Le mosse del Tesoro per un debito pubblico sempre più nazionale
Emissioni per 500 miliardi: il target è raddoppiare al 6% la quota detenuta dal retail
L’idea di tornare a rendere sempre più “italiano” il nostro debito pubblico anche dal punto di vista degli acquirenti, e non solo dei destinatari delle misure di spesa, torna periodicamente ad animare i progetti del Mef. Ma ora la teoria, che in epoca gialloverde aveva per esempio alimentato il progetto mai decollato dei Cir, cede il passo alla pratica. Per affrontare una sfida inedita sul piano dei numeri, con un livello annuale di emissioni da circa 500 miliardi secondo le stime aggiornate del Tesoro, e su quello delle incognite che attendono i mercati internazionali.
Per questo da domani a mercoledì sera, con il lancio della sedicesima edizione del Btp Italia, Via XX Settembre si gioca il primo tempo di una partita cruciale per calibrare le prossime mosse. Che in futuro potrebbero guardare anche al fisco, come il progetto del “Bond Insieme” ( un buono fruttifero postale emesso da Cdp «per affrontare l’emergenza sanitaria » senza tasse su interessi e altri proventi) che aveva fatto capolino in una delle tante bozze del decreto anticrisi per poi sparire subito anche per non incrociare il lancio del nuovo Btp Italia.
Certo, nessuno alla direzione del Debito pubblico si sogna una sorta di autarchia delle emissioni, i voli sulle «grandi alleanze fra Stato e risparmiatori» con annesse polemiche sul rischio patrimoniale vengono lasciati alla politica. Gli obiettivi, più modestamente ma anche più concretamente, puntano a raddoppiare nel giro di qualche anno la quota di debito pubblico collocata direttamente nei portafogli dei piccoli risparmiatori italiani. Si tratterebbe di passare da 80 a 160 miliardi, cioè dal 3 al 6% circa del debito pubblico complessivo. In un Paese che conta 4,5 trilioni di ricchezza finanziaria, un terzo dei quali parcheggiati sui conti correnti. Ma non è una sfida da poco. Perché il popolo dei BoT ha smesso progressivamente di esistere quando con i rendimenti se n’è andata anche la convenienza: ora si tratta di invertire la rotta senza scivolare su cedole tali da far crescere il debito pubblico più di quanto già accada ora.
Per farcela, il tesoro punta sull’incrocio fra la tempistica dell’offerta, che fa del nuovo Btp Italia il primo prodotto finanziario per il retail della Fase 2, e le novità che differenziano questa edizione dalle 15 precedenti. Il minimo garantito all’ 1,4% è in linea con i tassi di venerdì, e potrà essere ritoccato al rialzo in base alla dinamica dei prossimi giorni. Ma si accompagna a un premio fedeltà raddoppiato all’ 8 per mille, che sarà riconosciuto a chi acquistando in asta si terrà il titolo in portafoglio fino alla scadenza dei cinque anni: nelle edizioni passate circa il 50% dei risparmiatori ha fatto questa scelta, e molto dipenderà da una concorrenza che in questa fase per i cassettisti non sembra particolarmente agguerrita. E i fondi saranno integralmente destinati al finanziamento dell’emergenza, che del resto assorbe oggi quasi tutte le energie del bilancio pubblico: per questa ragione, a differenza del passato, il Tesoro accoglierà tutte le richieste di acquisto dei piccoli investitori, senza un limite prefissato.
Decisamente più tradizionale è l’ancoraggio all’inflazione. Che in questi anni è stata una variabile secondaria, perché la lunga stagnazione italiana ha tenuto piatto anche l’indice dei prezzi e in tutta Europa l’obiettivo vicino al 2% indicato dalla Bce è rimasto chimerico. Ma il rimbalzo più o meno intenso atteso dopo il crollo economico di questi mesi potrebbe accendere la dinamica dei prezzi. In fasi come queste le previsioni economiche sono un esercizio acrobatico, e basta la lettura dei report sfornati negli ultimi due mesi dai centri di ricerca e istituzioni per capirlo. Ma proprio per questo lo scudo anti-inflazione può rivelarsi una protezione da non sottovalutare.