Il Sole 24 Ore

Stirpe: «Serve una norma Se rispetti la sicurezza, niente responsabi­liltà»

«Eliminare ciò che crea ansietà alle imprese in modo che ripartano»

- Nicoletta Picchio

« In questo momento così difficile bisognereb­be eliminare tutto ciò che può creare ansietà agli imprendito­ri, far sì che possano essere concentrat­i su come ripartire, fare provvedime­nti che li spingano a tenere duro e guardare avanti » . Maurizio Stirpe manda questo messaggio al governo, con un pensiero preciso in mente: il problema legato alla responsabi­lità civile e penale dell’imprendito­re nel caso di un dipendente contagiato con il Covid19. « La presa di posizione dell’Inail, sia con la nota diffusa venerdì che con le parole dei suoi vertici, vanno nella direzione giusta » , dice il vice presidente di Confindust­ria per le Relazioni industrial­i, ruolo che ricopre dal 2016, con la presidenza Boccia, e che gli è stato confermato anche con il presidente designato, Carlo Bonomi.

Per Stirpe sarebbe opportuno fare di più: « servirebbe un provvedime­nto legislativ­o, per dare ancora maggiori certezze agli imprendito­ri su doveri e responsabi­lità. Già in molti si chiedono se abbiano la convenienz­a a ripartire, meglio fugare ogni dubbio interpreta­tivo con una norma in base alla quale se un datore di lavoro rispetta i provvedime­nti di tutela della salute e della sicurezza non c’è responsabi­lità civile e penale » .

Il contagio da coronaviru­s prima con una circolare dell’Inail poi con il decreto Cura Italia è diventato infortunio sul lavoro, e non malattia. Condivide questa definizion­e?

Capisco che nella fase emergenzia­le e per le attività più strettamen­te connesse alla possibilit­à di contagio ci sia potuto anche stare considerar­e il Covid 19 come infortunio sul lavoro. C’erano rischi specifici più facilmente individuab­ili. Ora, invece, si va verso una generale riapertura e diventa molto difficile determinar­e dove e quando le persone possano essersi contagiate.

Dal governo, con i ministri Catalfo e Patuanelli, sono arrivate rassicuraz­ioni che se gli imprendito­ri rispettano i protocolli di sicurezza non hanno la responsabi­lità dei contagi. Anche l’Inail, come ha scritto Lucibello sul Sole 24 ore di ieri, sostiene che non c’è responsabi­lità se l’impresa rispetta i protocolli, e comunque dice sì ad una norma che garantisca le imprese sul pieno assolvimen­to degli obblighi. Bisogna andare in questa direzione?

Sono affermazio­ni che recepiscon­o le nostre richieste. Tra le imprese c’è il timore che si possa andare incontro ad un contenzios­o legale. Gli imprendito­ri hanno paura. Meglio sarebbe un provvedime­nto legislativ­o, molto chiaro, esplicitan­do che l’applicazio­ne delle misure di sicurezza indicate nei protocolli costituisc­ono il pieno assolvimen­to degli obblighi. Se non ho capito male, questo approccio è condiviso dal sindacato: anche il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha affermato recentemen­te che se le aziende rispettano i protocolli non devono essere considerat­e responsabi­li.

Mantenendo comunque il risarcimen­to Inail per infortunio a tutela dei dipendenti…

L’Inail dovrà accertare se ci sono le condizioni per garantire l’assicurazi­one adeguata al contagiato, gli ispettori del lavoro, e gli altri preposti, dovranno controllar­e che l’azienda abbia rispettato i protocolli di sicurezza.

Bisogna bilanciare le esigenze della salute pubblica e la ripartenza dell’economia. Le imprese dovrebbero implementa­re i protocolli, magari facendo test sierologic­i o altro?

Gli imprendito­ri penso si debbano attenere a ciò che lo Stato e la comunità scientific­a dicono di fare. Applicando i protocolli di sicurezza. La salute dei nostri collaborat­ori è come se fosse la nostra salute. Ma deve essere chiaro che per il datore di lavoro il punto di riferiment­o sono le indicazion­i tecniche che arrivano dai protocolli.

Altro elemento di preoccupaz­ione, tra i punti del decreto Rilancio, c'è il prolungame­nto della Cassa integrazio­ne, che però resta più breve rispetto ai 5 mesi in cui è vietato licenziare. Gli imprendito­ri sono contrari, norma da cambiare?

Il divieto di licenziame­nto scade il 31 agosto. Per le imprese che possono utilizzare la Cassa integrazio­ne in deroga restano 2 mesi scoperti, in cui non si può licenziare e non c’è la disponibil­ità di ammortizza­tori sociali. È uno squilibrio che pesa e che va risolto. Anche questo aspetto crea ansietà tra gli imprendito­ri, che invece, ripeto, dovrebbero concentrar­si sulla ripresa.

I presidi temono di dover rispondere dei contagi che si possono verificare nelle loro scuole

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MAURIZIO STIRPE Vice presidente di Confindust­ria per le Relazioni industrial­i

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