo».
Il calo del Pil nel solo mese di marzo è stato pari al calo registrato nei 18 mesi durante e dopo la crisi finanziaria del 2008/2009, secondo l’Ons. Tutti i settori dell’economia hanno subìto una brusca contrazione, ma i servizi, che rappresentano l’80% del Pil, sono stati particolarmente colpiti con un calo mensile del 6,2 per cento.
Le agenzie di viaggio sono calate del 50,1% in un mese e il trasporto aereo del 44%, mentre il settore farmaceutico, la produzione di detergenti e i servizi di consulenza informatica sono stati i pochi casi di crescita.
Le economie di altri Paesi Ue hanno visto contrazioni peggiori nel primo trimestre - la Francia del 5,8%, la Spagna del 5,2% e l’Italia del 4,7% - ma questo non può essere fonte di consolazione per la Gran Bretagna, che ha imposto il lockdown diverse settimane più tardi. Il pieno impatto sarà quindi visibile al prossimo round di dati.
Inoltre l’economia britannica non si è trovata ad affrontare il coronavirus in piena forma, ma già sfiancata da oltre tre anni di incertezza su Brexit, come ha dimostrato la crescita zero dell’ultimo trimestre 2019. Ogni speranza di ripresa dopo gennaio, una volta confermata l’uscita dall’Unione Europea, è stata rapidamente dissipata dall’arrivo dell’epidemia.
La nuova speranza è di una rapida ripresa. Ieri è stato il primo giorno di un graduale allentamento delle misure restrittive con un parziale ritorno al lavoro, ma ci vorranno mesi prima di un ritorno alla normalità, mentre resta il rischio di una seconda ondata di infezioni.
«La nostra previsione è che l’economia britannica non tornerà ai livelli pre-epidemia fino al primo trimestre del 2023», ha detto ieri Howard Archer, chief economic advisor dell’EY Item Club.
Per attutire gli effetti negativi del lockdown il generoso programma di sostegno del Tesoro è stato prolungato fino a ottobre, ha confermato il cancelliere, con un costo previsto di 100 miliardi di sterline. Per evitare un’impennata della disoccupazione lo Stato sta pagando l’80% dello stipendio a oltre 7,5 milioni di persone.