Covid infortuni, in Parlamento la norma a difesa delle imprese
Emendamenti di Pd, Italia Viva e opposizioni sull’esclusione della responsabilità delle aziende nel caso di rispetto dei protocolli. La sottosegretaria Puglisi: «Il governo sta lavorando»
La partita si gioca nei prossimi tre giorni. A partire da oggi pomeriggio e fino a martedì le commissioni Finanze e Attività produttive della Camera si riuniranno per votare gli emendamenti al decreto liquidità. È questo il provvedimento su cui potrebbe transitare la norma che esclude la responsabilità del datore di lavoro in caso di contagio da Covid del dipendente sempre che l’impresa abbia rispettato i protocolli di sicurezza. Maggioranza e opposizione sono già in pista. Il Pd ha presentato un emendamento in cui assieme alla tutela del lavoratore si prevede uno scudo penale e civile per i datori di lavoro. Lo stesso hanno fatto Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Ora però si aspetta la posizione del Governo. Palazzo Chigi sta seguendo la vicenda. E anche i ministri pentastellati del Lavoro Nunzia Catalfo e dello Sviluppo Stefano Patuanelli, chiamati in causa, non si sono tirati indietro. La titolare del Lavoro nei giorni scorsi aveva fatto intendere che sarebbe stata sufficiente una circolare chiarificatrice. Patuanelli aveva invece direttamente tirato in ballo il Parlamento, quindi una norma di legge. Lo stesso direttore generale dell’Inail, Giuseppe Lucibello, ha confermato (si veda il Sole 24 Ore di ieri) che una norma legislativa rafforzerebbe le tutele. Ed è proprio questa la soluzione a cui si sta arrivando.
«In queste ore gli uffici tecnici del ministero del Lavoro e dell’Inail stanno lavorando a una soluzione che possa trasformarsi in un emendamento al Dl liquidità», conferma la sottosegretaria dem al Lavoro Francesca Puglisi. «L’obiettivo del Governo - prosegue Puglisi - è quello di mantenere le tutele per i lavoratori includendo il contagio da Covid tra gli infortuni sul lavoro, come previsto dal decreto Cura Italia, salvaguardando al contempo, però, il datore di lavoro dal rischio di ricevere un avviso di garanzia pur avendo rispettato i protocolli di sicurezza». Una posizione condivisa nel Pd (si veda anche l’intervista a Tommaso Nannicini in pagina). «La norma va cambiata perché così com’è si presta a troppa discrezionalità», insiste il capogruppo alla Camera Graziano Delrio. E sulla stessa linea c’è Italia viva. «Non abbiamo bisogno di altre follie - avverte il renziano Luigi Marattin -. L’azienda non può essere responsabile a priori se un lavoratore dovesse essere contagiato, in quanto è impossibile provare dove il contagio sia avvenuto». Posizioni che dovrebbero rafforzarsi nel momento in cui il decreto legge sulla fase 2, andato ieri in Gazzetta, dice che le linee guida regionali prevalgono su quelle nazionali, promettendo un caos di protocolli e regole.
Un’accelerazione, quella di Governo e maggioranza, a cui certo non è estraneo l’attivismo dell’opposizione, che per prima ha presentato diversi emendamenti correttivi. «Per la Lega - sottolinea l’ex sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon - tutela del lavoratore e del datore di lavoro sono entrambi imprescindibili e per questo abbiamo presentato un emendamento che escluda la responsabilità del datore di lavoro salvo che per inadempimento degli obblighi di sicurezza». Uno scudo che, secondo Durigon, andrebbe esteso anche «in caso di rivalsa da parte di terzi, altrimenti rischiamo che i nostri albergatori preferiscano restare chiusi per evitare richieste risarcitorie». Ancora più netta la posizione di Forza Italia. «Quella del Cura Italia è una norma “ammazzaimprese” - attacca la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini-. Noi chiediamo che venga corretta esplicitando che il datore di lavoro risponde solo in caso di colpa grave». Analoga la proposta correttiva di Fratelli d’Italia. «In verità a Conte lo dicemmo fin dal varo del Cura Italia e per noi deve valere in generale: se si rispettano le misure di sicurezza- spiega il responsabile economico di Fdi Giovan Battista Fazzolari - cade qualunque responsabilità civile e penale. Se l’ha capito anche il Governo e corregge non può che farci piacere». E che ci sia bisogno di una norma lo conferma anche la preoccupazione dei presidi nelle scuole che temono di dover rispondere degli eventuali contagi nel loro istituto scolastico.
In campo per trovare una soluzione anche i ministri dello Sviluppo Patuanelli e del Lavoro Catalfo