La casa ibrida per tutti gli usi
Aumenta la ricerca di soluzioni flessibili che permettono di utilizzare meglio gli spazi per funzioni diverse: dallo smart working alla convivenza forzata in tempi di lockdown
«Una volta gli ambienti erano rigidamente separati, oggi la casa diventa ufficio e l’ufficio diventa un po’ casa». Secondo Aldo Pianca, presidente dell’omonima azienda trevigiana, il fenomeno in atto ormai da qualche anno degli spazi (e di conseguenza anche gli arredi) che diventano liquidi, ibridi, è stato accelerato dal lockdown: «Prima la tendenza era quella del mobile che si personalizza a seconda degli spazi. Oggi diventa polifunzionale, un nuovo standard nel modo di arredare la casa. È quello che ci lascerà in eredità la pandemia. Insieme a un’esigenza ancora più forte di sostenibilità, di naturalezza, un bisogno di luce e di verde. Si lavora in modo diverso. Si valutano diverse priorità. Un armadio può diventare cucina, ufficio. Una tavolo può trasformarsi in una scrivania. Sempre nel segno della gradevolezza. Noi lo stiamo già prevedendo nei prossimi progetti». Una libreriapuò diventare divisorio come ad esempio Unless di Ferruccio Laviani, già a catalogo per l’azienda veneta.
Continua Pianca: «Nei mobili adatti a più funzioni, la progettazione diventa sempre più importante: un buon disegno riesce a gestire una maggiore complessità». E per quanto riguarda il lavoro nella sua azienda al tempo del Covid-19, sostenendo il più possibile il telelavoro (al 50%), Pianca ammette: «Abbiamo abbandonato l’open space: nei nostri uffici abbiamo montato separé».
Un primo risultato della pandemia è quello che la designer Federica Biasi chiama «il design dell’emergenza», costruito sulle esigenze del distanziamento sociale. Il suo progetto Hinoki per Manerba è una serie di paraventi e screen divisori nati come pannelli in policarbonato semitrasparente incastonati su una struttura in metallo. Saranno declinati anche in altri materiali come vetro, plexiglass, sughero, legno, con la possibilità di rivestimento con tessuto fonoassorbente.
Almeno nel medio periodo, non troverà più spazio la concezione della casa come albergo, funzionale solo al riposo e – in parte – ai pasti, per riscoprire invece un living più articolato, comprensivo di spazi con molte altre funzioni: lavoro, studio, palestra, area relax e spazi dedicati alla cura di sé e al wellbeing (e luogo di aggregazione quando si potrà tornare alla convivialità). È quanto emerge dal panel sul Design 2020 di Exs Italia, che ha intervistato vari ceo delle aziende di design italiano (tra cui Boffi, Budri, Effegibi, Roda).
Secondo gli architetti di studio wok Marcello Bondavalli, Nicola Brenna e Carlo Alberto Tagliabue, «la qualità dell’abitare, dopo mesi chiusi in spazi anche piccoli, assume una nuova importanza. Prima la casa era un rifugio, con la socialità sviluppata soprattutto fuori: ora è l’inverso, con il mondo che entra in casa. Si fa forza la missione che abbiamo cercato di tenere presente nei nostri progetti: costruire condizioni positive per chi abita gli spazi. Questo si può ottenere attraverso stanze mutevoli, adattabili: in abitazioni piccole il mobilio è un dispositivo che trasforma la stanza a seconda delle esigenze e del momento del giorno. Oppure nasconde e rivela alcune parti, come la cucina per esempio». Un altro punto fermo di studio wok, ora diventato fondamentale, è la qualità dei materiali: «Stando a casa tutto questo tempo ci si è accorti della differenza tra un pavimento di plastica o di legno. Noi privilegiamo materiali naturali: il legno, per esempio, ha un buon profumo, permette un’esperienza dello spazio. In questo lockdown abbiamo riscoperto il bisogno di natura. È il momento di capire in maniera realistica quali siano le dotazioni minime per una buona casa. Terrazzi, logge e balconi sono alcune di queste. La gente si è resa conto che alcune cose sono importanti. Questo alla lunga può davvero cambiare le cose».
Il Covid-19 rafforzerà nei progetti l’esigenza di sostenibilità e naturalezza E il bisogno di luce e di verde