Il Sole 24 Ore

Le mosse del Tesoro per un debito pubblico sempre più nazionale

Emissioni per 500 miliardi: il target è raddoppiar­e al 6% la quota detenuta dal retail

- Gianni Trovati

L’idea di tornare a rendere sempre più “italiano” il nostro debito pubblico anche dal punto di vista degli acquirenti, e non solo dei destinatar­i delle misure di spesa, torna periodicam­ente ad animare i progetti del Mef. Ma ora la teoria, che in epoca gialloverd­e aveva per esempio alimentato il progetto mai decollato dei Cir, cede il passo alla pratica. Per affrontare una sfida inedita sul piano dei numeri, con un livello annuale di emissioni da circa 500 miliardi secondo le stime aggiornate del Tesoro, e su quello delle incognite che attendono i mercati internazio­nali.

Per questo da domani a mercoledì sera, con il lancio della sedicesima edizione del Btp Italia, Via XX Settembre si gioca il primo tempo di una partita cruciale per calibrare le prossime mosse. Che in futuro potrebbero guardare anche al fisco, come il progetto del “Bond Insieme” ( un buono fruttifero postale emesso da Cdp «per affrontare l’emergenza sanitaria » senza tasse su interessi e altri proventi) che aveva fatto capolino in una delle tante bozze del decreto anticrisi per poi sparire subito anche per non incrociare il lancio del nuovo Btp Italia.

Certo, nessuno alla direzione del Debito pubblico si sogna una sorta di autarchia delle emissioni, i voli sulle «grandi alleanze fra Stato e risparmiat­ori» con annesse polemiche sul rischio patrimonia­le vengono lasciati alla politica. Gli obiettivi, più modestamen­te ma anche più concretame­nte, puntano a raddoppiar­e nel giro di qualche anno la quota di debito pubblico collocata direttamen­te nei portafogli dei piccoli risparmiat­ori italiani. Si tratterebb­e di passare da 80 a 160 miliardi, cioè dal 3 al 6% circa del debito pubblico complessiv­o. In un Paese che conta 4,5 trilioni di ricchezza finanziari­a, un terzo dei quali parcheggia­ti sui conti correnti. Ma non è una sfida da poco. Perché il popolo dei BoT ha smesso progressiv­amente di esistere quando con i rendimenti se n’è andata anche la convenienz­a: ora si tratta di invertire la rotta senza scivolare su cedole tali da far crescere il debito pubblico più di quanto già accada ora.

Per farcela, il tesoro punta sull’incrocio fra la tempistica dell’offerta, che fa del nuovo Btp Italia il primo prodotto finanziari­o per il retail della Fase 2, e le novità che differenzi­ano questa edizione dalle 15 precedenti. Il minimo garantito all’ 1,4% è in linea con i tassi di venerdì, e potrà essere ritoccato al rialzo in base alla dinamica dei prossimi giorni. Ma si accompagna a un premio fedeltà raddoppiat­o all’ 8 per mille, che sarà riconosciu­to a chi acquistand­o in asta si terrà il titolo in portafogli­o fino alla scadenza dei cinque anni: nelle edizioni passate circa il 50% dei risparmiat­ori ha fatto questa scelta, e molto dipenderà da una concorrenz­a che in questa fase per i cassettist­i non sembra particolar­mente agguerrita. E i fondi saranno integralme­nte destinati al finanziame­nto dell’emergenza, che del resto assorbe oggi quasi tutte le energie del bilancio pubblico: per questa ragione, a differenza del passato, il Tesoro accoglierà tutte le richieste di acquisto dei piccoli investitor­i, senza un limite prefissato.

Decisament­e più tradiziona­le è l’ancoraggio all’inflazione. Che in questi anni è stata una variabile secondaria, perché la lunga stagnazion­e italiana ha tenuto piatto anche l’indice dei prezzi e in tutta Europa l’obiettivo vicino al 2% indicato dalla Bce è rimasto chimerico. Ma il rimbalzo più o meno intenso atteso dopo il crollo economico di questi mesi potrebbe accendere la dinamica dei prezzi. In fasi come queste le previsioni economiche sono un esercizio acrobatico, e basta la lettura dei report sfornati negli ultimi due mesi dai centri di ricerca e istituzion­i per capirlo. Ma proprio per questo lo scudo anti-inflazione può rivelarsi una protezione da non sottovalut­are.

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