Le opportunità della blockchain per la finanza
Il bitcoin era nato con l’ambizione di ripensare in una logica bottom-up la moneta e i pagamenti. Quel cambio di paradigma era reso possibile dalla blockchain, la tecnologia di cui la criptovaluta è stata la prima e più concreta applicazione su larga scala. Ora, dodici anni dopo, la tecnologia dei “registri distribuiti” cerca di fare breccia nella finanza tradizionale, mettendo le sue prerogative al servizio di istituzioni e imprese, soprattutto quelle più piccole che oggi faticano a comprenderne appieno i potenziali benefici.
Ancora oggi la blockchain, pur presentandosi con una sua maturità tecnologica, fatica a imporsi e a vincere le resistenza al cambiamento, pur potendo fare leva sugli innegabili vantaggi legati alla disintermediazione dei processi, alla gestione trasparente e sicura dei dati e all’automazione dei passaggi con evidenti risparmi di spese. Così, se in questi anni il bitcoin è stato accusato di essere stato fonte di frodi e strumento di riciclaggio di denaro, oggi la blockchain può trasformarsi in un sistema per rendere più efficiente il rispetto della normativa antiriciclaggio. Proprio il know your customer è uno dei processi individuati nello studio messo a punto da Cdp e Sia in collaborazione con Ibm per focalizzare e analizzare i potenziali casi d’uso della “catena dei blocchi” nell’ambito dei servizi finanziari. Già oggi si tratta di un settore che sta investendo sulla blockchain, ma l’obiettivo del white paper è quello di stimolare gli attori del mercato , trattandosi di servizi finanziari, i regolatori coinvolti, per mettere in campo progetti concreti in grado di creare un ecosistema e le condizioni di sviluppo per il sistema Paese, soprattutto con l’occhio puntato sulla piccole e medie imprese, tanto più in un momento di estrema difficoltà come questo.
Così la blockchain applicata al Kyc potrebbe garantire che il processo di assunzione di informazioni per definire il profilo di rischio di persone fisiche e giuridiche sia effettuato da un solo soggetto e messo a disposizione di nuove controparti, senza dover rendere necessaria un’ulteriore raccolta dei dati. Con un evidente risparmio in termini di tempi e costi, che diventa cruciale in un momento in cui l’accesso al credito deve essere il più rapido possibile. Allo stesso tempo la garanzia di agggiornamento e di accesso diretto al repository assicurerebbe efficienze e garanzie di sicurezza.
Un secondo processo analizzato nelwhite nel white paper congiunto di Cdp, Sia e Ibm è quello dei pagamenti crossborder, comparto in grande evoluzione in cui la possibilità di pagamento integrato con le attività di disposizione e settlement in tempo reale su transazioni internazionali potrebbe aprire grandi opportunità anche alle realtà più piccole, che oggi vanno incontro a lungaggini e pratiche dispendiose. È questo l’obiettivo originario di bitcoin, che però ha fallito di fronte all’eccessiva volatilità, ed è quello che voleva fare Facebook con la sua criptovaluta Libra, scontrandosi però con le resistenze delle autohotiry regolamentari in tutto il mondo. Nella stessa direzione si sta muovendo anche il mondo più tradizionale con i progetti di valute digitali di Banche centrali, a partire dalla Cina che ha già avviato una prima sperimentazione. Sistemi di pagamento paralleli dovranno trovare il modo di convivere con quelli quelli disponibili attualmente, mediante stablecoin o asset digitali collateralizzati.
L’ultimo passaggio, non del tutto casuale, dei potenziali processi interessati dalle opportunità offerte dalla blockchain è l’emissione di obbligazioni. Già alcuni progetti pilota sono stati messi in atto per ridurre l’enorme complessità del processo per l’emissione di prestiti obbligazionari. La disintermediazione garantita dalla blockchain e l’automazione mediante l’applicazione di smart contract può contribuire a semplificare di gran lunga l’intero processo riducendo passaggi e attori coinvolti. Con il risultato finale che l’accorciamento della catena e l’eliminazione delle mediazioni potrà concretizzarsi in un abbattimento dei costi e delle barriere all’accesso al mercato dei capitali, che potrebbe così apririsi a soggetti piccoli che oggi non hanno alcuna possibilità di accedere a queste fonti di finanziamento, proprio in considerazione della complessità del proesso, di cui un attore cone Cdp è ben consapevole.
In questo scenario, quindi, i registri distribuiti offrono opportunità significative per il tessuto imprenditoriale italiano, fatto prevalentemente da Pmi che potranno beneficiare di fonti di finanziamento più sicure ed efficienti. Ma da una parte il regolatore deve aggiornare il proprio atteggiamento a favore di una govenrance più partecipativa. Allo stesso tempo dovranno essere sciolti dal punto di vista tecnico i nodi legati alla standardizzazione e all’interoperabilità.
I processi di pagamenti crossborder, Kyc e prestiti obbligazionari al centro di uno studio di Cdp, Sia e Ibm