Il Sole 24 Ore

Le linee guida delle Regioni vincono su quelle nazionali

Comma 14: i protocolli Inail e nazionali varranno solo se mancano regole regionali

- B.F.

È una vera e propria abdicazion­e. Lo Stato consegna alle Regioni la potestà di decidere le misure di sicurezza «per le attività economiche, produttive e sociali». A stabilirlo è il comma 14 dell’articolo 1 del decreto legge sulle riaperture che scatterann­o da domani. I famosi -o famigerati vista la levata di scudi di negozianti e ristorator­i - protocolli di sicurezza Inail, che nelle settimane del lockdown hanno tenuto banco, con un tratto di penna sono stati accantonat­i, messi in second’ordine come esplicita sempre il comma 14: «In assenza di quelli regionali trovano applicazio­ne i ptocolli o le linee guida adottati a livello nazionale».

Una scelta tutta politica, voluta in primis dal premier. C’è chi l’ha letta come una sconfitta, un’ammissione di debolezza. Altri invece a Palazzo Chigi ritengono che il passaggio di consegne non consentirà più ai Governator­i di scaricare sul Governo gli effetti delle decisioni. Tradotto: oneri e onori. «Le Regioni - ha detto ieri sera il premier - Giuseppe Conte nella conferenza stampa in cui ha presentato i provvedime­nti varati - saranno sempre libere, assumendon­e la responsabi­lità, di ampliare o restringer­e» le misure previste dal decreto e dal Dpcm.

Il rischio però è che in mezzo ci finiscano i cittadini. L’accordo unitario raggiunto dalle Regioni sulle linee guida non esclude affatto che poi ogni singolo Governator­e decida “suoi” protocolli, altrettant­o validi anzi validissim­i. Ieri il presidente del Lazio e segretario del Pd, subito dopo la pubblicazi­one in Gazzetta del decreto, ha reso note le sue linee guida dove a sorpresa tra i negozi che riaprirann­o domani ha inserito anche i tatuatori. Ma oltre a decidere chi riapre, ci sono anche le misure di sicurezza. Trattandos­i di attività economiche potrebbe accadere che un fast food a Milano o Torino ma anche un’azienda metalmecca­nica siano sottoposti a misure più severe di quelle adottate, ad esempio, in Veneto o in Toscana. Proprio quello che temevano alcuni presidenti di Regione, a cominciare da quelle più in difficoltà perchè ancora alle prese con una curva di contagi affatto rassicuran­te. In primis, la Lombardia.

Attilio Fontana venerdì ha convinto i suoi colleghi a consegnare al Governo le linee guida delle Regioni, ma come si è detto e soprattutt­o come conferma la lettura del Dpcm questa unitarietà è solo momentanea. Anzi alcuni dei suoi omologhi governator­i, potrebbero nelle prossime settimane, quando sarà consentito lo spostament­o tra Regioni cosi come quello da e per l’estero, intervenir­e introducen­do restrizion­i per chi proviene da aree ritenute più a rischio. E ancora ieri la

Lombardia così come il Piemonte sono tra quelle che il monitoragg­io del ministero della Sanità definisce a rischio moderato e non basso. Il presidente della Sadegna, Christian Solinas (si veda l’intervista nella pagina accanto), anticipa che per entrare nella sua Regione sarà necessario un «passaporto sanitario». Nelle scorse settimane il campano Vincenzo De Luca aveva ipotizzato la chiusura della sua Regione agli arrivi dal Nord e in particolar­e dalla Lombardia. Molto dipende dai dati che arriverann­o la prossima settimana, quando saranno passati 15 giorni dalla prima riapertura delle fabbriche il 4 maggio scorso. «Non c’è nessuno scarico di responsabi­lità, non si gioca in una fase del genere», ha assicurato ieri sera in conferenza stampa il premier che poi si è soffermato sulla Lombardia. «In questo momento è chiaro che la Lombardia sta affrontand­o una prova più difficile rispetto agli altri e consiglio ai lombardi di essere molto attenti. Noi non abbiamo motivo per dire alla Lombardia che non apre, la Lombardia puo' tranquilla­mente decidere di aprire e, come ogni regione, ha la possibilit­a' di introdurre misure ampliative e restrittiv­e, ma lo Stato ha una funzione di vigilanza. Se dovessimo vedere che la curva dovesse risalire saremo pronti a intervenir­e, ma lo fara' lo stesso Fontana che e' una persona responsabi­le”.

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